Corti: Ora Pro nobis, di Eros e Roberto D’Antona
Da consumarsi preferibilmente…
Alcune storie d’amore nascono con una data di scadenza troppo ravvicinata e il sentimento che avanza non si conserva mai, tende a inacidirsi. L’amore che rimane nel piatto, quello che non si è riusciti a consumare, diventa merce avariata. Una portata che guasta il cuore e i pensieri. Il contorno di felicità e benessere fermenta sino a diventare un pasticcio di rabbia e malinconia. La cena è completa quando il calice, sempre mezzo vuoto, raccoglie lacrime novelle dal necessario retrogusto amaro.
Pur non essendo un professionista dell’amore, mi è già capitato di trovarmi con un posto prenotato al peggior tavolo del ristorante “Alla fine dell’amore”. Alcuni pensano che mandare giù il boccone, magari senza masticare, sia sempre meglio che morire di fame… Forse avrò un palato troppo fino oppure gusti troppo elaborati, ma quando vedo il mio nome su un cartellino e il cameriere che mi indica il tavolo, preferisco girare i tacchi e patire la fame o mangiare altrove.
Non è un gesto eroico, nella serie di detti e “contraddetti” popolari si avvicina al “Buttare via il bambino con l’acqua sporca” e al “Chiodo scaccia chiodo”.
Ecco, questo il ragionamento, molto fast e poco good, che mi ha portato a condividere la scelta fatta da Marco e Luca, i due amici protagonisti di Ora Pro Nobis.
I fratelli Eros e Roberto D’Antona sono tornati alla regia con un cortometraggio che omaggia pellicole e registi cult del genere horror come Carpenter e Raimi e l’estetica dei film grindhouse.
La sceneggiatura di Filandro Savino, sviluppata da un soggetto dei due registi, vede protagonisti Marco (Mirko D’Antona), reduce dalla fine di una storia d’amore, e Luca (Roberto D’Antona) che cerca di alleviare le pene per l’amore perduto dell’amico, indirizzandolo verso i servigi offerti da Carmen, una prostituta. Il trio si apparta tra le mura di un vecchio luogo di culto abbandonato, sul cui conto non mancano strane voci, per scacciare il chiodo che fissa il cuore di Marco alla storia finita e realizzare alcune fantasie in cui il sacro è trafitto dall’amore profano. Giusto il tempo per divertirsi un po’, almeno sino a quando scopriranno di essere prigionieri di alcuni sanguinari assassini.
In un momento come questo, in cui il cinema italiano, quello “ufficiale” a cui non mancano mezzi e fondi, è capace di sfornare prodotti al di sotto delle proprie capacità, le novità più interessanti sono da ricercare nel panorama indipendente. In questo ultimo anno ho avuto la fortuna di assistere a diversi corto e medio metraggi in cui la carenza di risorse non ha intaccato il risultato e Ora Pro Nobis è uno di questi. Dalla pellicola emerge un progetto che potrebbe essere sviluppato in futuro e che non è solo puro intrattenimento, fine a se stesso; la lente con cui mettere a fuoco il senso dell’opera è il finale, a sorpresa e di cui non vi dirò nulla.
L’atmosfera del cortometraggio è claustrofobica, come una casa isolata in mezzo a un bosco oppure una base antartica; il convento abbandonato racchiude sino a soffocare i protagonisti in una spirale di violenza in cui gli elementi sacri non offrono alcun sollievo, anzi fanno sprofondare anche la minima speranza.
Una scelta che si pone in contrasto con il messaggio veicolato dalla religione cattolica e dalle istituzioni che la rappresentano.
Il colore più presente è il rosso, quello sangue, che rimbalza nella regia “veloce” dei due registi; una scelta che frantuma il continuum di violenza della pellicola. Oltre a questo si aggiunge la caratterizzazione non stereotipata dei due personaggi, distinti da una reazione dura (Marco) e una paurosa (Luca); sono elementi che inseriscono quell’ironia necessaria per non trasformare le immagini in un massacro senza senso.
L’effetto pellicola graffiata, tipico dei film grindhouse, e un buon livello degli effetti speciali, curati da Paola Laneve, riproducono quell’umorismo nero tipico degli anni ottanta; quando lo spettatore davanti a una recitazione “eccessiva” non riusciva a reprimere un sorriso osservando menomazioni e torture di vario genere.
Gli attori Barbara De Florio (Carmen), Massimiliano Giustizieri e Angelo Boccuni riescono a caratterizzare al meglio i personaggi di un cortometraggio che riesce a convincere.
Ora Pro Nobis fa parte di quella tradizione di opere serie che non si prendono troppo sul serio.
Ora Pro Nobis di Eros e Roberto D’Antona, 2013 Fabbro Produzione, genere horror, 11 min. circa, colore.
(Mirko Giacchetti)