La Casa di Carta: Corea Vs Spagna

Da pochi giorni su Netflix è approdata La Casa di Carta: Corea, un vero e proprio remake della serie tv spagnola che tanto ha avuto successo in questi ultimi anni e di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Sotto il profilo della trama, del susseguirsi degli eventi, possiamo dire che si tratta di una vera e propria copia carbone dell’originale, tanto che viene da domandarsi se non si poteva fare meglio, prendendo una strada più autonoma.
Questo non significa che non ci siano differenze, ben inteso, il lavoro svolto dal regista Kim Hong-sun e dallo sceneggiatore Ryu Yong-jae è, sotto il profilo storico e socio-culturale, davvero ottimo. Mentre in Spagna la denuncia sociale verso un governo oppressivo rappresenta il motivo scatenante della rapina, la serie coreana si posiziona in una sorta di futuro prossimo distopico, in cui le due Coree, quella del Nord – chiusa e rigida – e quella del Sud – più libera e capitalista – finalmente si uniscono, abolendo i confini e aprendo nella zona neutrale che le divide un’area denominata Joint Economic Area, destinata all’incontro commerciale e sociale dei due mondi. Ed è proprio qui che viene collocata la zecca, dove viene stampata la nuovissima moneta unica.
Questo mi è oggettivamente piaciuto molto. Della situazione delle due Coree non sappiamo così tanto in Occidente, e un affaccio su chi sono e come sono i rapporti tra loro è un buon modo per spingere tutti noi a informarci meglio. L’avevo già fatto per mio conto, un po’ di tempo fa, e se – da un lato – la democratica e filoamericana Corea del Sud ha un atteggiamento più liberista e cosmopolita (sebbene alla sua base ci sia un passato di sfruttamento del lavoro tutt’altro che invidiabile), dall’altro, la Corea del Nord è sotto una dittatura filocomunista che controlla ogni forma di comunicazione (media, internet, satelliti) impedendo di fatto ai suoi abitanti di conoscere molte cose del mondo fuori dai loro confini.
Un’altra chicca, è che la maschera utilizzata dai rapinatori cambia. Mentre per la Spagna era quella dell’artista Salvador Dalì, noto per appoggiare il regime autoritario di Franco e, quindi, ciò che idealmente i rapinatori combattono, i coreani indossano la maschera di Yangban, personaggio tradizionale delle maschere Hahoetal, che ha lo scopo di criticare le classi nobili corrotte (di cui la famiglia Yangban è stata forse il più alto esponente).
Ma veniamo alla storia. Questo gruppo di ladri, di cui fanno parte tanto i nordcoreani quanto i coreani del sud, si riunisce sotto la guida del Professore con lo scopo di rapinare la zecca (la trama in questa prima stagione non si discosta granché dall’originale) mentre una task force capeggiata da una negoziatrice sudcoreana e da un rigido capitano della Corea del Nord si occupa di debellare la minaccia alla fragile stabilità raggiunta dai due paesi. Il Professore, all’esterno, spia le mosse dell’ispettore per via della relazione che ha con lei da un paio di mesi (meglio, da questo punto di vista, rispetto alla versione spagnola, dove lui inizia a frequentarla praticamente a rapina già iniziata).
Dal punto di vista strutturale, ho avuto l’impressione che l’alternanza presente-passato funzionasse meglio nell’originale. Mi pare che, nel remake coreano, l’amalgama tra azioni nel presente e pianificazione nel passato sia un po’ grezzo, come se il meccanismo non si incastri alla perfezione. Invece, devo spezzare una lancia a favore della versione coreana per quanto riguarda le scene d’azione: le sparatorie funzionano meglio, nell’originale spesso rapinatori e polizia sparavano all’impazzata per un’infinità di tempo senza colpire niente e nessuno, mentre nel remake tutto mi sembra più fluido e credibile, senza eccedere in spettacolarismi inutili.
Ma veniamo alla parte goliardica dell’articolo. Di seguito analizzeremo tutti i personaggi di entrambe le serie, mettendoli a confronto, per capire quali funzionino meglio e perché. Nel giudizio cercherò di tenere conto solo di quanto visto nella prima stagione di entrambe le serie (visto che per ora c’è solo la prima di quella coreana) ma non posso escludere che, conoscendo “meglio” i personaggi de La casa del Papel, io possa esserne influenzato.
