Lorenzo Mazzoni e lo sbirro Malatesta

malatestaMalatesta, indagini di uno sbirro anarchico, di Lorenzo Mazzoni.

“Nessuno parlava. Non c’era più voglia di chiacchierare, la voglia della piazza, la voglia di socialità”.
Ferrara. Gioventù non più giovane alla vana ricerca di una scintilla, in un qualsiasi venerdì di provincia. Ugo, Manolo e Beppe, di estrazione sociale bassa, vanno verso derive alcooliche e discoteche di quart’ordine. Silvio, Samuele e Mauro, quasi i loro alter-ego benestanti, si dirigono verso derive bianche e tremebonda insofferenza contro gli extracomunitari. Lo sballo dei poveri e quello dei ricchi. In comune ai due terzetti, una passione per i cani e per la presidentessa della locale associazione cinofila, attraente ex ministro, rifugiatasi tra le braccia e nelle tasche di un ricco imprenditore del luogo. Finché al trio più squattrinato viene l’idea di rapire la donna. Con un piano talmente sconclusionato da risultare efficace, in barba alle forze dell’ordine, mobilitatissime, vista l’importanza del personaggio. Sulle loro tracce, in modo ancor più tragicamente sconnesso, decidono di mettersi gli altri tre, i rampolli-bene. Dando il via a una specie di inconsapevole sfida a distanza, tra menti non esattamente lucide ed efficaci. Tra classi, tra convinzioni. In fondo, entrambe perdenti
Non è un romanzo nero quello di Lorenzo Mazzoni. È, piuttosto, una brillante commedia satirico-sociale, lieta, anche divertente in parecchi passaggi, ma non mancano i luoghi comuni. Non sono nascoste le opinioni di chi scrive, a rischio di essere eccessive e, in qualche tratto, anche un pizzico offensive. Né nascosti sono i riferimenti ai personaggi reali: la protagonista è riconoscibilissima, identica in tutto e per tutto a una nota parlamentare rossocrinita, tranne che per il nome. Peraltro, tutto è presentato in modo intellegibile, intelligente e anche gradevole, grazie ai simpatici disegnini che decorano ogni capitolo. Lo stile è scorrevole, colorito il giusto, zeppo di trovate simpatiche, che rendono la lettura divertente. Ma più per i particolari che per l’insieme. I protagonisti sono troppo squadrati, ognuno di essi è come avesse una sola, peculiare, caratteristica. Senza le contraddizioni che sono invece tipiche dell’umanità tutta. E la vicenda sembra volta a sbandierare le convinzioni dell’autore, le solite litanie su una società alla deriva. Giuste, certo, ma ridondanti.
Approcciandosi a questo libro, fondamentale è sapere cosa si troverà. Se si prende consapevolezza di quanto l’opera sia molto poco nera, non donando certo brividi di paura ma piuttosto sorrisi un po’ amari, ci si può avvicinare fiduciosi.

(Giovanni Cattaneo)