Incontro con Andrea Costantini: la credibilità prima di tutto

Ciao e benvenuto nella rubrica Il gatto a nove code.
Pronto? Cominciamo.

Innanzi tutto grazie per questa intervista. È un piacere e un onore essere qui.

1. Il concepimento.
D: Come è nato Un intenso colore viola?

R: Dunque, come è nato Un intenso colore viola?
Prima di arrivare lì vorrei fare un preambolo, giusto per annoiarvi un po’. Io ho una predilezione nei confronti dei racconti. Mi piace leggerli e soprattutto mi diverte scriverli. Ne ho anche pubblicati diversi online e cartacei. Sono brevi, dritti al punto e senza regole ben definite. In pratica puoi metterci dentro tutto quello che ti pare. Babbo Natale impazzito che uccide gli elfi tagliuzzandoli con la carta regalo? Un criceto con la testa gigante che semina cacchine al plutonio?
Lo puoi fare.
In un romanzo no.
Un romanzo deve essere strutturato, lungo abbastanza e con i piedi per terra perché nessuno ha voglia di leggersi cinquecento pagine su un roditore macrocefalo radioattivo, o forse sì ma non è questo il punto. In un romanzo devi avere ben chiaro che cosa vuoi raccontare, con uno schema ben preciso, con un inizio, uno svolgimento interessante e una fine. Devi essere determinato a convivere con la tua creazione per mesi, anni forse. Devi andare a dormire pensando al capitolo che hai scritto il giorno prima e a cosa succederà ai tuoi amici/nemici il giorno successivo, senza mai perdere di vista la rotta, altrimenti arrivi in un punto in cui ti impantani nelle sabbie mobili dell’inconsistenza. E da lì è dura venirne fuori.
Poi un giorno mi sono immaginato come sarebbe stato portarne a termine uno e mi sono detto, perché no, proviamoci! E così ho iniziato a pensare. Prima di dormire, subito dopo la sveglia, non appena il mio cervello si poteva staccare dalla quotidianità per rifugiarsi nell’estate del 1993, dove qualcosa stava per accadere ma ancora non avevo capito cosa. Sapevo che c’erano dei ragazzi determinati, c’era il lago e un mistero dentro di esso. Sapevo che faceva caldo, tanto caldo e che la minaccia proveniente dalle acque non era l’unico pericolo in paese. Sapevo tutte queste cose e dovevo soltanto metterle sulla carta. Ci sono stati momenti in cui avrei gettato tutto nel camino, IN altri invece morivo dalla voglia di continuare a scrivere anche se era ora di tornare alla vita reale. E, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, alla fine è nato lui, il mio primo romanzo. E ho deciso di chiamarlo Un intenso colore viola.
Volete sapere perché?
Mi spiace, non ve lo dico.
Vi toccherà leggerlo.

2. La scrittura.
D: In che modo sei arrivato a dare al romanzo la sua struttura definitiva?

R: Nessuno mi ha insegnato a scrivere. Nella mia vita ho letto tanto e soprattutto ho guardando migliaia di film, di ogni genere possibile immaginabile e tutte queste visioni mi hanno mostrato diversi modi di raccontare una storia. Dunque ho provato a mettere la storia sotto forma di trattamento (una sceneggiatura in forma narrativa) dividendolo per capitoli molto dettagliati. Mi sono dato alcune regole, come la credibilità di cui vi parlerò più tardi. E poi niente, mi sono messo a scrivere. Ho scritto, scritto, scritto fino a quando non è finito. Poi il romanzo è finito nelle mani esperte della Nero Press e in quelle di una editor di tutto rispetto (grazie, Tatiana) e da bruco peloso urticante si è trasformato in una farfalla sgargiante.

3. I personaggi.
D: Parlaci di come hai gestito i personaggi… o forse loro hanno gestito te?

R: Bella domanda ma su questa mi sento sicuro. Ci hanno provato a gestirmi ma alla fine sono soddisfatto del risultato. L’idea era quella di inserire un buon numero di personaggi, di diversa rilevanza ma tutti con una collocazione ben precisa. Sono almeno dieci i personaggi con un ruolo fondamentale alla storia. Sono tanti, sono pochi, non lo so. Non è stato semplice costruire le back story di ognuno, i caratteri, le ambizioni, i problemi e le difficoltà.
Mi sono dato una regola fondamentale per la loro costruzione: la credibilità. Credibilità negli atteggiamenti, nelle decisioni, nei movimenti e soprattutto nei dialoghi. Sono tredicenni in piene vacanze estive, non leggerete frasi del tipo “andiamo, afferra la mia mano!” mentre uno sta precipitando, oppure “ti è dato di volta il cervello?” in seguito a una scelta discutibile.
No, mi spiace, non siamo mica in un action americano. Leggerete “tirati su, cazzo!” e “ma ti sei rincoglionito?” Credibilità, first.
Ultimo ma non per importanza c’è il vero villain della storia. In una recensione hanno scritto che potrebbe entrare in una qualche top five con uno schiocco delle dita. Una vera soddisfazione leggere ciò perché lo scopo era proprio questo, creare un personaggio che fosse il più irritante e fastidioso possibile.

