Dossier adolescenti e social: bullismo e cyberbullismo
Presentiamo la seconda parte del Dossier Adolescenti e social. Bullismo e Cyberbullismo. Approfondimento a cura di Biancamaria Massaro.
Il norvegese Dan Olweus, professore di psicologia all’Università di Bergen, dopo aver indagato negli anni Settanta sui casi di suicidio per bullismo nelle scuole, fu il primo a riconoscere che «un comportamento bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare; è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni, ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare».
In uno scontro “corretto” tra pari le parti in gioco, spesso invertibili, non insistono oltre un certo limite e gli oppressori, capaci di “mettersi nei panni” della vittima, sono pronti a scusarsi per il danno arrecato. Il desiderio di fare del male, quando è presente, si ferma di fronte all’evidenza del disagio provocato, inoltre si tratta di episodi isolati, che non si ripetono nel tempo.
Il bullismo classico si manifesta in due forme principali che, seppur distinte e distinguibili, possono manifestarsi entrambe sullo stesso soggetto:
- Diretto, quando le azioni di prevaricazione implicano un rapporto “faccia a faccia” tra persecutore e vittima. Può essere a sua volta di tipo fisico (picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, e anche appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli) o verbale (minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro o beni materiali)
- Indiretto, definito anche di tipo “femminile”, che gioca più sul piano psicologico. È meno evidente e più difficile da individuare, ma non per questo meno dannoso per la vittima. Esempi di bullismo indiretto sono l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. Il cyberbullismo può essere considerato come l’evoluzione hi-tech di questa tipologia
Per le differenze principali tra bullismo e cyberbullismo, mi affido alla tabella del MIUR, consultabile online:
Bullismo | Cyberbullismo |
Sono coinvolti solo gli studenti della classe e/o dell’Istituto; | Possono essere coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo; |
generalmente solo chi ha un carattere forte, capace di imporre il proprio potere, può diventare un bullo; | chiunque, anche chi è vittima nella vita reale, può diventare cyberbullo; |
i bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto, conosciuti dalla vittima; | i cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo; |
le azioni di bullismo vengono raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono avvenute, sono circoscritte ad un determinato ambiente; | il materiale utilizzato per azioni di cyberbullismo può essere diffuso in tutto il mondo; |
le azioni di bullismo avvengono durante l’orario scolastico o nel tragitto casa-scuola, scuola-casa; | le comunicazioni aggressive possono avvenire 24 ore su 24; |
le dinamiche scolastiche o del gruppo classe limitano le azioni aggressive; | i cyberbulli hanno ampia libertà nel poter fare online ciò che non potrebbero fare nella vita reale; |
bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali attraverso il contatto diretto con la vittima; | percezione di invisibilità da parte del cyberbullo attraverso azioni che si celano dietro la tecnologia; |
reazioni evidenti da parte della vittima e visibili nell’atto dell’azione di bullismo; | assenza di reazioni visibili da parte della vittima che non consentono al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni; |
tendenza a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenza. | sdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato. |
Il bullismo, soprattutto nella sua forma virtuale, non riguarda solo i bulli e le loro vittime: ci sono, infatti, gli spettatori silenti, ovvero quelli che non reagiscono di fronte alle persecuzioni messe in atto sotto i loro occhi, anche se li vedono “solo” sullo smartphone, o fanno finta di non vederle per non esserne immischiati. Per non parlare poi di quelli che, pur non commettendo direttamente atti di violenza fisica e verbale sui coetanei, sostengono i bulli, magari diffondendo le immagini sui social.
Il bullismo, classico e digitale, è spesso sottovalutato dagli adulti: se ne parla solo quando vengono alla luce fatti criminosi evidenti, magari attribuibili a baby gang, e si pensa a casi isolati. Il fenomeno è molto più diffuso di quanto si creda ed è amplificato dal mondo virtuale, dove la responsabilità è attenuata dalla distanza fisica con la vittima.
Non dimentichiamo il fenomeno del revenge porn che porta al suicidio, non solo degli adulti, ma anche delle adolescenti: si tratta di una vendetta contro la ex, attuata diffondendo tra i propri contatti video e foto compromettenti che la ragazzina consapevolmente o inconsapevolmente ha permesso le venissero fatte. Una volta online, è impossibile avere il controllo della diffusione delle immagini, spesso pedopornografiche: chi le possiede e le invia commette, senza saperlo o pensarci, un crimine, oltre che un atto immorale.
Il body shaming – derisione online dell’aspetto fisico di una persona – è sempre più comune tra gli adolescenti, alla ricerca costante della perfezione fisica e dei like, e può spingere a disturbi alimentari, depressione e suicidio.
(Biancamaria Massaro)