Veronica, un horror “realmente accaduto”
Titolo: Verónica
Regia: Paco Plaza
Genere: thriller, horror, drammatico
Anno: 2017
Attori: Sandra Escacena (Verónica); Bruna González (Lucía); Claudia Placer (Irene); Iván Chavero (Antoñito); Ana Torrent (Ana); Consuelo Trujillo (Sorella Morte).
Trama
Veronica è la maggiore di quattro figli e deve prendersi cura dei fratelli minori, in quanto la madre, in seguito alla morte del marito, è costantemente impegnata a lavorare al bar. Un giorno, durante un’eclissi totale di sole, Veronica e due amiche decidono di usare la tavola Ouija, in quanto, si dice, durante tale fenomeno la connessione tra il regno dei vivi e il regno dei morti è maggiore. La ragazza prova così a mettersi in contatto col padre, ma qualcosa va storto: Veronica cade in trance e si ferisce. Risvegliatasi in infermeria, verrà subito dimessa, ma qualcosa attorno a lei è cambiato: oggetti inanimati cominciano a muoversi, nel buio si odono strani respiri… e un’entità malvagia sembra pronta a prendere il sopravvento.
La recensione di Nero Cafè
Cominciamo col dire che mi sono convinta a vedere il film per due motivi: primo, Plaza è il regista di REC (che, a onor del vero, non sarà un capolavoro ma l’adrenalina te la fa schizzare a mille); secondo, Verónica è spirato a una storia vera. Un’altra, direte voi? Sì, un’altra. Se volete documentarvi a riguardo, potete approfondire cercando “Caso Vallecas” e/o “Estefanía Gutierrez Lázaro”.
La regia è eccellente e la storia ha un buon ritmo: ricalca perfettamente lo schema del genere horror. Alcuni passaggi da una scena all’altra sono davvero splendidi, con effetti (speciali e grafici) raffinatissimi. Buoni anche gli stacchi a sorpresa, che creano la giusta tensione, e interessanti le inquadrature che, se unite a una fotografia molto curata e naturale, riescono a dare alla pellicola una marcia in più. La storia regge, non ha buchi di sorta e nonostante lo svolgimento degli eventi sia stato rivisitato, la pellicola riporta fedelmente alcuni particolari presenti nel rapporto originale della squadra di pronto intervento. I dialoghi sono, tutto sommato, adatti al contesto e ben si sposano con i personaggi, che risultano piuttosto reali e hanno un’ottima profondità psicologica. Pecca da non sottovalutare, purtroppo, un doppiaggio davvero mediocre che, volenti o nolenti, inficia il risultato finale.
Gli attori sono validi e non si ha mai la sensazione che uno di loro si trovi sul set “tanto per”. Tutti recitano degnamente la loro parte, sebbene Sandra Escacena risplenda, nonostante la giovanissima età (ho letto dopo, spulciando in internet per recuperare le infomazioni introduttive, che è stata premiata come migliore attrice rivelazione e mai premio fu più meritato). Belle le ambientazioni, anche se ricalcano un pochino i cliché tipici del genere horror (i sotterranei della scuola, la casa infestata); tuttavia, la riproduzione dell’epoca (Madrid anni ’90) è perfetta e niente è lasciato al caso né è stato trascurato. Per finire, interessanti i costumi, che risultano adatti al contesto storico e sociale e ai singoli personaggi, e davvero azzeccatissima la colonna sonora, che riesce a rifinire un film di per sé di alto livello.
Verónica è un altro progetto ambizioso che riesce a farcela. È un film d’impostazione classica e, pertanto, si sarebbe potuto calcare un po’ più la mano su alcune scene horror, tuttavia risulta molto ben equilibrato nella tensione, nel sangue e nella psicologia dei personaggi proposti: le mura domestiche sono davvero claustrofobiche e lo spettatore non vede l’ora di uscire, il sangue e le rivelazioni non mancano, la mente dei protagonisti è scandagliata e si ottiene un’analisi interiore profonda che sfocia nell’analisi del dramma della solitudine adolescenziale. È per questo che, qualche riga più sopra, ho scritto che si tratta di un progetto ambizioso: come Il rituale, anche Verónica non vuole essere solo un semplice horror, ma un’opera più ampia di denuncia e riflessione e affronta la necessità di dover spesso rinunciare a se stessi e alla propria giovinezza per crescere rapidamente e far fronte a questioni familiari delicate.
Forse è per questo che la pellicola può risultare a tratti un po’ lenta, troppo psicologia e decisamente improntata sul sociale, ma è anche per gli stessi motivi che, nonostante proponga tematiche già affrontate nella cinematografia di genere (sedute spiritiche, infestazioni, possessioni), riesce a mantenere viva l’attenzione del pubblico.
Un film particolare che, secondo me, merita di essere visto. Non un capolavoro, questo no, ma decisamente sopra la media degli horror (psicologici e non) attuali.
Citazione:
Fare bene quello che si è fatto male.
Valutazione: tre coltelli e mezzo.
(Tatiana Sabina Meloni)