4. Autocritica.
D: Se dovessi dare un giudizio al tuo romanzo da lettore, che giudizio sarebbe?

R: Questo è un tasto dolente perché a livello di autocritica non sono proprio un modello di obiettività e tendo a non amare ciò che faccio. In fase di scrittura, come già detto un paio di domande fa, spesso la tentazione di cliccare su “Sì” alla domanda “vuoi eliminare definitivamente il file?” si imponeva prepotente. A volte, rileggendo alcune parti, provavo una sensazione di disagio, come quella che si prova davanti a uno spettacolo di pagliacci che non fanno ridere. Altre volte, invece, gli stessi capitoli mi sembravano funzionanti e, perché no, proprio bellini.
Ora mi ritrovo spesso con il libro in mano e ne leggo alcuni passaggi, aprendo pagine a caso. E devo ammettere che la maggior parte delle volte quel disagio dei clown tristi non lo provo più. Vedere la propria opera pubblicata, recensita e, in diversi casi, amata… infonde autostima. Ci devo ancora lavorare, sia chiaro, ma dopo quattro opere pubblicate la situazione sta leggermente migliorando.

5. Il pubblico.
D: Hai avuto un riscontro critico da parte del pubblico?

R: Sì, in generale un buon riscontro, fin dai lavori precedenti, ma soprattutto Un intenso colore viola mi sta portando recensioni molto buone. Ci sono gli amici e i parenti che lo elogiano, inneggiano al capolavoro, Stephen King levati che ora c’è il Costantini ma i loro pareri vanno presi con le pinze, sono paragonabili alla mamma che ti dice che sei bello anche se somigli a una vomitata.
Ho ricevuto invece diversi messaggi da sconosciuti che si complimentavano per il mio lavoro e queste persone non hanno alcun motivo per essere buoni con me. Questi complimenti valgono cento volte di più.
Ammetto di averne ricevuti anche da “colleghi di scrittura” di calibro ben maggiore rispetto al mio. Tra l’altro positivi. Roba da stampare il messaggio e metterlo in cornice.

6. L’orrore.
d: Cos’è per te l’orrore?

r: Ho una famiglia a cui tengo più di ogni altra cosa. L’orrore è che in qualche maniera le loro vite si intersechino con la parte purulenta di questo fetido mondo in cui viviamo.
Fantasmi, streghe, zombi e vampiri invece non fanno nulla di male.

7. Le tue letture.
D: Quali sono i libri o gli autori che ti hanno formato come scrittore?

R: Se parliamo di scrittura, sarò banale ma Stephen King è uno dei miei idoli. Ho letto e riletto le sue opere nel corso degli anni. It, L’ombra dello scorpione, la saga de La Torre Nera, che ve lo dico a fare. Un genio. Oltre a King amo Niccolò Ammaniti, Clive Barker, Murakami, giusto per citarne un altro paio.
Anche in Italia abbiamo autori validissimi che meriterebbero di essere conosciuti nel mondo come Nicola Lombardi, Luigi Musolino e Claudio Vergnani.
E infine non possono non citare Dylan Dog. Giuda Ballerino, ho letto così tante volte gli albi che ne parlo anche nel romanzo in maniera abbastanza autobiografica. Quando Marco Reda scalpita per avere il nuovo numero del suo eroe preferito mentre attende che l’edicola apra, ecco, Marco Reda ero io.

8. Sconsigli da autore.
D: Hai capito bene. Quali sono i tuoi s-consigli per chi vorrebbe pubblicare per la prima volta?

R: Più che uno sconsiglio, è una regola che tutti dovrebbero seguire. Non affidatevi alle case editrici che vi chiedono soldi in cambio della pubblicazione. Voi pagate, loro pubblicano, che porcheria è? Ci sono decine e decine di case editrici serie che selezionano accuratamente i manoscritti, leggendoli, rileggendoli e valutandoli attentamente E NON VI CHIEDONO UN EURO. So bene che la tentazione di vedere la propria opera pubblicata è tanta ma vogliamo mettere la soddisfazione nell’essere scelti tra centinaia di manoscritti?
Cercate la casa editrice giusta e poi lanciatevi, non avete nulla da perdere. Se il romanzo lo tenete nel cassetto rimarrà per sempre nel cassetto.

9. E poi.
D: Quali sono i tuoi progetti futuri?

R: Vorrei continuare a scrivere, su questo non ci sono dubbi. La vita degli adulti, tra famiglia e lavoro però non sempre ti dona il tempo per farlo. In tanti mi chiedono un seguito a Un intenso colore viola e ammetto che ogni tanto ci penso. Chissà il futuro che cosa ci riserverà!

Grazie per il tuo intervento e in bocca al lupo per tutto.

Grazie a voi! È sempre un piacere.

(Daniele Picciuti)