Evil Eye: quando gli stalker si reincarnano

Evil Eye è un film di produzione indiana e americana, in quanto coprodotto da Blumhouse (per capirci, produttrice anche dei vari Insidious, The purge e Paranormal activity) e Purple Pebble (fondata da Priyanka Chopra, star di Quantico). Alla regia i fratelli Elan e Rajeev Dassani che, fino ad ora, avevano diretto pellicole minori.

La storia segue la duplice vicenda di Pallavi (Sunita Mani, vista in Glow, Mr. Robot e The good place) e di sua madre Usha (Sarita Choudhoury, vista in molti film e serie tv, tra cui Lady in the water, Jessica Jones e Homeland), la prima residente in America, con un buon impiego e il sogno della scrittura nel cassetto, mentre la seconda vive con suo marito in India. Usha spera che sua figlia trovi presto un bravo ragazzo e che si sistemi, come ha già fatto l’altra figlia. Pallavi, d’altro canto, asseconda sua madre per farla contenta, accettando di andare ad appuntamenti che Usha le fissa senza alcun preavviso. Finché Pallavi non incontra davvero un uomo che le interessa, Sandeep (Omar Maskati, visto in Unbelievable e Quantico) e del quale, in breve tempo, s’innamora. Sua madre, dapprima sembra apprezzare la cosa, finché non inizia a provare strane sensazioni a riguardo. E così, a poco a poco, veniamo a conoscenza del tragico passato che la riguarda, un passato che aveva sperato di dimenticare e di cui Pallavi non sa nulla.

Usha si convince così che Sandeep altri non è che la reincarnazione di un suo ex fidanzato rimasto ucciso durante una colluttazione in cui tentò di farle del male. Sua figlia non le crede, suo marito tanto meno e, proseguendo con la visione, anche allo spettatore non possono che venire forti dubbi a riguardo. Il film volgerà verso la follia della donna o, invece, ciò di cui è convinta corrisponde a verità?

Nel complesso, il film è organizzato benino, anche se la struttura non è delle più originali e lo svolgimento risulta piuttosto prevedibile. A tratti la trama sembra addormentarsi e rilassarsi su se stessa, lasciandoci col dubbio se sia davvero un horror, un thriller o un dramma familiare basato su una superstizione o sull’ossessione di Usha. Le due attrici protagoniste se la cavano nel loro ruolo, ma non riescono a far decollare la storia.

Film che non lascia il segno, nonostante la buona idea di fondo.

Due coltelli