Chi ha ucciso la signora Skrof?, di Mika Waltari
“Il lettore può abbandonare questo libro per qualche minuto, e cercare di indovinare chi ha ucciso la signora Skrof. Chi? Perché? Come? Se riesce a rispondere a queste tre domande è più intelligente di me”. Sublime crudeltà! Iniziare così l’ultimo capitolo è sfida irresistibile.
La ricca e avara signora Skrof viene trovata morta nel suo appartamento, soffocata dal gas. Suicidio, incidente o omicidio? Casualità, all’apparenza, ma un dettaglio non sfugge all’arguto commissario Palmu, un errore commesso dall’assassino che dà il via all’indagine. E, uno alla volta, si palesano i tanti personaggi legati in un modo o nell’altro all’anziana signora, tutti con un buon motivo per odiarla, con un segreto da nascondere, con un alibi da inventare. Soprattutto, molto interessati ai suoi cospicui averi. L’avido reverendo Mustapaa, l’avvocato Lanne, curatore dei lasciti della vittima, gli eredi naturali, i nipoti Kristi Skof e Kalle Lankela, promessi sposi loro malgrado, il di quest’ultimo inseparabile amico Kuurna, eccentrico pittore surrealista. Il corpulento commissario, attraverso il delicato gioco delle deduzioni e degli smascheramenti, prova a ricostruire la complessa vicenda e a dare un volto al misterioso omicida. Il tutto, nell’amaro scenario di una Finlandia pre-bellica, dove l’ossessione per il denaro è il motore della società.
Mika Waltari, eclettico e prolifico autore finlandese, attivo a lungo nella parte centrale del secolo scorso, si cimenta qua nel giallo classico, tipica Crime Story all’inglese tanto in voga in quel periodo. L’opera strizza sapientemente l’occhio a Agatha Christie, a A.C. Doyle, a Rex Stout di Nero Wolfe. Mescola infatti sapientemente intrigo e ironia, attorno alla azzeccata figura del commissario Palmu, misurato, metodico, deduttivo. Quasi paternamente burbero, nei confronti del suo immancabile assistente. Il tutto, però, in salsa finlandese, ponendo l’accento sulla loro proverbiale perseveranza, la “sisu”. Onestà, determinazione, assoluta dedizione a chi è loro vicino, capacità di raggiungere l’obiettivo in qualsiasi condizione, ai limiti della testardaggine. Il risultato finale è certamente apprezzabile. Seppure non originalissimo, e prosaicamente piuttosto datato – lo stile e l’architettura risultano un pochino antiquati, nonostante il traduttore si prodighi a modernizzare il linguaggio – il libro è certamente godibile, con un intreccio senza dubbio avvincente, ben costruito. E il provare a indovinare l’assassino ha quello stimolante sapore da competizione che appassionerà il lettore.
Avvincente, misurato, gradevole, Chi ha ucciso la signora Skrof è senza dubbio lettura adattissima a una tiepida serata pre-estiva, quando dopo gli ultimi giorni di lavoro ci si immerge in poltrona e si cerca qualcosa che smuova le “celluline grigie” senza eccedere in pesanti drappeggiamenti.
(Giovanni Cattaneo)