Intervista al Dr. Fabio Marino: La storia del fenomeno E.V.P, i casi e ciò che la gente ignora

FMIn questo appuntamento molto speciale con l’Amanacco del Crepuscolo, affronteremo il tema degli E.V.P, ovvero delle registrazioni di suoni e voci di origine ignota, secondo alcuni addirittura provenienti dall’aldilà, con un’intervista che ho avuto il piacere di fare al ricercatore Dr. Fabio Marino. In coda all’articolo, inoltre, troverete un’interessantissima registrazione effettuata dallo scrittore e filosofo Konstantin Raudive. Buona lettura!

Ciao Fabio. È un vero piacere averti ospite qui sul sito di Nero Cafè. Per chi non ti conoscesse ancora, ti andrebbe di presentarti?

Inutile dire che il piacere di essere ospitato è mio, per la qual cosa vi ringrazio! Molto brevemente, sono un Medico nato nel 1964, e fin dal 1977 ho iniziato ad occuparmi del “mistero” in senso generale. Un carissimo zio di Roma, oggi purtroppo mancato, mi avvicinò, grazie alle sue letture “eretiche”, al mondo del Paranormale, dell’Ufologia e Clipeologia, dell’Archeologia Misteriosa. Erano gli anni gloriosi del Giornale dei Misteri edito dalla Corrado Tedeschi, che pubblicava anche i famosi e preziosissimi Libri del Mistero. In pochissimi anni, acquistai tutti quei libri e molti altri, compresi quelli del compianto Peter Kolosimo. Grazie alla lettura di Voci dall’Aldilà, di Konstantin Raudive a cui era accluso un 45 giri di esempio (in coda all’articolo troverete la registrazione, ndr) mi appassionai allo studio del “fenomeno delle voci”, studio che ho proseguito per decenni. Ricordo ancora con chiarezza il primo esperimento, condotto in una sorta di scantinato dietro pressioni di alcuni amici, eccitatissimi all’idea di poter “parlare con i morti”: era il 5 Luglio del 1977, 37 anni fa…

Che cosa è il fenomeno conosciuto con la sigla E.V.P?

Se lo sapessimo davvero, la Scienza avrebbe compiuto un passo avanti oserei dire “definitivo”. In realtà, gli E.V.P. (Electronic Voices Phenomenon, fenomeno delle voci elettroniche) sono la registrazione, su materiale di varia natura (ieri i magnetofoni, oggi i computer o i registratori digitali, prevalentemente), di suoni e voci di origine ignota. Negli anni ’70 e fino agli anni ’90 si parlava, forse più correttamente, di “psicofonia”; poi, l’invasione americana (sorride…) ha prodotto questo acronimo, solo parzialmente condivisibile. Come ho detto, infatti, non sono solo voci quelle che possono essere registrate, ma anche rumori e suoni di vario tipo. Ricordo, poi, che molti definiscono, specialmente in Italia, il fenomeno come “metafonia”. Si tratta in effetti di un problema di “risonanza emotiva”: costoro ritengono che il termine EVP sia troppo asettico, e che psicofonia voglia sottintendere un’origine non trascendente delle “voci”.

Qual è, brevemente, la storia di questo fenomeno? Come è stato scoperto?

