Guardie e ladri, di Luca Pagnini

Vivere, giocare…
Che giocare sia una cosa maledettamente seria, ormai lo sanno tutti. Ci sono delle regole, il rispetto per l’avversario, l’impegno di giocare bene per sé e per gli altri, la voglia di vincere che consuma più energie di una corsa a rotta di collo e tutto questo per cosa lo si fa? Per avere il tempo di dimenticarsi delle ginocchia sbucciate e passare al prossimo. Molti sono portati a pensare che il gioco sia l’anticamera della vita da adulti, dove ci sono regole meno evidenti e più flessibili, che possono sempre essere aggirate. Una competizione in cui il rispetto per l’avversario non è a prescindere, ma direttamente proporzionale a parametri variabili. Un confronto che non prevede l’impegno, quanto la capacità di acquistare – non solo monetariamente – gli obiettivi più vantaggiosi e la voglia di vincere sostituisce ogni morale conosciuta sul pianeta terra. Per cosa si vive? Semplice, per avere sempre più vantaggio e congelare la situazione più favorevole. Giocare è la versione pulita e corretta della vita? Forse sì e i bambini sono più onesti degli adulti.
Nascondino, l’orologio di Milano, ruba bandiera, rimpiattino, sono dei giochi che hanno un corrispettivo nella vita; nascondersi dalle proprie responsabilità e dalle conseguenze, avanzare alle spalle di chi non ci controlla, fregare agli altri qualche cosa di ambito, scaricare le colpe sul prossimo.
Poi c’è Guardie e ladri, ma questo è un libro di Luca Pagnini, un collega della redazione di Nero Cafè, che ha raccolto in un volume ben quindici racconti frutto di un’esperienza ventennale sul campo; dalle indagini svolte in una Firenze che rivive nelle sue parole ai crolli psicologici di protagonisti che vivono avventure randagie, in bilico tra chi prende e chi scappa. Noir, giallo e pulp senza paura nelle pagine di un libro in grado di “prendervi” subito, senza passare dal via.

Guardi e ladri, di Luca Pagnini, Edizioni La Gru Collana Cortocircuito, 248 pagine, € 16,50.

(Mirko Giacchetti)