L’alchimista, il principe e la grotta

Tre grotte attendono l’iniziato.
La prima per dominare la materia. La seconda per comunicare con esseri di altri mondi. E l’ultima, la più misteriosa, per varcare un mistico portale e lasciare per sempre questa terra.
L’incipit di un romanzo fantasy? Macché, si tratta della leggenda delle “grotte alchemiche” di Torino, luoghi di potere al confine tra mito e storia che, secondo un’antica tradizione, si troverebbero nel sottosuolo della città.
Le grotte alchemiche esplosero nell’immaginario popolare dopo essere apparse nel libro Torino città magica di Giuditta Dembech negli anni Settanta. Da allora, per gli appassionati di esoterismo, queste spelonche rappresentano il sommo mistero in una città che già trabocca di leggende e luoghi esoterici.
Tra la Sacra Sindone, i vertici dei Triangoli Magici e il Santo Graal, il capoluogo del Piemonte è avvolto da una fitta aura di mistero che attira ogni anno curiosi e sognatori in cerca di un pizzico di magia. Merito anche della sua pianta ortogonale, che divide la città in due polarità simboleggianti rispettivamente la magia nera e quella bianca.
Il cuore “nero” di Torino, per tradizione, è la parte orientata verso ovest, dove va a morire il sole, ed è simbolo di morte, negatività e oscurità. Antico luogo di sepoltura e uccisione già in tempi arcaici, oggi, da questo lato della città troviamo il Genio Alato di piazza Statuto in cima al monumento per i caduti del Frejus, statua che per molti simboleggia nientedimeno che Lucifero, l’angelo caduto, guardiano silenzioso della porta per l’inferno. In questa zona, inoltre, si trovano anche il “portone del diavolo”, il Rondò della forca, antico luogo di esecuzione, e la fontana esoterica di piazza Solferino.
Il cuore “bianco” è invece la parte che guarda a oriente, punto di rinascita del sole, simbolo di vita, luce e positività. Da questo lato della città troviamo la chiesa della Gran Madre, che, secondo un’antica leggenda, custodirebbe nei suoi sotterranei nientemeno che il Santo Graal, ma anche il celebre Museo Egizio e piazza Castello con Palazzo Madama e Palazzo Reale, antica dimora dei re d’Italia.
I poli magici si sfiorano tra Castore e Polluce, le statue dei due dioscuri che si ergono a guardia della cancellata in ferro del Palazzo Reale, e numerosi tour esoterici uniscono i luoghi più misteriosi della città. Eppure, nessuna guida potrà soddisfare la curiosità di chi desidera visitare davvero le celebri grotte alchemiche, perché la loro ubicazione (per non dire la loro esistenza) rimane tuttora avvolta nel mistero.
Possibile che nell’intricato sottosuolo di Torino, ricchissimo di tunnel, bui “infernotti” e passaggi segreti, si celino davvero dei luoghi di iniziazione adoperati per secoli da maghi e alchimisti allo scopo di acquisire incredibili poteri?
Si narra che il principe Umberto in persona riuscì a penetrare casualmente nella prima grotta alchemica, pochi giorni prima di essere assassinato, quasi la grotta avesse dato forma alle sue paure più oscure.
Secondo altre versioni della leggenda, la famiglia dei Savoia era perfettamente a conoscenza dell’ubicazione degli antri, che sarebbero stati frequentati da personaggi come Cagliostro, Nostradamuse ilConte di Saint German… e chissà che questi grandi alchimisti non siano riusciti a sintetizzare la pietra filosofale e a trasmutare il piombo in oro proprio nelle celebri grotte alchemiche!
Nessuno sa per certo se questi antri esistano davvero, se siano un’invenzione folkloristica o se rappresentino solo una metafora spirituale. Le grotte alchemiche sono forse dentro di noi? Un non-luogo, simbolo del nostro cammino di conoscenza e trasformazione interiore? Molti appassionati di esoterismo storcerebbero il naso di fronte a un’affermazione simile, direbbero che le grotte esistono davvero come luogo fisico, e in tanti si sono scervellati per trovarne l’esatta ubicazione e i cancelli d’accesso.
Secondo la tradizione popolare, l’ingresso per la prima grotta si troverebbe all’interno dei Giardini Reali, e per l’esattezza nei pressi di fontana Nereide o dei Tritoni. Camminare per tre volte intorno al monumento favorirebbe la buona sorte, e compiere questo piccolo rituale con la giusta intenzione potrebbe persino suscitare la benevolenza del guardiano della soglia, un elementale marino che si dice sia a custodia del passaggio segreto che conduce nel sottosuolo!
La prima grotta, quindi, si troverebbe nei sotterranei di Palazzo Reale e congiungerebbe la dimora dei Savoia con Piazza Statuto, unendo il cuore della magia bianca con il cuore della magia nera e, secondo alcune versioni, sarebbe collegata anche con il Castello di Rivoli, molto più distante.
La seconda grotta, invece, accessibile solamente una volta passati per la prima, collegherebbe l’antica Porta Fibellona, oggi sotto Palazzo Madama in Piazza Castello, con la Chiesa della Gran Madre, che, secondo la tradizione esoterica, celerebbe un antichissimo luogo di culto della dea Iside e custodirebbe, come si è già accennato sopra, il Santo Graal, risposto nei suoi sotterranei da Giuseppe da Arimatea in persona.
L’ubicazione della terza grotta, invece, sarebbe nota solo a pochissime persone in tutto il mondo, ed è ritenuta introvabile e impenetrabile per tutti tranne che per gli eletti. Soltanto chi ha compiuto un vero percorso misterico potrà accedervi, adoperare la pietra filosofale portatavi da Apollonio di Tiana, e varcare la soglia verso altri mondi.
Neppure le storie più fantasiose osano dire altro sul terzo e ultimo grado di quello che, secondo una interpretazione mistica della leggenda, è uno dei più potenti percorsi iniziatici esistenti al mondo.
Nessuno che vi sia arrivato, comunque, ha mai fatto ritorno per raccontarci cosa vi si celi… oltre.

(Flavia Imperi)