Castel del Monte. Castello o tempio esoterico?
Incastonato come un diamante tra le colline dell’altopiano delle Murge occidentali, Castel del Monte si erge in tutta la sua bellezza sulla cima di un’altura, da cui padroneggia fiero i vasti orizzonti dell’entroterra pugliese.
Attribuito all’imperatore Federico II di Svevia e tuttora avvolto nel mistero, questo capolavoro dell’architettura medievale, patrimonio dell’Unesco, costituisce un unicum con le sue geometrie perfette, il complesso sistema idraulico e l’ossessiva ricorrenza del numero 8 negli elementi architettonici. Otto sono i lati della pianta del castello, otto le torri, a loro volta ottagonali, otto le sale al piano terra e del primo piano.
Curioso inoltre che la struttura venne costruita lontano dai centri di potere, all’interno di un fitto bosco e sopra antiche rovine. Una leggenda medievale narra che sorse sui resti di un tempio dimenticato, dove una gigantesca statua riportava inciso sulla fronte queste parole:
“Il mio capo è di bronzo, ma a levar del sole a calen di maggio sarà d’oro.”
A risolvere l’enigma sarebbe stato un saraceno: al sorgere dell’alba del primo maggio scavò nel punto in cui la statua proiettava l’ombra e rinvenne un grande tesoro, che adoperò per finanziare la costruzione del castello.
Le leggende spesso contengono un fondo di verità e quello che si sa è che l’architettura dell’edificio è un singolarissimo amalgama delle competenze di popoli e – di conseguenza – conoscenze e religioni diversi.
L’imperatore Federico II stesso favorì molto l’incontro fra le civiltà greca, latina e araba. Fu un sovrano di grande cultura, in avanti coi tempi che, invece di andare per crociate, preferì intavolare negoziati con il sultano d’Egitto e intrattenne discussioni filosofiche e scientifiche con i dotti musulmani. Lui stesso parlava sei lingue, frequentava illustri menti dell’epoca, come Leonardo Fibonacci, e istituì la prima università di Napoli. La sua corte fu un crogiolo di culture e tutto questo sembra riflettersi in Castel del Monte.
Nel complesso, l’edificio è maestoso, imponente e, man mano che ci si avvicina alla cima del colle, appare sempre più di una bellezza mozzafiato. Ma se immaginate il classico castello con fossato, mura difensive, saloni, cucine e arazzi… siete fuori strada. Privo di sistemi di protezione e di molti altri classici elementi tipici da maniero di rappresentanza, da alcuni decenni il sito è al centro di dispute tra studiosi e appassionati di misteri, che cercano di interpretare quale fosse la sua reale funzione.
Non era una fortezza difensiva. Non ha mura né fossati, le finestre aperte al piano terra e il doppio ingresso lo rendono vulnerabile, le feritoie sono troppo strette per archi e balestre e le scale ruotano in senso sbagliato. Mancano poi cucine e saloni tipici dei manieri di rappresentanza.
C’è chi ipotizza che fosse un luogo di rigenerazione, alla stregua di una struttura termale, dato l’incredibile impianto idraulico e di raccolta dell’acqua piovana, e la presenza di vere e proprie sale da bagno e fognature.
Ma le ricche simbologie, i percorsi labirintici e l’allineamento astronomico della struttura sembrano suggerire qualcosa di molto più complesso e affascinante, dal sapore alchemico ed esoterico.
Che fosse una sorta di tempio del sapere, un luogo d’incontro, di studio alchemico e di purificazione progettato per rigenerare il corpo e nutrire la mente?
Numerosi elementi fanno sospettare un suo uso di questo tipo. Per esempio, le stanze sono disposte in modo del tutto inusuale e formano una sorta di labirinto. L’ingresso, poi, è caratterizzato da un imponente portale costituito da due colonne gemelle, sovrastate da due fieri leoni di pietra. Il primo ha lo sguardo rivolto verso il sorgere del sole al solstizio d’inverno, il secondo sorveglia la direzione del sorgere del sole nel solstizio d’estate.
Al giorno d’oggi, solo pochi elementi decorativi si sono salvati dai saccheggi e dal tempo, ma tra essi ci sono alcuni simboli chiaramente alchemici, come la stella a sei punte, presente più volte sui pavimenti. Inoltre le statue e le chiavi di volta sparse nel castello lo popolano di creature mitologiche e grottesche, tra cui il Green Man.
Un altro elemento molto particolare è quello chiamato “la falconiera”. Se si percorre la scala a chiocciola di una delle torri si finisce nel nulla, come in un quadro di Escher. I gradini si interrompono di colpo, nel vuoto, per poi riprendere sul soffitto, in una sorta di negativo fotografico che infiamma l’immaginazione. Solo col pensiero si può raggiungere la “camera segreta” nel soffitto.
Che fosse dunque un luogo di meditazione, dove le leggi del mondo naturale venivano stravolte e dove iniziava il viaggio iniziatico nel regno sovrannaturale per l’entourage dell’imperatore?
Una particolarità collega il mistero di Castel del Monte a un altro artefatto altrettanto ermetico: la planimetria di una struttura perfettamente sovrapponibile a quella dell’edificio, con tanto di torri ottagonali, vasca centrale e canali attorno, appare in una speciale sezione del manoscritto Voynich. L’antico codice miniato, secondo recenti studi, sembrerebbe peraltro essere una copia quattrocentesca di un codice ancora più antico attribuito a Ruggero Bacone, contemporaneo di Federico II e in contatto con la corte sveva.
Il manoscritto, redatto in un linguaggio criptato ancora lontano dalla decifrazione, ma ricco di illustrazioni, è un vero e proprio compendio delle conoscenze dell’epoca, intriso di simbologie alchemiche. E di simbologia e alchimia è inondato anche Castel del Monte, dato che fa dell’ottagono l’elemento ricorrente di tutta la propria struttura. Per chi non lo sapesse, nel linguaggio magico l’ottagono rappresenta la sintesi fra il cerchio “divino” e il quadrato “materiale”, e dunque l’incontro tra l’uomo e Dio. L’aria stessa che si respira tra le stanze della costruzione è intrisa di misticismo e di… magia.
Chi tuttavia pensa di trovare un castello pieno di affreschi, mobili antichi, arazzi e tappeti preziosi rimarrà ancora deluso. Secondo le cronache, un tempo c’erano magnifici mosaici a decorare le volte, una grande vasca ottagonale nel cortile, vetri colorati e magnifici affreschi. Purtroppo, di tutte queste meraviglie, oggi non resta quasi più nulla.
Ciò che rimane, immutata ed eterna, è la ricca simbologia di cui Castel del Monte è intriso in ogni suo elemento, e grazie alla quale gli appassionati di esoterismo, numerologia e archeologia misteriosa troveranno pane per i propri denti e nutrimento per le proprie speculazioni.
L’intero castello è come un gigantesco puzzle che, tramite spirito di osservazione e un’infarinatura di tipo misterico, può lentamente ricomporsi davanti ai propri occhi e narrare storie dimenticate.
Ma questo, come nel migliore dei romanzi fantasy, accade solo per chi…. ha occhi per vedere.
(Flavia Imperi)