Roopkund, il lago degli scheletri

Annidato tra le cime dell’Himalaya, a cinquemila metri d’altezza dal livello del mare, c’è un lago glaciale… pieno di resti umani.
Se vi chinate sulle sue acque cristalline, potete ancora vedere il biancore di teschi e ossa affiorare tra le rocce brulle. E fossi in voi… quell’acqua non la berrei!
La gente del posto lo chiama “il lago dei misteri”, ma Roopkund è anche noto come “il lago degli scheletri” a causa delle numerosa ossa che, nell’unico mese di disgelo, affiorano tra le acque e le brulle rocce circostanti.
Il lago è piccolo… e letale. Profondo appena tre metri e largo quaranta, per undici mesi all’anno è ghiacciato e coperto di neve.
Per essere esatti si trova nel massiccio di Trishul, nello stato indiano di Uttarakhand. Un luogo inospitale, disabitato, dove, durante la Seconda guerra mondiale, un ranger di nome Hari Kishan Madhwal, incuriosito dalle voci sul luogo, contò oltre 300 scheletri.
Al tempo del ritrovamento, alcuni resti presentavano ancora muscoli e pelle conservati dal ghiaccio, e il governo britannico ipotizzò che appartenessero ai soldati giapponesi, invasori dell’impero, scomparsi in circostanze misteriose.
Venne aperta un’indagine e si cercò di capire se tutte quelle persone sul posto fossero morte durante una calamità improvvisa, o per un’epidemia, o a seguito di un suicidio rituale collettivo. Tuttavia, le autorità si accorsero ben presto che gli scheletri ritrovati erano molto più antichi dell’invasione nipponica. Non potevano trattarsi di giapponesi, o almeno, non di quel secolo.
E poi c’è la leggenda…
La regione indiana dell’Uttarakhand è nota come “La terra degli dei” ed è considerata sacra. Tutta l’Himalaya è dominio di Shiva, dato che la sua divina consorte, la dea Parvati, è la figlia di Himavan, il re della montagna.
La dea Parvati, in quelle zone, è venerata anche con il nome di Nanda Devi, la dea della montagna, spesso rappresentata nella sua duplice forma di Nanda e Sunanda, come per i picchi omonimi di quelle due montagne.
Nanda Devi è considerata una dea per lo più pacifica e benevole, benché capace di tramutarsi nella terribile Durga, dea irascibile e dalla furia devastante.
Il lago di Roopkund si trova proprio lungo il pellegrinaggio per il tempio di questa divinità.
Secondo il mito, ai tempi dei tempi, Maa Durga (Nanda Devi adirata) uccise il demone Mahishasura. Dopo quella terribile lotta, la dea sentì il bisogno di purificarsi. Fu allora che suo marito Shiva creò il piccolo lago di Roopkund per permetterle di farsi un bagno rigenerante e godere della bellezza della propria immagine riflessa nelle acque cristalline. Letteralmente, infatti, Roopkund significa “Lago della bellezza”.
Morte e meraviglia, orrore e bellezza si mescolano in questo luogo ai confini del mondo che attira pellegrini e turisti da tutto il globo.
Ogni dodici anni, nei pressi del santuario dedicato a Nanda Devi, ha luogo un festival in onore della dea, il Nanda Devi Raj Yantra. Tre settimane di celebrazioni che attirano migliaia di fedeli, e che vedono Roopkund e i suoi scheletri misteriosi come una tappa fondamentale del loro pellegrinaggio.
Ma come spiegano una così massiccia presenza di resti umani, gli abitanti del luogo?
Un’antica canzone tramandata dal folklore locale dice che tanti secoli fa Raja Jasdhaval, il re di Kanauj, in pellegrinaggio con la sua sposa, che era incinta, passò in pellegrinaggio per quel luoghi con il suo seguito di servi e ballerini.
