L’appuntamento, di Piergiorgio Pulixi

Avere il controllo assoluto, totale. Non sul corpo altrui, non solo, non basta. Poter tenerne in mano la mente, poter giocare con l’anima. Tentazione crudele, tentazione irresistibile. Tentazione demoniaca.
Ristorante elegante. Primo appuntamento fra un uomo e una donna, incontro apparentemente normale, galante, promettente. Apparentemente. In realtà, lei è costretta a star li, ad assecondare i voleri dell’uomo. Per saldare un debito, per salvare quel che resta della sua vita. Quasi spererebbe di dover concedere il suo corpo. Rassegnata all’inevitabile. Invece, quel che l’aspetta è decisamente peggio. È umiliazione, è sottomissione, è annullamento di sé. Nelle mani di un crudele torturatore, massacratore di orgoglio e dignità. E lei si fa annullare. Accetta forzosamente di toccare il fondo. Fino alla fine. Per vedere dove lui può arrivare. Ma quella sera nulla è come sembra. La vittima prova a diventar carnefice. E iniziano i colpi di scena, inizia un’altalena continua dove i ruoli sembra si ribaltino. E la posta aumenta sempre di più, la posta diventa l’esistere stesso. In un mondo dove, ormai, tutto di noi è disponibile in rete.
Disturbante, molesto, abrasivo questo romanzo di Piergiorgio Pulixi (che abbiamo intervistato qui; del libro invece abbiamo già parlato qui, ndr). È un noir essenzialmente psicologico, con scene minimaliste e tensione altissima. È cattiveria assoluta, è marcio desiderio di annullamento, derivante dal delirio di onnipotenza. L’autore è allievo di Massimo Carlotto, e si vede. Va a toccare le corde più dissonanti dell’animo umano, il male fine a se stesso. Che non è fisico, quello non è il peggiore. È distruttivo dell’animo, degli affetti, della vita. Che diventa fardello insopportabile. E il lettore si sente soffocare, vorrebbe girarsi dall’altra parte, vorrebbe non guardare, ma è attratto irresistibilmente da questa inquietante opera, è curioso di capire fin dove si potrà arrivare, quanto in basso si potrà scendere. E si guarda attorno smarrito, controlla il suo PC e tutti i dati che ha dentro, verifica che chi ha accanto stia bene. E il linguaggio usato da Pulixi è perfettamente funzionale, asciutto, molto dialogato più che descrittivo, con ambienti più teatrali che cinematografici, essenziali, come ci fosse una abbacinante, oscena luce bianca che denuda la psiche dei protagonisti, con un nero totale come sfondo. E la coerenza direi tecnica è assoluta, meticolosa, credibilissima.
Un lavoro da brividi, un lavoro dove è richiesta perfino al lettore una buona dose di coraggio. Quindi, certamente non per tutti. Ma assolutamente imperdibile per chi sa sporcarsi, per chi non ha paura di uscirne con qualche segno nero sulle sue certezze.
E, per favore, voglio una riduzione teatrale. Tragedia in tre atti.

(Giovanni Cattaneo)