I Tempestari e la città nelle nuvole
Navi volanti, pirati dei cieli, stregoni delle tempeste, una misteriosa città tra le nuvole.
No, non parliamo di un romanzo fantasy di ultima generazione, ma degli incredibili racconti riportati nel IX secolo dall’arcivescovo Agobardo da Lione riguardo ai Tempestari, uomini e donne in grado di dominare le forze meteorologiche con i loro poteri magici, con cui terrorizzavano ampi territori del nord est dell’Italia e della Francia.
A quel tempo si credeva che questi stregoni potessero provocare una “aura levatizia” con cui erano in grado di scatenare grandinate, fulmini, tempeste e uragani che devastavano i campi, in una sorta di malefica “danza della pioggia” medievale. Poiché la sopravvivenza della gente all’epoca dipendeva strettamente dal ciclo stagionale, la cui minima alterazione poteva comportare la perdita di interi raccolti e lunghi periodi di carestia, i Tempestari incutevano grande timore, tanto da riuscire a ottenere con la minaccia grosse somme di denaro per non scatenare il loro potere sui campi e sui paesi.
Così racconta il Contra insulsam vulgi opinionem de grandine et tonitruis (“Sulla folle credenza popolare circa la grandine e il tuono”). Nel trattato, di epoca carolingia, il vescovo Agobardo cercò in tutti i modi di far ragionare i Lionesi e dimostrare come i Tempestari e il regno di Magonia fossero mere superstizioni. Quelle credenze, infatti, erano spesso causa di truculenti massacri, senza dimenticare il fatto che causavano ingenti danni anche… alle casse della Chiesa, dato che i popolani preferivano spendere le loro misere pecunie per sovvenzionare gli stregoni invece di darle in offerta al clero.
I Lionesi erano convinti che i Tempestari provenissero da Magonia, un lontano regno celeste, e che provocassero danni alle coltivazioni per depredarle e riportare poi il bottino alle loro genti, alla stregua di pirati volanti che solcavano i cieli a bordo di carri fatti di nubi tempestose.
Ma come avrebbero fatto questi stregoni a provocare le famose tempeste?
Ci sono arrivate diverse versioni della storia popolare: secondo alcuni i Tempestari facevano un buco nel terreno, ci versavano un secchio d’acqua (o di urina) e poi lo rimestavano recitando formule magiche; secondo altri chiudevano in una pentola un rospo e un ragno; per altri ancora i loro rituali nefasti funzionavano annodando e slacciando delle corde. Altri infine credevano che questi stregoni sorvolassero i fiumi sui loro carri di nuvole, per riversarci dentro malefiche pozioni in grado di causare devastanti inondazioni.
Oltre a quelle sui Tempestari, di leggende su esseri in grado di modificare il clima ne esistono molte, come la folgore di Zeus o i poteri divini di Thor, ma nell’antichità questi avevano spesso una valenza positiva. Per esempio, ai tempi degli etruschi e dell’antica Roma esisteva una vera e propria “dottrina fulgurale” e sacerdoti in grado di interpretare o addirittura di attirare il fulmine erano tenuti in gran considerazione.
Un esempio celebre ne è Numa Pompilio, il secondo re di Roma, a cui la leggenda attribuisce prodigi dei fulmini, con tanto di caduta di doni divini dal cielo, come nel caso del sacro Ancile, lo scudo di Marte, diventato poi uno dei dodici Pignora Imperii. Secondo la leggenda, Tullo Ostilio, il terzo re di Roma, mal interpretò il segreto rituale del prodigio, venendo punito da Giove, che lo folgorò.
Spostandoci in Estremo Oriente, scopriamo che i draghi sono tradizionalmente associati alla pioggia, e visti per lo più in modo benevolo, dato che potevano scongiurare le pericolose siccità. In tempi mitici, il drago Yinglong combatté assieme all’imperatore Huang Di, assicurandogli la vittoria grazie al proprio potere di scatenare una gigantesca alluvione. Anche per questo, il drago in Cina è sempre stato considerato un simbolo di buon auspicio, oltre a essere rappresentato sulle insegne imperiali.
