The canal, di Ivan Kanavagh

the-canalTitolo: The Canal
Regia: Ivan Kavanagh
Genere: horror, horror psicologico
Anno: 2014
Attori: Rupert Evans (David); Antonia Campbell-Hughes (Claire); Hannah Hoekstra (Alice); Kelly Byrne (bambinaia); Steve Oram (detective McNamara).

Trama

L’archivista di film David vive felicemente con sua moglie Alice e con il figlio Billy, appena entrato in età scolare, nella loro bella casa comprata quando Alice era incinta.
David è un po’ stressato al lavoro e comincia a sospettare fortemente che la moglie lo tradisca.
Inoltre, grazie alla sua collega di lavoro Claire, scopre dei rarissimi filmati d’archivio che riportano come la loro casa fu teatro di un gravissimo fatto di sangue risalente al 1902, quando un uomo assassinò la moglie e i due figli.
Da quel momento in poi la casa sembra ospitare misteriose presenze.

La recensione di Nero Cafè

Ammetto di aver visto questo film in una serata in cui il mio umore e la mia attenzione non erano al top, quindi ci sta che possa essere più critica del solito. Tuttavia, ho preso i soliti appunti durante la visione e…

La regia mi è piaciuta molto. Vi sono alcune inquadrature interessanti e alcune riprese proprio belle, rafforzate da una buona fotografia e da giochi di luci davvero pregevoli; di contro, alcune scene sono un po’ troppo altalenanti e rapide e questo rischia di destabilizzare lo spettatore, che più dell’adrenalina sente salire la confusione. Il ritmo della narrazione è lento, lento davvero e per più di un’ora (circa 75 minuti) non accade praticamente niente, o comunque molto poco, ed è un peccato in quanto la trama, seppur poco originale, potrebbe risultare interessante.
I dialoghi che caratterizzano il film cadono, qualche volta, nei cliché, ma nonostante questo sono coerenti e ben si accoppiano ai personaggi cui le battute sono riservate. Parlando di soggetti, invece, risultano purtroppo “piatterelli”, senza particolari caratteristiche né un carattere psicologico ben sviluppato, tuttavia mitigato da ottime ambientazioni, molto tenebrose e claustrofobiche. Altra pecca del film, un doppiaggio davvero pessimo (piccola parentesi off-topic: per un periodo, l’Italia è stata patria indiscussa del doppiaggio… come abbiamo fatto a ridurci a questi livelli?)
Ho trovato gli attori scelti adatti ai ruoli a loro riservati, ma non sono stata particolarmente colpita dall’interpretazione di nessuno di loro, non per quanto riguarda gli attori protagonisti. Mi sono parsi poco espressivi, poco calati nella parte; gli attori non protagonisti, invece, mi sono piaciuti molto e sono stati capaci di mostrare la giusta espressività richiesta dalla situazione. Per finire, i costumi mi sono apparsi adatti e anche la colonna sonora l’ho trovata gradevole nonché adeguata.

Dunque, cosa non mi ha convinta in questa pellicola, nonostante alcuni tecnicismi non da trascurare? Innanzitutto, la mancanza di originalità: c’è molto poco di nuovo e quel poco non è narrato col giusto guizzo. Mi è sembrato un’accozzaglia di film già visti e rivisti (uno tra tutti, Shining) sfociante in un finale davvero tanto, tanto prevedibile, almeno per chi, come me, macina film horror da quanto era ancora una bambinetta. In aggiunta, manca la logica di fondo che dovrebbe far collimare ogni evento: dapprima il film imbocca la strada del paranormale, delle infestazioni, poi vira sulla psicologia e sulla follia umana e, infine, torna sul paranormale, ma non spiega nulla e lascia un sacco di interrogativi nello spettatore che, all’inizio, ripone fiducia in questa pellicola all’apparenza ansiogena ma desinata a un declino nella comune mediocrità dei film di genere.
A favore dell’opera, invece, devo dire che ho trovato una discreta tensione narrativa (non eccellente, ma comunque la curiosità ha la meglio sulla noia) e, soprattutto, sul finale vi sono alcune scene davvero molto disturbanti, che alzano nettamente la media altrimenti molto bassa della valutazione finale.

Film nella media (sempre bassa, purtroppo). Comunque, un’occhiata ci può stare.

Valutazione: due coltelli e mezzo.

(Tatiana Sabina Meloni)

terzo occhiop due coltelli e mezzo