Recensione: Shutter Island
Corre l’anno 1954. L’agente FBI Edward “Teddy” Daniels (Leonardo di Caprio) si reca presso il manicomio criminale di Ashecliff , che sorge su un isola lontano dagli sguardi dell’autorità americana per ritrovare una donna -pluriomicida- scomparsa in modo misterioso. Teddy, affiancato dal nuovo collega Chuck (Marc Ruffalo) si troverà a dover fare i conti con l’ostruzionismo dei medici, con la ritrosia dei pazienti, con la durezza delle guardie carcerarie e con un passato di sangue che continua a perseguitarlo. Durante le indagini il Professor Cawley (Ben Kingsley) collabora pazientemente con Teddy, pur non ottenendo mai la sua completa fiducia. C’è qualcosa di pericoloso sull’isola e quando le ricerche portano i due agenti sulle tracce di un possibile complotto antigovernativo ordito da ex nazisti, gli eventi prendono una piega inaspettata. In un susseguirsi di colpi di scena, lo spettatore si trova a vorticare in un mondo fatto di inganni e sogni, dove la realtà non è mai quella che sembra. Martin Scorsese riesce a creare, con questo film, un opera di alta fattura che mescola momenti di raffinata poesia all’angoscia del non detto; da thriller psicologico Shutter Island assume a tratti le fattezze di una ideologia filosofica che è anche la ricerca della verità sul bene e sul male. Cosa è vero e cosa no? Quale realtà è giusto vivere? In quale mondo dovremmo scegliere di credere? In quello che tocchiamo o in quello che abbiamo dentro? E dove, i due mondi, arrivano a convergere? Leonardo Di Caprio offre l’ennesima prova della sua bravura, riuscendo convincente in ogni momento del film, in ogni sguardo, ghigno o lacrima. Siamo con lui per tutto il film, non lo molliamo un istante. I suoi sogni diventano il nostro incubo. Come lui vogliamo arrivare alla verità, a tutti i costi, aspettativa questa che non verrà delusa. Bellissimi la fotografia, la colonna sonora, il montaggio. In questo film non c’è nulla che non sia al proprio posto, tutto contribuisce a proiettare lo spettatore sull’isola, sotto una pioggia torrenziale o tra gli spruzzi delle onde che si infrangono sulla scogliera, nei tunnel bui del manicomio o nei sogni distorti di Teddy. Un film da non perdere, soprattutto per gli amanti del genere. Assegniamo 5 coltelli.
(Nero Cafè – Daniele Picciuti)