Dracula, “Impalatore” di Valacchia
“Mezzanotte. Ho parlato a lungo con il Conte. Gli ho fatto alcune domande sulla storia della Transilvania, e l’argomento lo ha chiaramente coinvolto. Parlando di fatti e persone, soprattutto di battaglie, si esprimeva come se avesse vissuto ogni cosa.”
Così annota nel suo diario Jonathan Harker, uno dei protagonisti del celeberrimo romanzo Dracula, scritto dall’irlandese Bram Stoker.
L’Autore non ha certo inventato la figura del vampiro. Tuttavia ha avuto l’indiscusso merito di mischiare il “non morto” della tradizione rurale dell’Est Europa con l’eleganza della creatura di Polidori, incarnando il tutto in un personaggio storico realmente esistito: Vlad Tepes III, voivoda di Valacchia, coraggioso guerriero e spietato sovrano del XV secolo anche noto come l’Impalatore.
In poche righe sarebbe impossibile trattare le vicende dell’uomo, tanto meno l’intricato quadro politico del suo tempo. Ciò su cui vorrei porre la lente d’ingrandimento sono quei fatti che hanno portato uno scrittore come Stoker a scegliere Vlad Tepes come simbolo di malvagità assoluta.
Egli conosceva l’opera pubblicata nel 1896 (un anno prima del suo romanzo!) da Ian Bogdan, e gli studi da questi compiuti sull’Impalatore, indagini volte a dipingerlo come un tiranno spietato attraverso la rilettura degli aneddoti tramandati dalle tradizioni tedesca, russa e romena.
Già soltanto la scia di morte e devastazione che Vlad lasciò dietro di sé nelle numerose guerre che dovette combattere per la conquista del potere basterebbe a giustificare la sua oscura fama.
Tuttavia, gli episodi più terribili riportati dalle fonti, avvennero lontano dai campi di battaglia.
Sappiamo per esempio dalla Storia del voivoda Dracula, stampata a Vienna nel 1463, che Vlad fece uccidere senza pietà tutti i cittadini di Amlas, cittadina politicamente affine a un suo rivale. Come prima cosa fece impalare il cappellano e i nobili, poi ordinò di dare alla fiamme tutte le abitazioni. Morirono 30.000 persone, donne, vecchi e bambini inclusi.
Anche gli abitanti di Brasov subirono lo stesso tremendo destino, colpevoli di essersi rifiutati di pagare le tasse al voivoda. Le colline intorno al villaggio si riempirono di pali con infilzate persone moribonde. Mentre i loro corpi venivano straziati dagli avvoltoi, Vlad chiese di poter pranzare, lieto di avere come panorama una foresta di impalati. A testimonianza degli eventi è rimasta anche una macabra xilografia del 1499.
Sappiamo che l’impalamento era una pratica diffusa già in precedenza, ma con Tepes raggiunse livelli di lugubre perfezione: i pali erano di lunghezza differente, in base all’importanza della persona, ma mai alti meno di due metri. Il diametro era di circa quindici centimetri e, a differenza di quanto si possa pensare, la punta era arrotondata e cosparsa di grasso o materiali oleosi. Il palo veniva introdotto nell’ano della vittima e fatto fuoriuscire dalla bocca, per poi essere piantato nel terreno. I bambini venivano infilati sopra le madri, su uno stesso palo, mentre altri erano piantati al suolo a testa in giù. In molti casi le vittime non morivano subito, ma agonizzavano in maniera orrenda per ore e ore. Naturalmente, quando Vlad aveva poco tempo, come durante le battaglie, faceva infilzare le sue vittime direttamente nel petto con rudimentali travi dalla punta aguzza.
I cadaveri rimanevano issati per giorni, come monito della potenza e della intransigenza del sovrano.
Secondo alcuni la figura di Dracula fu esagerata e mitizzata in negativo.
