Ombre di ghiaccio, di Mauro Saracino

Ombre di ghiaccioLeggere Ombre di Ghiaccio, di Mauro Saracino, è stato come tuffarsi nell’horror più puro, genuino e primordiale, qualcosa che non avvertivo dai tempi di It di Stephen King. Non che ci siano elementi in comune così forti, ma la sensazione di un potere ancestrale, che tutto muove all’interno del suo regno di terrore, ecco, quella sensazione si è insinuata con prepotenza in me durante la lettura.

Il libro appaga in pieno le aspettative – che erano alte fin dal primo sguardo alla splendida copertina firmata Saber Core – e Mauro Saracino accompagna il lettore in un viaggio dalla duplice matrice, interiore – quella del protagonista Domenico e di tutti i comprimari – ed esteriore, perché per riscoprire se stessi i personaggi – tanto i vivi, quanto i morti – di questo romanzo dovranno anche camminare, correre, lottare.

Un viaggio dell’anima e nell’anima.

Inquietanti alcuni elementi che ora non mi sento di menzionare per non spoilerare. Certo è che Saracino riesce a ricreare un ambiente allo stesso tempo ospitale e selvaggio, accogliente e ostile. Il bosco di Ombre di ghiaccio vive, respira assieme a tutti i suoi abitanti. Esseri che sarebbe bene non incontrare mai.

Alcune piccole sviste ci sono, qualche battuta di troppo, reazioni a volte non del tutto verosimili, ma occorre dire che si notano appena, tanto è bravo l’autore a calare chi legge all’interno della vicenda. Forse, fra tutte le opere di Saracino lette finora, è quella – assieme a Il richiamo del sangue – che mi ha convinto di più.

Quattro coltelli, tutti meritati.

(Daniele Picciuti)