Il Professore
Álvaro Morte Vs Yoo Ji-tae
Qui non c’è storia. Álvaro Morte vince a mani basse, il suo Professore è interpretato magistralmente, ogni emozione trapela in modo credibile attraverso le espressioni ora disperate, ora imbarazzate, ora furiose che ne storpiano il volto. Il suo collega coreano risulta invece troppo freddo, piatto, e anche nei momenti di crisi non trasmette ciò che dovrebbe, quindi scordatevi l’empatia cui siete abituati grazie alle ottime doti recitative di Álvaro Morte.
L’ispettore
Itziar Ituño Vs Yunjin Kim
Entrambe le attrici sanno il fatto loro, sono perfettamente in parte e combattono in modo egualmente credibile con la crisi all’interno della zecca e con i loro demoni personali. Forse qui Yunjin Kim (la Sun di Lost), ha una marcia in più rispetto alla collega iberica, non so se per la pacata compostezza con cui il suo personaggio – Seon Woojin -riesce a imporsi sui colleghi della polizia o perché, più in generale, dia l’impressione di avere tutto sotto controllo anche quando non è così. Raquel Murillo, il personaggio di Itziar Ituño, risulta invece più emotiva e, per questo, non stupisce che arrivi a commettere errori.
Tokyo
Úrsula Corberó Vs Jeon Jong-seo
Anche in questo caso entrambe le attrici sanno il fatto loro, anche se la Tokyo di Úrsula Corberó risulta più spigolosa e fuori di testa di quella interpretata da Jeon Jong-seo (vista in The Call), che, in qualità di ex-soldato, appare più inquadrata e con la testa sulle spalle. Questa differenza è piuttosto sostanziale, ma entrambe le versioni funzionano, se collocate nelle rispettive realtà sociali di appartenenza. La Tokyo ispanica non faceva che commettere imprudenze, mentre quella coreana appare molto più concentrata e in grado di mantenere il controllo.
Berlino
Pedro Alonso Vs Park Hae-soo
Questa è difficile. È difficile perché Park Hae-soo (visto in Squid Game) interpreta davvero un ottimo Berlino, riesce a non far rimpiangere il suo collega ispanico sotto il profilo recitativo e della credibilità. Ma… c’è un MA. E cioè che non è Pedro Alonso, la cui espressività è inarrivabile. Quella faccia, quello sguardo… quella capacità di essere allo stesso tempo adorabile e terrificante, un grande leader e una pessima persona… questo manca quasi del tutto nel Berlino della versione coreana.
Rio
Miguel Herrán Vs Hyun-Woo Lee
Entrambi gli attori che impersonano Rio gli danno la connotazione di ragazzino genio dell’informatica, come il copione richiede, ma tra i due spicca leggermente di più Miguel Herrán, appare più credibile nel suo ruolo, maggiormente tormentato. Nella versione coreana, inoltre, ancora non c’è traccia della storia d’amore con Tokyo, e questo finisce per penalizzare il personaggio, che sembra così perdere d’importanza.
Denver
Jaime Lorente Vs Kim Ji-hoon
Denver è sempre stato, per me, quello stupido e belloccio ma tutto sommato dotato di un certo istinto di autoconservazione. E la risata assurda di Jaime Lorente ne è un ulteriore tratto distintivo. Il Denver di Kim Ji-hoon è stupido e belloccio – e basta – almeno al punto in cui siamo arrivati. Non ha sfumature da duro – certo, è un buon combattente, ma la cosa al momento non lo ha ancora connotato a dovere – e risulta perciò più debole come personaggio, rispetto al corrispettivo spagnolo.
Nairobi
Alba Flores Vs Yoon-ju Jang
Altro confronto privo di storia, dopo quello di Berlino, riguarda Nairobi. Come dimenticare l’iconica frase di Alba Flores, quando mettono fuori gioco Berlino e lei (non Tokyo, come nella versione coreana) prende il comando all’interno della zecca: Empieza el matriarcado! La Nairobi di Yoon-ju Jang manca dell’irruenza aggressiva di Alba Flores, rimpiazzata da un personaggio più sinuoso, subdolo e voltafaccia, che si schiera di volta in volta dove le fa più comodo. Un personaggio diverso, forse, ma che, nel confronto con l’originale, ci perde, e molto.
Mosca
Paco Tous Vs Won-jong Lee
Il papà di Denver è il papà di Denver, in Corea come in Spagna, c’è poco da fare. Il personaggio è quello e gli attori fanno quanto basta per farlo funzionare. Personalmente non ho provato particolare empatia per nessuno dei due, anche se forse il Mosca di Won-jong Lee mi suscita più simpatia. Credo che il risultato finale sia comunque sufficiente in entrambi i casi.