Tuttavia, durante il viaggio la regina entrò in travaglio e diede alla luce il bambino “sporcando” con i propri umori il terreno sacro, mancando così di rispetto a Nanda Devi. Davanti a quell’affronto, si ridestò l’ira della dea, che li soprese sotto forma di una violenta grandinata nei pressi del lago, mentre erano ormai lontani da qualsiasi possibile riparo. Enormi chicchi di grandine, duri come ferro, piovvero sulle loro teste, facendo di quel luogo la loro tomba.
Secondo un’altra versione, l’ira della dea fu dovuta ai danzatori, che avevano distratto il re dai suoi propositi religiosi.
Sarà accaduto davvero qualcosa di simile?
Chissà, in ogni leggenda c’è un fondo di verità…
Quello che è sicuro, è che nel tempo il mistero del lago degli scheletri ha dato vita a una miriade di teorie. C’è addirittura chi immagina che i malcapitati siano morti a causa di un attacco degli yeti, che avrebbero accerchiato gli invasori umani, scagliando contro di loro delle rocce!
Negli ultimi decenni, sono state portate avanti diverse ricerche scientifiche per svelare il mistero del lago degli scheletri. I primi studi analizzarono un campione dei corpi ritrovati a Roopkund, scoprendo che i teschi esaminati provenivano tutti dall’Asia Meridionale, oltre a riportare sul cranio lo stesso tipo di crepe, che non sembravano essere state causate da lame ma da oggetti sferici. Gli stessi segni di impatto erano presenti sulle clavicole, come se fossero stati bersagliati dall’alto.
L’ipotesi della grandinata venne convalidata e si calcolò che a uccidere la maggior parte dei malcapitati fu una pioggia di chicchi di ghiaccio di venti centimetri, praticamente palloni da calcio!
Tuttavia, analisi più recenti del DNA di un campione maggiore di resti, hanno rivelato che gli scheletri apparterrebbero a tre gruppi geneticamente distinti, morti nell’arco di circa mille anni di distanza gli uni dagli altri.
Gli individui più antichi (datati tra il VII e il X secolo) proverrebbero da diverse zone dell’India e del Pakistan. Perciò sarebbe davvero potuto essere un gruppo di pellegrini, come quello della leggenda.
Curiosamente, un secondo gruppo più recente (datato tra il XVIII e il XX secolo) è stato identificato come proveniente dal Mediterraneo, in particolare dalla Grecia e da Creta.
Perché dei greci si trovassero sull’Himalaya durante il dominio Ottomano rimane un grande mistero.
Infine, un terzo gruppo dello stesso periodo proverrebbe dal sud est asiatico, e un singolo individuo dall’Asia Orientale.
Purtroppo, molte ossa sono state rimosse dal sito come macabri souvenir dei turisti, e si trovano ora nei loro salotti, in bella vista in teche di vetro, oppure sono state usate per creare bizzarre opere d’arte, mischiandosi fra loro.
Questa abitudine del saccheggio dei reperti rende ancora più difficile districare i misteri del lago, che conserva perciò tuttora la sua duplice fama: da un lato terra sacra di grandissima bellezza; dall’altro, tetro luogo di morte violenta.
In passato, è già successo che il governo indiano vietasse il pellegrinaggio al santuario della dea Nanda Devi a causa dell’insicurezza del percorso e al conseguente alto numero di morti, che andavano ad aggiungersi al conto degli scheletri. D’altronde, sul posto si possono davvero ritrovare alcune inquietanti iscrizioni, veri e propri testamenti spirituali di pellegrini intenzionati a commettere suicidio rituale presso il lago, in cerca dell’eterna benedizione della dea.
Crogiolo di storie, di drammi, di speranze e di fede, il “lago degli scheletri” rimane tuttora un luogo suggestivo, di grande bellezza e avvolto dal mistero.
Voi andreste a farci una nuotatina? Noi decisamente no!

(Flavia Imperi)