Incontro con Alberto Büchi: il fascino degli antieroi

Ciao e benvenuto nella rubrica Il gatto a nove code.

Ciao Daniele e grazie a voi.

Pronto? Cominciamo.

1. Il concepimento.
D: Come è nato L’angelo trafitto?

R: Si tratta del primo libro che ho scritto, cominciato nel 2005 e terminato un anno dopo. Mi trovavo a Torino mentre lavoravo al documentario delle cerimonie olimpiche e, considerati gli orari che facevamo in quei mesi, non so proprio dove sono riuscito a trovare il tempo. Questa è la contestualizzazione personale, poi ce n’è un’altra sociale e di cronaca. Nei primi anni del Duemila, vicino a Milano, sono accaduti dei fatti che all’epoca mi colpirono molto. Forse ricorderai le Bestie di Satana, ma soprattutto l’episodio che ha coinvolto suor Maria Laura Mainetti a Chiavenna, assassinata da tre ragazze durante un rito satanico in un bosco. 19 coltellate, persino in faccia e sul collo, una furia quasi inspiegabile. La religiosa, in punto di morte, pare abbia detto: “Chiederò al Signore di perdonarvi”. Anche questo fu uno spunto per immaginare il Vangelo apocrifo del romanzo. Il perdono, la redenzione, la seconda possibilità.

2. La scrittura.
D: In che modo sei arrivato a dare al romanzo la sua struttura definitiva?

R: Ovviamente le stesure sono state diverse. La prima, terminata nel 2006; poi una seconda, un paio di anni dopo. Ma solo grazie all’editing Nero Press di Laura Platamone il libro ha assunto la forma che ha adesso. Laura ha preso il libro e gli ha dato una forma che permette al lettore di godersi meglio la lettura. Si tratta quasi di un romanzo corale, con diversi personaggi e il loro vissuto. Tutti con un passato da superare. Per questo il suo lavoro è ancor di più da apprezzare.

3. I personaggi.
D: Parlaci di come hai gestito i personaggi… o forse loro hanno gestito te?

R: I personaggi sono nati spontaneamente. Il rapporto con i personaggi di tutti i miei libri è intenso. Mi piacciono quelli che vengono chiamati antieroi. Personaggi cui mancano alcune delle tipiche qualità dell’eroe (se non tutte). Quelli “stronzi”, insomma. Spesso fanno le cose sbagliate, anche quando cercano di fare il bene o di risolvere l’indagine e potrebbe anche essere che non abbiano alcun interesse a migliorare. Sono molto più interessanti.
È inevitabile che quando ami un personaggio, questo prenda un po’ il sopravvento. È una delle cose affascinanti dello scrivere.

4. Autocritica.
D: Se dovessi dare un giudizio al tuo romanzo da lettore, che giudizio sarebbe?

R: Avrei dovuto dare più spazio alle indagini per ritrovare la ragazza rapita dalla setta. Il romanzo ha una vena noir, portata avanti soprattutto dall’ispettore Carcano. Meritava di essere arricchita.

5. Il pubblico.
D: Hai avuto un riscontro critico da parte del pubblico?

R: Sì, hanno apprezzato soprattutto l’aspetto corale. Molte vite dal passato inquietante o problematico. È un thriller/ horror per cui gli amanti del genere hanno trovato quello che cercavano.

6. L’orrore.
D: Cos’è per te l’orrore?

R: Scrivere di cose che fanno paura ha sempre un valore terapeutico. Ci si può anche divertire. Le storie dell’orrore concretizzano le paure ancestrali e le fanno diventare un rischio innocuo e calcolato. Il lettore o lo spettatore sa sempre che, finita la storia, si può lasciare tutto alle spalle. Come quando scendi dalle montagne russe. L’orrore vero, però, secondo me non sta nel sovrannaturale oppure nei serial killer, nelle torture. Il vero orrore risiede nel quotidiano. Nei problemi di tutti i giorni che non ti fanno dormire. L’ansia, le preoccupazioni, il lavoro che disprezzi ma di cui hai bisogno, l’impotenza di fronte a situazioni per le quali non puoi fare nulla… Il quotidiano non ti lascia scampo, prima o poi lo devi affrontare. Non sempre si è preparati.

7. Le tue letture.
D: Quali sono i libri o gli autori che ti hanno formato come scrittore?

R: Moltissimi. Per L’Angelo Trafitto un ruolo importante l’ha avuto Joris-Karl Huysmans con il suo romanzo saggio sul satanismo Là-bas. In generale, Cormac McCarthy, Philip Roth, William Peter Blatty, Spillane, Chandler, Marion Zimmer Bradley, Buzzati. Insomma, molti, e anche molti classici: Virginia Woolf, D’Annunzio… Inutile dirli tutti e cadrei anche nel banale. Avrai però notato che sono molto diversi tra loro.

8. Sconsigli da autore.
D: Hai capito bene. Quali sono i tuoi s-consigli per chi vorrebbe pubblicare per la prima volta?

R: La fretta. Non bisogna avere fretta. Riuscirai a pubblicare ma potrebbe volerci molto tempo. Sconsiglio gli EAP.

9. E poi.
D: Quali sono i tuoi progetti futuri?

R: Ho due romanzi pronti in cerca della casa giusta. Alla fine, si sa, il libro più bello e più riuscito è quello che deve ancora uscire.

Grazie per il tuo intervento e in bocca al lupo per tutto.

(Daniele Picciuti)