Helsinki
Darko Peric Vs Ji-Hoon Kim
Decisamente la bilancia, qui, pende a favore di Darko Peric. Il suo Helisnki – forse perché nella serie spagnola ha guadagnato importanza, stagione dopo stagione – ha caratteristiche precise e peculiari che il suo corrispondente coreano non ha (o non ha ancora acquisito) ed è quindi difficile da giudicare.
Oslo
Roberto Garcia Vs Kyu-Ho Lee
Forse il personaggio minore tra i rapinatori. Oserei dire “non pervenuto”. Tra le due versioni, l’Oslo coreano sembra vagamente meno ostile nei modi, ma ha un ruolo davvero troppo marginale in questa prima stagione per poter fare un reale confronto. Roberto Garcia, se non altro, riusciva a essere quantomeno minaccioso.
Direttore della zecca
Enrique Arce Vs Park Myeong-hoon
Bravi entrambi gli attori. Se Enrique Arce era un “Arturito” davvero insopportabile, Park Myeong-hoon (nei panni di Cho Youngmin) non è da meno. Probabilmente, la differenza maggiore tra i due sta nell’aggressività che Arce riesce a dare al suo personaggio ma che sembra mancare quasi del tutto nel direttore coreano, più votato verso il piagnisteo di fronte al pericolo.
Amante del direttore
Esther Acebo Vs Joo-bin Lee
Esther Acebo ha ben interpretato Mónica Gaztambide, portando il suo personaggio a passare da comune ostaggio a complice dei rapinatori (fino a divenire Stoccolma), ma bisogna dire che nella prima stagione il suo personaggio era ancora in divenire, molto legato alla paura e alla confusione causate dalla rapina e dall’atteggiamento del suo Arturito; Joo-bin Lee non fa assolutamente rimpiangere l’attrice spagnola, donandoci un’interpretazione credibile e piuttosto intensa, anche perché il ruolo che interpreta – quello di una Yoon Mi-seon usata e tradita da colui che pensava di amare – è forse il più drammatico al punto in cui siamo arrivati.
La figlia dell’ambasciatore
Maria Pedraza Vs Lee Si-woo
La figlia dell’ambasciatore, pedina fondamentale nella partita a scacchi giocata dai rapinatori, funziona sia nelle mani di Maria Pedraza (a suo agio nelle serie tv, ricordiamo anche le sue parti in Elite e Toy Boy), sia in quelle di Lee Si-woo, sebbene quest’ultima doni forse maggior sicurezza al personaggio e un’aria decisamente troppo spavalda e poco spaventata, cosa che, per contro, data la situazione di estrema tensione in cui si trova, a conti fatti rischia forse di risultare un pochino forzata e meno realistica. Senza contare il lato disinibito che faceva di Alison Parker – il nome del personaggio di Maria Pedraza – un elemento destabilizzante per l’intera banda di rapinatori.
Il braccio destro
Fernando Soto Vs Kim Sung-oh
Forse questa costituisce la differenza maggiore a livello di personaggi: intanto, Fernando Soto interpreta Angel Rubio, un collega di Raquel Murillo, mentre Kim Sung-oh veste i panni del capitano Cha Moohyuk, un nordcoreano che, in effetti, rappresenta più una sorta di avversario all’inizio; secondo, Angel è innamorato da sempre di Raquel, diventando un po’ il suo aiutante-zerbino (ma, comunque, abbastanza scaltro da trovare il Professore) mentre Cha Moohyu vede in Seon Woojin qualcuno da osteggiare – a causa delle differenze politiche, non la reputa all’altezza e non ha alcuna intenzione di ricevere ordini da lei – e solo dopo averci lavorato fianco a fianco ne rivaluta le capacità e decide che possono lavorare insieme. Sono personaggi differenti ma entrambi risultano funzionali al loro scopo.
Queste le mie pagelle ai personaggi delle due versioni della Casa di Carta. Naturalmente, è il mio pensiero dopo la prima stagione della serie coreana, non escludo che, andando avanti, alcune considerazioni possano essere suscettibili di modifiche. Non si sa ancora molto sulle intenzioni degli autori e se e quanto la strada che prenderanno sarà simile al suo originale, anche se, visto quanto fatto finora, viene da azzardare che sì, non si distaccherà poi molto dal suo equivalente ispanico. In ogni caso, staremo a vedere.
(Daniele Picciuti)