San Valentino di Sangue, di Patrick Lussier
Non siamo certo di fronte a un capolavoro dell’horror. Molte critiche sono fioccate all’uscita di questo film. Che sia un classico “splatterone” è fuor di dubbio, le scene di violenza abbondano, così come le teste, dilaniate, squarciate, mozzate.
L’antefatto ricalca quello dei suoi “parenti” più noti, vedi Freddie Kruger di Nightmare, Jason Voohrees di Venerdì 13, o Michael Myers di Halloween. Ovvero, ha luogo anni prima un terribile fatto di sangue dal quale emerge una figura più o meno mascherata, inarrestabile, quasi immortale, che diventa presto leggenda metropolitana (e qui potremmo citare pure Urban Lenged, giusto per aggiungere altra carne al fuoco). Come anticipato nella rubrica Il Sipario Strappato questa mattina, si parla di “slasher”.
Niente di nuovo sotto il sole, quindi, sebbene la storia riesca, a un certo punto, a diventare interessante, quando l’identità del serial killer mascherato da minatore rimane sospesa in bilico tra i due protagonisti maschili, Jason Ackles (Supernatural) e Kerr Smith (Final Destination), riaccendendo una rivalità iniziata anni prima per amore della bella Jaime King (Sin City).
Quel che è certo, è che ancora una volta la fa da padrone la follia. D’altro canto, quando si tratta di entrare nella mente di un serial killer, niente di quello che vedi è come sembra. Consiglio per gli incauti spettatori: ricordatevi del corsivo qui sopra, quando vedrete questo film.
Due coltelli. Spuntati.
(Daniele Picciuti)