Per molto tempo, si è ritenuto che lo scopritore delle voci fosse stato, nel 1959, il multiforme Friederich Jurgenson, svedese di origine baltica (1903-1987). In realtà, il primo accenno a questi accadimenti, seppur esclusivamente aneddotico e mai pienamente confermato, risalirebbe al 1951, ad opera di Padre Agostino Gemelli. Egli, nel corso di casuali registrazioni con il tipo di magnetofono allora esistente (il primissimo, quello che registrava su filo metallico: un po’ come il rivoluzionario sistema presente in Brainstorm – Generazione elettronica, per chi conosce il film con Walken), ascoltò, insieme ad un suo collaboratore, la voce della madre che lo chiamava. La storia, però, finì lì (ammesso che sia mai avvenuta). I primi ad effettuare registrazioni volute e ripetibili furono, nel 1956, il parapsicologo Raymond Bayless (nessun rapporto con il liquore “quasi” omonimo!) e il medium di origine ungherese Attila von Szalay, che dimostrarono la ripetibilità del fenomeno, ipotizzandone un’origine medianica (Szalay era appunto un medium). Nel 1964, poi, comparve in Svezia il libro di Jurgenson Rösterna från rymden (Voci dallo spazio), seguito nel 1967 da Sprechfunk mit vestorbenen (Comunicazione radio con i morti). In essi, l’Autore raccontava che, incidendo il canto di un uccello nei pressi di Molnbo, venne incuriosito dalla registrazione di una trasmissione norvegese… andata in onda quindici giorni prima! Un fatto scientificamente inspiegabile, seguito, nei giorni successivi, dalla registrazione di alcune voci umane, fra cui una che diceva: “Friederich, mi senti? Sono tua madre”.
Il primo libro attirò l’attenzione del filosofo profugo lettone Konstantin Raudive (1909-1974), che dedicò gli ultimi dieci anni della sua vita allo studio approfondito del fenomeno, registrando oltre 90.000 “comunicazioni”. In Italia, studiosi delle voci furono tra gli altri la Gabriella Alvisi (purtroppo, con una deriva eccessiva nei suoi ultimi anni), Paolo Presi e il notissimo Marcello Bacci, la cui fenomenologia però ha rappresentato un “quid” diverso rispetto alle voci “classiche”.

Potrebbero essere empiricamente dimostrabili questi fenomeni? Quali sono le varie teorie proposte che delineerebbero in modo più o meno scientifico gli E.V.P?

La dimostrabilità empirica del fenomeno risiede nella sua stessa estrinsecazione. A parte studi frettolosi ed approssimativi svolti dal CICAP con la tipica distorsione scientista di quella Organizzazione, fin dai primi anni ’70 lo stesso Raudive, insieme a fisici come Alex Schneider e a ingegneri come Franz Seidl, si preoccupò di cercare di oggettivare il fenomeno attraverso gli strumenti allora disponibili. Venne utilizzato un analizzatore di suoni che si chiamava “Voiceprint”. A questo apparecchio furono “date in pasto” le presunte manifestazioni vocali di due Entità che fin dal 1965 interagivano frequentemente con il Ricercatore e Filosofo lettone. I risultati, riportati nel libro di Raudive Sopravviviamo dopo la morte?, furono inequivocabili: in primo luogo, quanto ascoltato non erano rumori che, per una specie di pareidolia acustica, il nostro cervello interpretava in maniera distorta, ma erano realmente voci umane (una di donna, l’altra di uomo); in secondo luogo, le voci dell’uomo e della donna (rispettivamente quella di Gebhard Frei, collaboratore di Raudive, e della segretaria di quest’ultimo, Margarethe Petrautzki) si erano mantenute identiche nel corso di circa 7 anni. Una situazione analoga (anche se il campo è qui forse differente, per una lunga serie di motivi) a quella che venne accertata nel caso degli esperimenti di Marcello Bacci a Grosseto, in cui l’Entità Cordula ha conservato, addirittura per oltre vent’anni, il medesimo timbro vocale. Inoltre, la manifestazione del fenomeno è avvenuta anche in circostanze sperimentali assolutamente controllate, anche se nell’ambito di apposite stimolazioni attraverso campi elettromagnetici (penso, ad esempio, agli studi rigorosi dell’ing. Carlo Trajna e alle sue “eretiche” onde EM longitudinali). Il fenomeno si produce anche spontaneamente e praticamente in qualsiasi condizione, dando l’idea che l’unico “limite” nella manifestazione risieda nella volontà del fenomeno medesimo.
Le idee che i Parapsicologi si sono fatte sul fenomeno sono essenzialmente di tre tipi (una volta acclarata ed accettata la realtà delle voci): 1) ipotesi animica: i suoni sono prodotti, per via psicocinetica, dalla mente dei viventi, la quale andrebbe ad agire sul supporto (magnetico o digitale) sul quale le voci vengono incise; 2) ipotesi spiritica: a registrare la propria voce sarebbero i defunti, che quindi si manifesterebbero quanto meno da una dimensione parallela alla nostra (o Aldilà, per usare un termine quasi desueto), con analogo meccanismo psicocinetico dovuto però ad Entità disincarnate; 3) ipotesi psicometrica di ambiente/del serbatoio cosmico: l’universo sarebbe in grado di tenere traccia, indefinitamente, di quanto avviene al suo interno, e le voci sarebbero la riproduzione registrata di suoni emessi in un passato più o meno remoto.

