La tana di Mezzanotte, di Richard Laymon

Titolo: La tana di mezzanotte
Autore: Richard Laymon
Editore: Indipendent Legions Publishing
Anno: 2017
Pagine: 288
Prezzo: 3,99 euro (ebook) 18,00 euro (cartaceo)

Sinossi

Un gruppo di turisti si appresta a scoprire le meraviglie della caverna di Mordock, una grotta naturale scoperta agli inizi degli anni ’20, quando un improvviso blackout interrompe la gita. Sicuramente un guasto temporaneo destinato a risolversi in pochi minuti: questo è l’auspicio, ma il tempo passa e la luce non torna. Che fare? Risalire in superficie è impossibile, non resta che attendere i soccorsi o tentare un’altra via di fuga, la sola possibile, quella che si cela oltre il Muro di Ely, laddove in passato ha perso la vita una giovane donna. I più temerari decidono di abbatterlo, quel che non sanno è che così facendo dischiuderanno le porte dell’inferno.
Traduzione di Daniele Bonfanti. Illustrazione di copertina di Giampaolo Frizzi.

La recensione di Nero Cafè

Quando mi è stato raccomandato questo libro provenivo da una lettura davvero terribile. «Leggilo, che ne vale la pena» mi è stato detto. «Ha un intreccio fantastico.» Ed era vero.

Il romanzo è molto scorrevole, non ha “punti morti” e riesce a coinvolgere il lettore in maniera più o meno uniforme, seppur l’intreccio non sia affatto lineare. Richard Laymon, infatti, salta dal presente al passato narrativo, da un punto di vista all’altro; questo, però, invece di creare confusione, dona al lettore un quadro completo delle vicende così da far incastrare, evento dopo evento, ogni tassello. Ho trovato, inoltre, assai interessante lo stile: per nulla barocco, molto asciutto e a tratti essenziale, fa trasparire comunque un’abilità linguistica non indifferente. L’autore, insomma, gioca bene con le parole e con esse crea atmosfere claustrofobiche sfruttando pochi lemmi, capacità non cerco comune. Tuttavia, nonostante la sintassi molto sobria, non mancano le descrizioni e questo è una peculiarità che, personalmente, adoro.
I personaggi sono ben delineati, sotto l’aspetto fisico e psicologico. Certo, chi più chi meno: v’è qualche figura, pur principale, più abbozzata rispetto ad altre, ma l’essenza individuale riesce a trasparire comunque. I dialoghi reggono, sono coerenti con la circostanza e ben differenziati in base ai soggetti parlanti. Ottima, ma ottima davvero, l’ambientazione, pennellata nella sua magnificenza e nel suo orrore opprimente.

Indubbiamente, La tana di mezzanotte è un romanzo di qualità e presenta un ottimo intreccio al pubblico. Coinvolge, disgusta e inquieta come un vero horror dovrebbe fare. Il lettore vive il delirio, lo sconforto e la follia dei personaggi implicati nelle vicende, la paura di morire, la necessità di salvare le persone amate. Un’osservazione, però, è d’uopo: Laymon calca un po’ troppo la mano e alcune situazioni le esaspera col rischio di sfiorare l’incoerenza (pur senza cadervi). A tratti, inoltre, ho avuto l’impressione che l’autore desiderasse dare all’opera un più ampio respiro, ma che, per non dilungarsi troppo (forse per paura di annoiare il lettore?), si sia limitato a qualche accenno, rinunciando alla grandiosità di certe scene.
Critiche terminate, è l’ora dei complimenti. Laymon ha due qualità che ho davvero amato con tutta me stessa. La prima: la capacità di strutturare la psicologia dei personaggi tramite una serie connessa (e a volte sconnessa) di pensieri. Il flusso di coscienza risulta così realistico e in grado di dipingere la forma mentis dei protagonisti senza perdersi in descrizioni verbose. Seconda particolarità: Laymon non manda a dire le cose, proprio no. Se deve inserire una volgarità, ce la mette senza pensarci due volte. Eppure ha un’esposizione raffinata e i suoi turpiloqui non infastidiscono, risultando funzionali alla storia, al contesto, al punto di vista o alla descrizione del personaggio di turno. Peculiarità unica che in altri autori horror e splatterpunk non ho rinvenuto. Quindi, tanto di cappello.

Lettura davvero consigliata agli amanti del genere; non adatta a claustrofobici e impressionabili

Estratto

Era Katie, che si mise a ridere.
“Gesù, Giuseppe e Maria! Mi hai fatto prendere un infarto,” sussurrò lui.
Lei rise ancora più forte.
Lui sapeva bene che far prendere un bello spavento a papà, anche senza farlo apposta (come in questo caso), era considerata da Katie una delle vere gioie della vita. In classifica, si collocava al vertice insieme alle battute su caccole, rutti, chiappe e scoregge.
Con gusti del genere, pensò, finirà per preferire Stephen King, piuttosto che il suo buon vecchio papà.

Valutazione: quattro coltelli.

(Tatiana Sabina Meloni)

terzo occhio 4 coltelli