Il tessitore di incubi, di Francesco Altan

Quanto è reale la letteratura?

Il libro e la carta di cui è composto sono reali, ma le storie che raccontano, lo sono? Il primo consiglio che si sente dire un aspirante scrittore è: scrivi di ciò che conosci, delle tue passioni, del tuo lavoro. Insomma, lo scrittore, almeno quando scrive, per non mentire più del necessario, deve trattare solo cose che conosce bene. In un forum come quello di Nero Cafè sono forse tutti appassionati di torture e omicidi? Pensate che i partecipanti di Minuti Contati o del Premio Nero Lab siano degli Aguzzini?
Alcuni partecipanti sono così bravi che sembrano veri sociopatici, ma non è così (almeno credo); lo scrittore, con il suo bagaglio di conoscenze, riordina la realtà e innesta la sua fantasia per migliorare oppure ordinare ciò che lo circonda. Perché lo fa? Forse perché vuole capire, cercare un senso.
La lettura di genere a volte viene sminuita. La si considera come un passatempo che serve a rilassare, occupare del tempo e strapparlo alla noia.
Facciamo un esempio semplice: un unicorno è un buon mezzo di trasporto. Va a biada, che è un carburante economico, il “mezzo” risponde ai comandi vocali e può anche percorrere sentieri impervi che una semplice automobile non potrebbe permettersi. In più, è ecologico al 100%! L’unicorno però non esiste nella realtà, ma tutto ciò che lo compone è reale: un cavallo, un paio d’ali e un corno.
Anche nella fantasia non c’è nulla di originale; al limite ci possono essere combinazioni inedite, ma tutti gli ingredienti esistono. Molti dei personaggi umani ritratti da uno scrittore hanno caratteristiche di persone reali e così avviene anche per ciò che affrontano nelle pagine in cui sono intrappolati.
La fantasia dello scrittore può ordinare la vita che ci scorre intorno, nella speranza di spiegarla, darle un senso, insegnare qualcosa o mettere in discussione qualche verità inossidabile. La fantasia è sempre un buon mezzo per capire la quotidianità.
Molti degli ingredienti nei racconti sono veri; questo ci fa capire quanto la scrittura non serva solo a distendere e quanto, invece, sia reale.
Un primo consiglio per chi vuole scrivere le proprie storie potrebbe essere: sii onesto, poi viene il resto.
Francesco Altan con Il tessitore di incubi inaugura la nuova collana Profili Criminali della Minerva Edizioni. Altan cerca di scrivere thriller in una maniera diversa. L’autore mette a frutto l’esperienza di ufficiale di polizia giudiziaria unita all’insegnamento della storia dell’investigazione e criminologia per raccontare una storia e “divulgare argomenti di criminalistica e criminologia”.
Questa scelta fa sì che il tessitore di incubi sia diverso da molti romanzi, poiché il lettore non sarà solo coinvolto dalla storia, ma anche dalle tecniche di indagine adottate per comprendere meglio un predatore di uomini.

Il tessitore di incubi, di Francesco Altan, Minerva edizioni, 304 pagine, € 16,90.

(Mirko Giacchetti)


1 thought on “Il tessitore di incubi, di Francesco Altan

  1. Appena finito il tuo romanzo, che mi e’ piaciuto e molto anche. Hai il tuo stile, che al secondo libro letto riconosco meglio, con colpi di scena continui ed attenzione ai particolari che non son da meno di grandi scrittori del genere (sei “maniacale” nei dettagli quanto Deaver o Billingham, salti di scenario come Larsson….) e trovo che oltre un buon libro sia una bella sceneggiatura gia’ quasi pronta. Riduco la melassa dicendoti di qualche veniale ingenuita’ riscontrata: un elogio troppo forzato alla titolare (che non conosco) di una trattoria (invece nota) ed un profilo a mio avviso un po’ troppo borderline di Andrea che passa da spezzare reni a cinguettare con forse troppa facilita’. Ma ci sta, eccome.

    Stefano Pittarello giornalista televisivo di 7 Gold.

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