L’arcangelo Michele del Gargano, Fatima e la dimetiltriptamina

Nell’ultimo appuntamento con L’almanacco del crepuscolo abbiamo parlato di visioni mariane, in modo particolare quelle avvenute nella chiesa di Ta’ Pinu, a Gozo. Questa volta parleremo di un altro tipo di visione che vede come protagonista non un archetipo femminile bensì una delle figure più importanti del cristianesimo: L’arcangelo Michele.
È la sua iconografia, soprattutto, a renderlo tanto conosciuto, anche fra coloro che non professano la fede religiosa. L’arcangelo Michele, infatti, viene spesso rappresentato nell’atto decisivo di sconfiggere il Drago. Il grande rettile viene interpretato come sinonimo di Satana, anche se un’interpretazione simbolica più ampia potrebbe svelarci che il Drago è anche rappresentativo delle pulsioni umane più ataviche, quelle legate agli istinti di sopravvivenza, come la paura. All’interno del discorso esoterico, emozioni come per l’appunto la paura, essendo legate alla sopravvivenza e ai bisogni più immediati, sono quelle che tengono schiava la mente. Le impediscono, in pratica, di sintonizzarsi – proprio come un televisore – sui canali che le permettono la ricezione di forze più sottili, per mezzo della liberazione nell’organismo di molecole come la dimetiltriptamina (DMT) che, come indicato ad esempio dagli studi dello psichiatra Rick Strassman, agiscono sulla ghiandola pineale.
Nelle profezie di Fatima, anche se l’arcangelo non viene identificato come tale, si parla comunque di un angelo con una spada infuocata. Nella versione del terzo segreto reso pubblico dalla Chiesa leggiamo:

«Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!»

Ma le sue apparizioni si riscontrano anche sul territorio italiano. In località Monte Sant’Angelo sul Gargano apparve diverse volte. Le prime apparizioni, avvenute all’interno di una grotta, risalgono al V secolo durante il pontificato di papa Gelasio (492-496).
A questo punto si entra nel mondo del mito e delle leggende e quanto segue va interpretato, ovviamente, secondo quest’ottica.
Si narra che un ricco proprietario di bestiame schioccò una freccia all’interno della grotta. Questa ritornò indietro, spaventando lui e i suoi uomini. Il vescovo Lorenzo Maiorano prese la situazione in mano, o per lo meno ci provò a suo modo, ordinando a tutti di far digiuno per tre giorni. Si sperava di capire il significato di quello che era successo. Le preghiere vennero ascoltate. Trascorsi i tre giorni, il vescovo ebbe un sogno nel quale apparve l’Arcangelo Michele che gli disse di edificare una chiesa in quel posto per diffondere la religione cristiana.

Dopo molte esitazioni (e una seconda apparizione), gli abitanti, seguendo il vescovo, decisero di entrare nella grotta, trovandoci all’interno una cappella naturale. Sull’altare ricoperto da una tovaglia rossa splendeva una croce di cristallo. Negli anni a seguire, l’arcangelo si manifestò in diversi modi, ma specialmente attraverso agenti naturali come nebbie e forti venti che decisero le sorti di diverse battaglie, ad esempio contro i Goti e i Bizantini.

Quella dell’arcangelo Michele è una figura importante, non solo per il suo simbolismo cristiano ma anche come archetipo la cui funzione nelle dinamiche della mente umana è quella del potere esercitato sulle emozioni e sui sentimenti fuori controllo, caotici, che impediscono all’individuo di sviluppare il proprio potenziale umano.

Fonti: Cecilia Gatto Trocchi, Le più belle leggende popolari italiane, Newton & Compton Editori, 2002

(Roberto Bommarito)