Come è maturato in te l’interesse per questo campo di studi?

Grazie al “solito” zio, di cui ho già parlato. Durante uno dei miei soggiorni a casa sua a Roma, mi fece ascoltare il 45 giri accluso alla versione italiana del libro di Raudive, che prontamente ordinai con i miei risparmi (5.000 lire!). Lessi, o meglio, divorai il libro; ne parlai con qualche amico coetaneo… e il giorno dopo iniziammo, con serietà nonostante l’adolescenza, a sperimentare. Ricordo ancora la prima voce che identificammo: un “Bye, Louis Armstrong!” che ci fece rabbrividire e ci entusiasmò.

Da molti anni, fin dal lontano 1977, studi questo fenomeno. Ti andrebbe di raccontarci alcune delle tue esperienze più interessanti?evp-7

Senz’altro. Devo precisare che, purtroppo, la grandissima parte del mio archivio (su cassette, bobine e supporti digitali) è andato perduto. Conservato, con la massima cura, nel mio garage, è stato comunque letteralmente travolto da un’inondazione imprevedibile di qualche anno fa. Con il dolore, autentico, che si può immaginare… conservo molte delle trascrizioni originali, ma – ovviamente – non è la stessa cosa.
Vorrei citare 4 o 5 casi, fra i più significativi. Già nel 1977 (avevo solo 13 anni!), i miei genitori non è che fossero propriamente entusiasti di questo mio interesse particolare… Mia madre, perciò, decise di “dimostrarmi” che si trattava di sciocchezze, sfidandomi a chiamare il nonno (che io non ho mai conosciuto), con la specifica condizione che la sua identificazione fosse inequivocabile. Curiosa (ma non troppo…) impostazione. Con l’ingenuità della mia età, iniziai la registrazione. Sicumera di mia madre, attesa da parte mia. Al riascolto, il brivido, con le lacrime di mia madre: subito un pianto disperato, seguito da una voce profonda che diceva: “Ti ricordi? Ero sulla sedia…” Il mio bisnonno morì di emorragia cerebrale, al mattino presto; fu soccorso e adagiato su una sedia. Mia madre corse da lui, e prima di cadere in coma lui le sorrise dalla sedia. Io non ero a conoscenza dell’episodio.
Il secondo caso risale a qualche tempo dopo. Una compagna di classe, spavaldamente materialista e atea, mi sfidò (pare un atteggiamento molto di moda al riguardo!) a “chiamare il padre”, morto qualche anno prima d’infarto, parcheggiando l’automobile. Quasi subito, una voce di uomo: “In garage!”; qualche secondo dopo, la stessa voce, cantilenante: “A. (nome della mia compagna di classe), voglio dirti che son qui!”. A. proruppe in un pianto dirotto; ci portò a casa e ci fece ascoltare la voce registrata del padre da vivo: ad orecchio, i due timbri erano identici.
A metà degli anni ’80, una discreta cerchia di persone era ormai a conoscenza dei miei esperimenti; normalmente non li eseguivo “su richiesta”, perché potevano innescare aspettative e frustrazioni eccessive. In una circostanza, accettai di effettuarne uno a favore di una mamma e di una zia disperate. Sapevo solo che la persona con cui tentare il contatto si chiamava Benedetto, ed era morta anni prima. Null’altro, e ci sono tuttora testimoni di ciò. Al riascolto della registrazione, la frase più significativa fu: “Mamma, tranquilla. Kiki non ha più paura dell’acqua. Sono in pace”. Non potevo sapere che il diminutivo del bambino (tale era, deceduto ad 8 anni) fosse Kiki, né che fosse annegato in un laghetto artificiale.
In almeno un caso, invece, ho avuto la netta percezione che le voci potessero avere origine dai viventi. Per un incidente, perse la vita il fidanzato di una mia cugina acquisita. Appena ricevuta la notizia, tentammo un contatto. Ebbene, mentre, all’inizio della registrazione, la ragazza chiedeva piangendo: “Ti prego, dimmi come stai!”, fra le parole “dimmi” e “come” si sentì chiaramente una voce metallica ma femminile dire “Come stai?”, prima delle parole effettivamente pronunciate dalla ragazza. La distanza temporale fra le due frasi ripetute era tale da poter escludere un “effetto copia” (comunque improbabile in una cassetta nuova); l’ipotesi più verosimile è che l’intensissima fase emotiva della giovane le abbia permesso di agire psicocineticamente sul nastro.
Chiudo raccontando quest’ultimo aneddoto, in cui entrano sicuramente in gioco almeno PK (psicocinesi) e telepatia/chiaroveggenza (se proprio si vuol escludere l’ipotesi spiritica). Una signora, prima di morire, aveva riordinato alcuni effetti del più piccolo dei suoi tre figli. Mesi dopo, nel corso di un esperimento, il piccolo (abituato alle voci, perché il padre vi si dedicava, sebbene saltuariamente e timidamente, con il mio supporto) mi chiese candidamente di chiedere alla mamma dove fossero quegli effetti. Lo feci, e la risposta fu immediata: “Nell’armadio camera da letto. Ripiano nascosto”. La verifica subito effettuata ritrovò gli oggetti esattamente dove la voce aveva indicato.

