Soglia critica, di Alessandro Prandini

sogliacritica“Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita. E pochi sono quelli che la trovano” (Matteo, 7:13-14)

Bologna. Due omicidi in rapida successione. Due donne, vittime dello stesso, ricorrente modus operandi. Soffocate, nude e con “Bel Ami” di De Maupassant accanto a una scala come scenografia. Indubbiamente, non scelta a caso. Ma cosa possono significare un libro che racconta di un manipolatore in ascesa e un oggetto dal simbolismo spiccato? Compito del commissario Scozia e della vicecommissario Fiorentino far luce sulla vicenda. Scavando nel passato delle vittime, scoprendo un punto di partenza, un giorno lontano in cui le due assassinate, assieme ad altre due persone, si sono scambiate una promessa solenne. Risalire agli altri lati del quadrato servirà a risolvere l’enigma? Quando sembra che la soluzione sia vicina, un nuovo evento violento rimescola le carte, rendendo il caso ancora più ingarbugliato e ghiotto per i mass-media. Stavolta, direttamente interessati, quindi ancor più condizionanti. E ai due investigatori, le cui irrequiete vicende personali si andranno a intersecare con quelle lavorative, non resta che provare a sfruttarli.

Soglia critica è costruito certamente in modo ordinato, razionale, intellegibile. Scorre dritto come un’autostrada, senza quelle “sporcature” improvvise che lo renderebbero più imprevedibile. I personaggi non sono molto caratterizzati, sembrano formiche che si muovono tutte uguali in un campo, operose, affaccendate, ma prive di tratti che le distinguano. Senza quei dettagli di ambiente, limite ricorrente nelle opere a mano maschile, che colorerebbero il paesaggio, rendendo lo scenario pieno di erba e fiori profumati. È scritto in modo piuttosto matematico, le deduzioni investigative sembrano dimostrazioni di teoremi, evidenti consequenzialità più che brillanti intuizioni. Certo che la scala e il libro “Bel Ami” trovati sulle scene dei delitti non sono lasciati lì a caso, ma rappresentano una chiave, un codice. E certa freddezza è evidenziata anche da quelli che dovrebbero essere i “momenti caldi”, da brividi, quelli in cui la tensione erotica dovrebbe crescere piano piano. Invece, ad esempio, quando il commissario Scozia va a cena a casa della sua vice, dopo essersi abbuffati lei gli lancia un invito non certo irresistibile, sorprendente, inaspettato. Poi, la struttura tempistica. Tutto è narrato in passato remoto. Ma passato rispetto a cosa? C’è qualcuno che sta raccontando una storia? Ci si avvicina a un punto zero? Non molto convincente.

Chiaro, comprensibile, pulito. Molto dialogato, forse però eccessivamente asettico. A mio personale parere, per renderlo migliore ci sarebbe voluta qualche scordatura, qualche dissonanza in più.

(Giovanni Cattaneo)