Witch Water, di Edward Lee


Edward Lee

Witch Water
Necro Publications , 2012

Non me l’aspettavo davvero una delusione simile da un autore che ho sempre apprezzato come Edward Lee. Per dirla in poche parole, The Witch Water poteva essere una buona novella di massimo cento pagine, che lo scrittore ha ampliato a dismisura, diluendola in questo brodo di quasi novantamila parole.

Anzi, per la precisione si tratta di brodo riscaldato. Troviamo infatti gli ormai soliti temi tanto cari a Lee, come le devianze sessuali e i riferimenti a un certo tipo di occultismo. Purtroppo in questo caso la formula non funziona, a partire dal protagonista: un ricco imprenditore che si separa dalla moglie perché è un voyeur che passa tutto il  suo tempo libero a spiare donne nelle finestre. All’inizio non riuscivo a crederci. Quando poi ho scoperto che la prima parte del romanzo si basa SOLO su di lui che si sforza di non continuare a scrutare in case altrui mi è venuto da ridere. Non ho trovato la cosa né inquietante e né disturbante. L’ho solo trovata ridicola. Per fortuna le cose migliorano nella seconda parte, quando si affronta il tema della cittadina con un passato oscuro, dove le streghe venivano bruciate e si creava l’acqua (the witch water, appunto) con le ossa dei neonati. Il nostro guardone si troverà a investigare sul passato di uno stregone defunto tre secoli prima e presto ne percorrerà la stessa strada, accingendosi ad accogliere nel suo cuore nero i segreti rivelati. Il finale è decisamente la parte migliore del romanzo, anche se non giustifica tutte le pagine macinate per arrivarci (in compenso motiva la seconda stellina nel voto).

Lo stile appare molto appesantito, almeno rispetto al solito. Le descrizioni, per quanto minuziose, sono anche interminabili e distruggono un ritmo già abbastanza piatto. Alcuni dialoghi sono funzionali, altri sembrano messi lì per riempire spazi altrimenti vuoti. Rimane qualche scena particolarmente riuscita, come ad esempio la morte nel barile, e qualche passaggio che  ricorda come Lee sia diventato uno degli autori horror migliori degli ultimi anni.

Per il resto, direi che si tratta di un romanzo di passaggio verso il successivo. Consigliato solo a chi già ama lo scrittore e non vuole perdersi neanche una sua uscita. Per gli altri suggerirei di rivolgersi altrove.

Due revolver.

(Mauro Saracino)