Dopo tanti anni di studio, a quali conclusioni personali sei giunto?

Mi piace rispondere a questa domanda citando la conclusione dello splendido e rigoroso libro dell’ing. Carlo Trajna, perché rispecchia esattamente il mio pensiero: “Le «voci» esistono. La mia personale esperienza mi ha convinto che sono paranormali e, per troppi indizi, che alcune sono probabilmente trascendenti. Un fatto comunque è certo, ed esige rispetto. Per tanta gente le «voci» costituiscono un incontro drammatico, ma consolante, con chi le ha lasciate sole nel dolore”. Sottoscrivo ogni parola.

Per chi volesse informarsi meglio sugli E.V.P., quali libri consiglieresti?

I migliori, sebbene dalla limitata reperibilità oggigiorno, sono sempre i “classici”. Fondamentale sarebbe Voci dall’Aldilà (con accluso 45 giri), di Konstantin Raudive, Tedeschi Editore; poi, il suo seguito ideale, Sopravviviamo dopo la morte?, stessi Autore ed Editore. In ambito più aneddotico, ma non per questo meno interessante, il libro “unificato” di Jurgenson, Dialoghi con l’Aldilà, Armenia Edizioni. Un testo datato ma a cui sono affezionato (perché, senza nominarmi, si citano alcuni miei esperimenti da parte di grandi Parapsicologi del passato) è Voci dall’Invisibile, Armenia Edizioni. Molto tosto, teorico e rigoroso, con poca aneddotica ma tuttora insuperato è Ignoto chiama Uomo di Carlo M. Trajna; per avere un’idea di una possibile “evoluzione indipendente” del fenomeno nel corso degli anni, consiglio anche Il mistero delle voci dall’Aldilà, di Marcello Bacci e del suo gruppo di Grosseto, e dei medesimi Terre tuttora inviolate (titolo suggerito dalle presunte Entità!), entrambi con cassetta acclusa. Sul versante scettico, ma pressoché impossibile da trovare, ricordo The mediumship of tape recorder, in inglese, del fisico David Ellis. Infine, per un’aneddotica poco studiata, ma ben documentata e oserei dire in perfetta linea con la vostra magnifica rivista, consiglio Telefonate dall’Aldilà, del compianto D. Scott Rogo, psichiatra e parapsicologo, SIAD edizioni. C’è molto altro materiale, ovviamente, ma mi limito a segnalare le letture che considero più interessanti.

Grazie mille Fabio per l’interessantissima intervista. Prima di lasciarci, ti andrebbe di comunicarci i vari siti dove gli interessati possono seguire i tuoi studi?

Intanto, di nuovo grazie a voi per l’ospitalità e lo spazio! I siti a cui collaboro sono http://www.aspis.info ovvero http://www.associazioneaspis.net; i miei articoli si trovano anche nell’archivio di Tracce d’Eternità su http://tracce.orizzonteassoluto.com. Vorrei comunicare, infine, che sul sito dell’ASPIS ho inaugurato una rubrica, “Parapsicologia della vita quotidiana” (titolo mutuato da un famoso libro di Leo Talamonti), in cui analizzo casi riportati da chi ritenga di contattarmi all’indirizzo lettere@aspis.info.

Registrazione effettuata dallo scrittore e filosofo Konstantin Raudiveparte I:

http://www.associazioneaspis.net/Raudive1.mp3

Parte II:

http://www.associazioneaspis.net/Raudive2.mp3

(Roberto Bommarito)