Ma se in oriente e nel mondo antico gli esseri in grado di scatenare fulmini e tempeste potevano avere valenza positiva, nell’Europa cristiana erano visti per lo più in modo negativo. Basti pensare alla tipica credenza sulle streghe portatrici di siccità, tempesta o grandine, che nel corso della storia ha spesso portato all’uccisione di donne innocenti, capri espiatori per le cattive annate. Se il raccolto veniva distrutto dal maltempo e il cibo a disposizione diminuiva improvvisamente, doveva essere colpa di qualche stregone. La credenza popolare che fulmini e tempeste fossero provocati da maghi divenne molto radicata nel Medioevo, in particolare in territori come quello lionese, dove la leggenda dei Tempestari si diffuse in modo endemico.
Ma la Francia non era il solo reame ad avere degli stregoni del clima. Nelle Isole Eolie, per esempio, si credeva che esistessero dei potenti maghi, chiamati “Tagliatori di tempeste”, e ancora oggi il folklore locale tramanda intriganti incantesimi per controllare il vento e le trombe d’aria.
Al pari dei Tempestari, i Solomonari dell’Europa dell’Est chiedevano tributi annuali agli agricoltori per la protezione dei loro campi. Questi maghi della Romania sarebbero stati cavalcadraghi in grado di controllare il tempo, provocare tuoni, pioggia e terribili grandinate, e avrebbero persino istituito una loro “scuola di magia” segreta, chiamata Scholomance.
Tutt’oggi, se ci pensiamo, assistere alla caduta di un fulmine è un evento affascinante, in grado di incutere un vero e proprio timore reverenziale, nonostante da un paio di secoli ormai conosciamo il fenomeno a livello scientifico e gran parte della sua aura di mistero sia svanita.
L’uomo medievale, invece, era terrorizzato dalla furia della natura e doveva dare la colpa a qualcuno. Anche Martin Lutero, pur vivendo appena dopo la fine tradizionale del Medioevo e all’inizio dell’Età moderna, fu terrorizzato quando nel 1505 venne quasi colpito da un fulmine, e ritenne di aver assistito a un segno divino.
Gli uomini e le donne medievali accusati e giudicati colpevoli di essere Tempestari venivano puniti con duecento frustate e avevano l’obbligo di sfilare nei villaggi col capo rasato. La gente escogitò anche dei sistemi di “difesa contro le arti oscure”, quali indossare corallo o ambra, fare le corna e altri gesti scaramantici, seppel09lire amuleti nei campi o recitare il contro-incantesimo “Aura levatitia est” ogni qual volta il cielo iniziava a lampeggiare.
Esistevano anche dei veri e propri maghi specializzati nella difesa dai Tempestari, chiamati “Defensores”, che talvolta venivano assoldati da popoli ed eserciti per scongiurare i pericoli del maltempo. Ecco un altro esempio avvenuto in Età moderna, più di cinquant’anni dopo l’episodio di Lutero citato sopra. Si dice che nel 1563 il re di Svezia Erik XIV avrebbe inviato una delegazione a Magonia per arruolare degli stregoni come mercenari allo scopo di provocare condizioni atmosferiche avverse ai nemici Danesi. In seguito, un uomo chiamato John Fian e la sua congrega furono accusati di aver provocato la terribile tempesta che fece affogare Giacomo VI e la regina Anna. La storia è ricca di episodi in cui la sola aura di terrore dei Tempestari è stata sufficiente a far vincere una battaglia a un esercito: nel 1232, durante lo scontro tra Guelfi e Ghibellini per la conquista del castello di Cerreto, l’esplosione di un potente temporale fece fuggire l’esercito guelfo, terrorizzato all’idea che il maltempo fosse opera di stregoni assoldati dai nemici.
Mito, leggenda o… cronaca? In fondo, le chiavi di lettura possono essere un’infinità. C’è anche chi, nel mito di Magonia e dei Tempestari, ha voluto leggere una vera e propria invasione aliena in epoca medievale, come il francese Jacques F. Vallée nel libro Passport to Magonia. On UFOs, Folklore, and Parallel Worlds.
E se state pensando che Magonia e i Tempestari starebbero bene in un fantasy, sappiate che c’è chi ci ha già pensato. L’autrice statunitense Maria Dahvana Headley ha scritto il romanzo fantasy Magonia e il suo seguito, Aerie, ispirandosi proprio a questa leggenda medievale, e riscuotendo un grosso successo di pubblico.
Quale che sia la verità dietro la leggenda, a noi di Nero Press piace continuare a sognare di pirati nei cieli che scatenano fulmini e saette mormorando incantesimi per portare il bottino nel loro regno lontano.
(Flavia Imperi)