Dossier satanismo: il satanismo fai-da-te, in nome di Satana o del disagio giovanile?
Accanto al satanismo strutturato di cui ho parlato nell’articolo precedente, esiste quello cosiddetto fai-da-te, più pericoloso perché imprevedibile, meno controllabile numericamente e più soggetto alla commissione di crimini, anche gravi.
Gli studiosi distinguono un “satanismo degli adulti” più strutturato – e per questo più riconoscibile e, almeno in teoria, più quantificabile – e un “satanismo giovanile” – o “acido” – il più diffuso, in cui rientrano tutti quei ragazzi, spesso minorenni, che per lo più inscenano cerimonie sataniche scimmiottando quello che hanno visto in film horror o letto su internet. A volte si riuniscono in gruppi composti da pochi individui, non sempre vere sette, e sono difficili da quantificare e studiare, anche perché si viene a conoscenza della loro esistenza solo nel caso in cui i suoi membri commettano crimini o all’interno dei rituali avvengano incidenti.
Giovani sbandati, spesso già tossicodipendenti o con qualche deficit mentale preesistente, privi di prospettive per il futuro e di figure di riferimento capaci di trasmettere loro dei valori, cercano la propria identità nella trasgressione e in azioni “forti” e scandalizzanti da mettere in atto in gruppo, sotto la guida del soggetto più carismatico. Per lo più profanano chiese e cimiteri, a volte organizzano orge con elementi non sempre consenzienti e possono passare dal sacrificio di animali a quello umano o all’eliminazione di chi tradisce o vuole uscire dal gruppo. Il tutto in nome di un “Satana” sempre più privato del suo significato religioso-filosofico e ridotto a giustificazione di facciata per le violenze commesse.
L’uso dei social permette: a livello macro, la diffusione di vere e proprio sette “non di residenza”, ovvero non è più necessario che i membri siano segregati nello stesso luogo, perciò possono apparentemente condurre una vita normale; a livello micro, l’isolamento dal mondo esterno e il potersi (dis)informare sull’esoterismo, cosa che fa crescere il numero dei satanisti solitari o in coppia che non cercano ulteriori adepti.
Il caso più famoso di satanismo che in Italia ha causato delle vittime è stato quello delle Bestie di Satana, ma ne parlerò quando tratterò il tema delle sette e in vista dell’aggiornamento del mio saggio Charles “Satana” Manson: demitizzazione di un’icona satanica (Nero Press Edizioni, 2014). Qui mi voglio soffermare sull’omicidio/sacrificio in nome di Satana di Suor Maria Laura Mainetti, avvenuto a giugno del 2000, all’apparenza proprio il gesto satanico che il ministero degli interni temeva per il Giubileo e per cui ha stilato il rapporto Sette Religiose e Nuovi Movimenti Magici in Italia da cui sono partita per questo dossier.
Il 6 giugno del 2000 suor Maria Laura Mainetti, Madre superiora dell’istituto delle Figlie della Croce di Sant’Andrea, fu uccisa a Chiavenna con diciannove coltellate da Ambra Gianasso e Veronica Pietrobelli, entrambe di diciassette anni, e Milena De Giambattista, di soli sedici. Le coltellate avrebbero dovuto essere diciotto, sei per ciascuna ragazza, in onore del numero della Bestia: 666.
Suor Mainetti è stata uccisa in nome del diavolo, perciò sarebbe un caso ascrivibile al satanismo occultista in quanto la figura di Satana era ritenuta reale dalle assassine, tant’è che la religiosa è stata considerata martire e, per questo, il 6 giugno del 2021 è stata dichiarata Beata. Se si leggono le dichiarazioni delle tre giovani, si scopre però che il delitto è nato per un misto di noia, disagio giovanile e autosuggestione, in cui atti di autolesionismo, le sbronze sempre più frequenti di vodka, le canzoni di Marilyn Manson interpretate come messaggi satanici e di violenza, un giuramento di sangue e l’auto-isolarsi dai coetanei e dagli adulti, hanno innestato una sorta di follia a due allargata a tre, trasformando le minorenni prima in sacrileghe (hanno, per esempio, rubato e bruciato una Bibbia), poi in assassine. In carcere hanno dichiarato perfino di non credere nemmeno tanto al maligno e che negli ultimi giorni prima del delitto avevano vissuto nella convinzione che qualcuno o qualcosa sarebbe intervenuto per fermarle.
Una volta deciso di uccidere un religioso, all’inizio avevano pensato a don Ambrogio Balatti, oggi monsignore, ma fu giudicato “difficile da uccidere” perché corpulento. Ambra, la leader del gruppo, per telefono convinse allora la più minuta e inoffensiva suor Minetti a incontrarla in segreto in un vicolo, dicendo di chiamarsi Erica, di essere rimasta incinta dopo uno stupro e di aver bisogno di aiuto. Era una trappola: Ambra/Erica colpì al capo la religiosa con una mattonella per stordirla, poi le tre amiche la accoltellarono, passandosi di mano in mano il coltello.
Le ragazze erano minorenni e all’inizio non si volle credere che avessero fatto tutto da sole, perciò le indagini si concentrarono sulla ricerca di un “Santone”, magari sposato e amante di una delle ragazze, che avesse ispirato l’omicidio, finché gli inquirenti si arresero all’evidenza che erano state loro, mettendo in scena quello che per il pubblico ministero Maria Cristina Rota è stato un atto di “satanismo casareccio”.
Le ragazze, alle quali è stata riconosciuta la seminfermità mentale, sono state condannate a pene brevi e sono oggi libere: hanno cambiato nome e si sono fatte un’altra vita, dopo averne tolta una per… forse il vero motivo non lo hanno mai capito neanche loro.
(Biancamaria Massaro)