Pavlov’s Dogs e The Omega Dog, di D.L. Snell e Thom Brennan

D.L. Snell / Thom Brannan
Pavlov’s Dogs / The Omega Dog
Permuted Press, 2012-2013

Ho deciso di recensire insieme i due libri, in quanto uno il seguito dell’altro, anche se diversi per stile e sviluppo. La trama del primo mi aveva subito colpito per l’idea geniale: lupi mannari, creati artificialmente in un’isola adibita a laboratorio, costretti a muoversi in un mondo ormai infestato dai morti viventi. Okay, in sostanza abbiamo licantropi contro zombie, abbastanza originale, no? Diciamo subito che nel primo volume la parte del leone (scusate il gioco di parole) l’hanno i lupi. Questi ultimi sono caratterizzati alla perfezione, soprattutto per quanto riguarda la diatriba tra l’Alpha del branco e quello che assumerà il ruolo dell’Omega. In uno scenario apocalittico, si muovono moltissimi personaggi, tanto che non è semplicissimo districarsi subito tra i vari nomi, anche perché il ritmo è indiavolato. Non mancano scene di violenza selvaggia e anche qualche ottimo colpo di scena che serve a mantenere viva l’attenzione del lettore. Come protagonisti, gli autori hanno scelto due anti eroi, Ken e Jorge, che restano impressi dalle prime battute e che ritroveremo anche in The Omega Dog. La parte finale – abbastanza prevedibile, lo ammetto – è assolutamente sublime: drammatica, grottesca e spaventosa al tempo stesso. Tanto mi erano piaciuti gli ultimi capitoli di Pavlov’s Dogs che non ho potuto resistere all’acquisto del seguito. Tanto per dirne una, mi è successo lo stesso solo ai tempi di The Rising di Brian Keene o del Frankenstein di Dean Koontz.
In ogni caso, difficilmente avrei pensato di rimanere tanto deluso da The Omega Dog. Se infatti da un lato abbiamo un miglioramento stilistico da parte dei due autori, soprattutto dal punto di vista dei dialoghi – perfettamente riusciti – dall’altro ci sono dei problemi strutturali molto evidenti. Prima di tutto, molti eventi sembrano quasi slegati gli uni dagli altri e spesso si fa fatica a tenere il filo della narrazione o semplicemente risulta difficile comprendere perché un personaggio si trovi in una determinata situazione. In secondo luogo, la trama in sé appare un po’ forzata e priva del mordente che aveva caratterizzato il primo episodio. La psicologia di Kaiser – l’Omega Dog, appunto – a un certo punto viene abbandonata, senza apparente motivo. Anche il finale appare un po’ tirato via e mi ha lasciato un senso di delusione inaspettato. Qualche lato positivo ovviamente c’è, a partire dagli zombi mutanti, particolare che purtroppo poteva essere sviluppato meglio.
Il mio consiglio è di leggere senza indugio Pavlov’s Dogs anche se dovete aspettarvi una maggiore attenzione sui licantropi (zombie fan, siete stati avvertiti) e di lasciar stare il sequel che rischia di compromettere una storia ben riuscita. In ogni caso, ho intenzione di tenere d’occhio il duo Snell/Brannan per i lavori futuri.

3 revolver e mezzo (facendo una media).

(Mauro Saracino)