Ice Nine Kills – Il Teatro degli Orrori

L’idea dietro a questo disco (The Silver Scream) è una di quelle che ti fanno dire: “Ma come mai nessuno ci aveva pensato prima?». Il connubio tra cinema horror e metal non è una miscela a cui il pubblico di questo genere musicale sia estraneo, ma, di solito, questo mix si limita al citazionismo più o meno esplicito. Abbiamo tracce ispirate al film di turno o dischi basati su un concept horror, ma difficilmente si dà vita a un legame così stretto come quello che viene proposto in questo caso. Quello che hanno fatto gli Ice Nine Kill (nome ispirato al romanzo di Kurt Vonnegut, Ghiaccio-nove) è un lavoro molto più metodico in cui, personalmente, non mi ero mai imbattuto. (Potrebbe essere una mia lacuna, la produzione musicale è così vasta che sicuramente mi sarò perso dei precedenti più o meno celebri).
Cosa troviamo quindi in The Silver Scream?
Tredici tracce, tredici film cult dell’horror. Ma la band non si limita a ripercorrere lo script del film attraverso le liriche. No, il colpo di genio sta nell’essere riusciti a ricreare atmosfere e mood del film attraverso la musica, in maniera che ogni traccia sia un viaggio in quell’universo cinematografico, completo di citazioni, motivetti e rievocazioni sonore di tutte quelle scene che sono rimaste scolpite nella memoria dei fan. Così facendo ogni brano è legato a doppio filo con il materiale da cui trae ispirazione e il talento compositivo dei musicisti è totalmente al servizio dell’opera trattata.
Un’operazione del genere è resa possibile dall’invidiabile capacità tecnica della band, che si destreggia tra cambi di tempo e di stile con facilità imbarazzante, e che riesce con questo quinto album a raggiungere il suo apice artistico. Gli INK non sono nuovi alle contaminazioni con il genere horror, il loro album Every trick in the Book aveva già intrapreso una strada simile ispirandosi in ogni traccia a famosi libri del genere, ma è solo con Silver Scream che questa alchimia raggiunge la sua forma definitiva. Analizziamo alcuni dei brani di spicco per capire un po’ meglio di cosa stiamo parlando.

American Nightmare
La prima traccia del disco inizia strascicata, quasi assonnata, ma non lasciatevi tratte in inganno. Gli INK si divertono a farvi fare le montagne russe. Difatti la canzone esplode sulla frase: “Early to bed, early to die” entrando in una strofa fitta di voci urlate che ci tempestano la mente come gli artigli di Freddy Krueger. Il classico di Wes Craven, A Nightmare On Elm Street, prende forma sonora con violenza fino a un ritornello pieno di melodia che si conclude con un sussurrato: “Sweet dream” per lasciar spazio a soli di chitarra mai banali o riempitivi, ma sempre incastrati perfettamente nell’architettura della canzone. Su questa impostazione si viene trascinati fino al bridge, dove le voci inquietanti di bambine che cantano filastrocche malsane convergono in un perfetto breakdown stile INK. Violento e spacca vertebre. Questa è la ricetta vincente della band: metal-core, melodia e teatralità.

Thank God It’s Friday
La canzone dedicata a Venerdì 13 si apre con una chitarra acustica e un coretto che richiama le ballate suonate davanti al fuoco nelle notti di campeggio e così facendo ci catapulta immediatamente a Camp Crystal Lake. Ma la beatitudine dura poco. Ancora una volta la ballata viene interrotta brutalmente da un muro di chitarre accompagnate da Ki-Ki-Ki, Ma-Ma-Ma, i suoni spettrali che nel film accompagnano l’entrata in scena di Jason Voorhees, il Serial Killer mascherato più famoso della storia dell’horror, che qui diventano un trascinante intro in growl per il brano. La strofa velocissima inanella giochi di parole e citazioni dal film per poi tornare a riprendere la ballata dell’inizio con un ritornello malinconico. Brano riuscitissimo e da ascoltare a ripetizione, ma non temete, siamo già pronti per saltare in un altro film.

The Jig is up
Con questo brano gli INK abbandonano i classici film del passato per puntare l’attenzione su una produzione più recente. Saw l’enigmista (Jigsaw nel titolo originale del film). Uno psicopatico che tortura la gente a suon di enigmi tentando di fargli comprendere il valore della vita (o almeno questa è la scusa che ha sempre usato) non può che essere un ottimo protagonista per una canzone metal. I film di Saw sono diventati un franchise lunghissimo (e francamente evitabile), ma il capostipite della saga resta una perla del genere. Il quintetto non tiene a freno l’irruenza in questo brano, dove growl e riffoni di chitarra distorta si accompagnano a sprazzi orchestrali per sfociare in un maestoso ritornello, un’altra melodia azzeccatissima, dove i giochi di parole con il termine “saw” si sprecano. I saw through the selfish but saw no soul/ They saw through skin, they saw through bone.
Il brano si mescola con la voce dell’enigmista che recita celebri frasi dal film in un crescendo trascinante, fino all’inevitabile Game Over.

It is the End
In un disco di questo tipo poteva mancare il capolavoro di Stephen King? Certo che no. Musichette da circo fanno da sottofondo alla voce di It del cantante degli INK che ne indossa le vesti, e che, in pieno stile musical, recita e canta il dialogo iniziale tra il pagliaccio mangia bambini e Georgie, la sua prima vittima. Lo scambio di battute si spegne su un sussurrato “We all float down here”. E da qui in avanti la canzone è un guazzabuglio di ritmiche metal su cui si innestano trombe, melodie simpatiche e urla atroci, a creare un maestoso caos che prenderà sempre più senso a ogni ascolto. O forse il caos vi inghiottirà nelle viscere di Derry, Maine, e non farete mai più ritorno.

Enjoy your Slay
Negli alberghi americani si è soliti salutare gli ospiti usando la frase: “Enjoy your stay/godetevi la permanenza”. Gli INK non si sono lasciati scappare la ghiotta occasione di scherzarci sopra e, quando hanno scelto di dedicare un brano all’albergo più famoso dell’Horror – l’Outlook hotel di Shining (ringraziamo anche questa volta King per la sua penna benedetta dai grandi antichi) – hanno optato per una variazione più sanguinosa della classica frase, che qui diventa “Enjoy your Slay/Godetevi il massacro”. Se i giochi di parole non fanno per voi, vi do altri due motivi per ascoltare questo brano. Primo, potrete godervi un breakdown da far tremare la terra introdotto dalle voci delle gemelline di Shining che dicono “Come play with us”. E, secondo, potrete ascoltare Sam Kubrick, nipote del leggendario regista Stanley Kubrick, urlare in una canzone metalcore che parla del film di suo nonno.

Mentre scrivo queste righe, gli Ice Nine Kills si preparano per l’uscita del loro nuovo disco che sarà il seguito di Silver Scream e utilizzerà lo stesso concept dedicandosi però ad altri classici dell’horror come American Psycho, Resident Evil e La Bambola Assassina. Le prime canzoni promettono molto bene e questa band sembra continuare a crescere e ad evolversi affinando la propria arte e rincorrendo un sound unico, che si discosta da tutto il panorama metal-core ed emo-core, grazie alla sua spiccata teatralità, alla maestria dei suoi musicisti e al sodalizio ormai collaudato con il mondo dell’horror.
Se vi piace il genere, e ancora non li conoscete, date loro una possibilità.

(Daniele Tredici)