Le fonti sono per esempio discordi su un episodio precedente i fatti citati, accaduto per l’esattezza durante la Pasqua del 1457. Si tramanda che l’Impalatore, appena conquistato il potere, invitò a un sontuoso banchetto le personalità più in vista di Tirgoviste, a suo parere responsabili della morte del fratello e del padre. Egli prima pranzò con loro apparentemente in amicizia, poi, a fine pasto, dopo averli interrogati sui motivi dell’instabilità del regno, fece circondare la sala dalle sue guardie personali e impalare tutti gli invitati, le loro mogli, i loro figli e i loro servitori.
La già citata viennese Storia del voivoda Dracula riporta cinquecento vittime.
Lo storico Calcondila presenta invece i fatti i modo diverso: secondo lui non fu un massacro collettivo, ma si trattò di una serie di esecuzioni svoltesi nel tempo, che portarono alla morte ben ventimila esseri umani.
Il nostro contemporaneo Matei Cazacu, nel suo Dracula, rivalutando la traduzione romena delle Cronache di Valacchia scritte nel XVII secolo, ridimensiona molto le cifre, indicando gli impalati della Pasqua di sangue in “soli” cinquanta.
E cosa dire della festa di Tirgoviste, organizzata dal sovrano in favore di tutti gli storpi, i mendicanti e i malati del regno? Attirati da un sontuoso banchetto a palazzo, il principe li accolse dichiarando che sotto di lui nessuno avrebbe dovuto più soffrire la fame. Tutti, con grida di giubilo, iniziarono a mangiare e bere a sazietà. Fattosi tardi, Vlad ricomparve e chiese agli invitati: “che altro vi piacerebbe? Vorreste non avere mai più alcun problema per il futuro?” Alla risposta affermativa, Dracula diede ordine di chiudere la sala del palazzo e di far ardere tutti vivi.
Il problema dei deboli del regno era stato così risolto in modo drastico.
La crudeltà di Dracula per alcuni non era pura brama di sangue, ma semplicemente utilizzo dello strumento del terrore per tenere a bada situazioni politiche e sociali molto difficili.
Altri episodi celebri riguardano i rapporti del voivoda con gli ambasciatori stranieri.
Quando nel 1461 alcuni emissari del Sultano Turco rifiutarono per motivi religiosi di togliersi il copricapo al suo cospetto, egli glielo fece inchiodare in testa.
Ma il nostro aveva anche dei punti deboli; in particolare adorava essere adulato.
Si narra che una volta un mercante subì il furto di un sacchetto di denaro. Lamentatosi con Vlad Tepes, la notte successiva riebbe il suo denaro, aumentato di una moneta. Il principe disse di aver preso e impalato il ladro, e invitò il mercante a contare le monete. Si trattava di un tranello, poiché nel sacchetto ne era stata appositamente aggiunta una in eccedenza. Il derubato però dimostrò di essere un uomo onesto: avendone trovata una in più, la restituì a Vlad, il quale, soddisfatto, gli rivelò che, se non fosse stato sincero, sarebbe stato impalato di fianco al ladro.
Ultimo episodio. Nel Racconto del voivoda Dracula, serie di aneddoti del 1486, si riporta di un messaggero del re ungherese Mattia il quale, giunto al cospetto del voivoda, gli arrecò una pessima notizia. L’Impalatore fece preparare un magnifico palo d’oro e gli chiese se fosse abbastanza regale per il messaggero di un sovrano importante come Mattia. Alla risposta che la vita del messaggero era a disposizione di un re tanto saggio e potente come Dracula, egli permise all’ambasciatore di andarsene, contento di essere stato adulato.
Il vero Dracula, uomo in carne e ossa, non risulta forse più spaventoso del vampiro inventato dalla letteratura del terrore?
(Giuliano Conconi)
Fonti: M. Cazacu, Dracula la vera storia di Vlad III l’Impalatore, Mondadori, 2006, Milano S. Klein e M. Twiss, I personaggi più malvagi della storia, Newton Compton Editori, 2010, Roma.