Incontro con Emanuele Delmiglio: tra giornalismo e fiction

Ciao e benvenuto nella rubrica Il gatto a nove code.
Pronto? Cominciamo.

1. Il concepimento.
D: Come è nato I vizi di Attila?

R: L’idea del libro è nata nella redazione del settimanale L’Adige, con il quale ho collaborato tra il 1999 e il 2004. Lì ho conosciuto parecchi giornalisti, tra i quali l’embrione del protagonista del libro, Cosma Brusco, detto Attila. In effetti, tra le righe della storia, tra delitti e indagini, si parla anche di giornalismo, nella sua accezione ideale e nei risvolti meno nobili.

2. La scrittura.
D: In che modo sei arrivato a dare al romanzo la sua struttura definitiva?

R: Ho sempre sognato di vedere una mia opera traslata in immagini, per cui ho concepito I vizi di Attila come una fiction televisiva, suddividendo la storia in puntate. È molto difficile arrivare a produrre una serie televisiva o un lungometraggio cinematografico, ma sono un sognatore, che ci posso fare?

3. I personaggi.
D: Parlaci di come hai gestito i personaggi… o forse loro hanno gestito te?

R: Devo dire che mi sono molto divertito a portare svariate persone che conosco sulla carta e altrettanto si sono divertiti questi amici nel riconoscersi. Ma Cosma Brusco ha una storia a sé. Lui ha preso corpo in modo prorompente, anche al di là di quanto mi aspettassi. E… sì, ha guidato la trama, anche imponendosi sul sottoscritto.

4. Autocritica.
D: Se dovessi dare un giudizio al tuo romanzo da lettore, che giudizio sarebbe?

R: Non so, a me diverte. Sghignazzavo, a volte, nello scrivere, e talvolta mi commuovevo. Spero che ai lettori arrivino queste emozioni.

5. Il pubblico.
D: Hai avuto un riscontro critico da parte del pubblico?

R: Come dicevo, molti amici mi hanno scritto che si sono divertiti a riconoscersi tra le pagine e altrettanti mi hanno chiesto a chi mi fossi ispirato per il protagonista. Ma io ho mantenuto un rigoroso riserbo. Anche perché Attila si sarebbe arrabbiato.

6. L’orrore.
D: Cos’è per te l’orrore?

R: Credo che sia qualcosa di diverso dalla paura, anche se quest’ultima è una componente dell’orrore. È guardare in un pozzo senza fondo, in un orrido, appunto. Da bambino provavo orrore al pensiero che un giorno non ci sarei più stato (mentre oggi ho un po’ fatto pace con quella consapevolezza) e leggere o guardare un film horror, era per me rassicurante, in qualche modo: in fondo i vampiri, i lupi mannari e altre creature spaventose non esistono e, finito il libro, o il film, possiamo andare a mangiarci una pizza. Poi in realtà l’orrore vero esiste, ma è molto diverso dalla fiction.

7. Le tue letture.
D: Quali sono i libri o gli autori che ti hanno formato come scrittore?

R: Ho iniziato da bambino con i classici che regalavano a quei tempi per la cresima o in altre occasioni: L’ultimo dei Mohicani, Capitani coraggiosi, Zanna bianca, I ragazzi della via Paal, e ovviamente Salgari. Mi piacevano anche i fumetti, a quell’epoca: ero abbonato a Batman/Superman e Zagor. Poi, intorno ai 10/11 anni, ho scoperto a casa di un cugino una miniera… di Urania. È stato un colpo di fulmine e per anni ho scavato a mani nude in quella miniera. Tra gli autori che prediligo oggi ci sono Ellroy e McCarthy, e ho la collezione completa dei romanzi di Nero Wolfe.

8. Sconsigli da autore.
D: Hai capito bene. Quali sono i tuoi s-consigli per chi vorrebbe pubblicare per la prima volta?

R: Sconsiglio di pensare di non aver bisogno di un editor, a meno che non ci si chiami Tolstoj o Dickens (ma anche in quel caso…). Poi sconsiglio di demordere: i rifiuti (o i silenzi) degli editori fanno parte del gioco.
Consiglio invece di leggere molto e non smettere di scrivere. E riscrivere.

9. E poi.
D: Quali sono i tuoi progetti futuri?

R: Starei scrivendo una storia ambientata nel veronese (come sempre) che ha per protagonista un ragazzo che diventa partigiano, ma Cosma Brusco continua a molestarmi per scrivere quello che vuole lui, ed è un vero stalker, per cui procedo parallelamente con la storia che mi detta, altrimenti non mi lascia in pace. Per favore, aiutatemi!

Grazie per il tuo intervento e in bocca al lupo per tutto.

(Daniele Picciuti)