Una mano a Poker d’orrore
Poker Hall of Fame.
Vedere La stangata a quindici anni circa può far venire strani tarli. Una mente giovane potrebbe iniziare a credere che con le carte, tutto sommato, ci puoi anche tirare a campare. Se sei abbastanza avventuroso, inizi con il pensare che se Paul Newman e Robert Redford ci riescono, chi sono io per fallire?
In fondo, questa volta il colpo riesce, mica come in Butch Cassidy dove la stessa coppia finisce male, molto male.
L’importante è avere un socio fidato, uno di quelli che ha più assi nella manica di un mazzo di carte e abbastanza fantasia per spennare il pollo di turno.
A quell’epoca non avevo il socio fidato, ma vivevo più avventure di chiunque altro e fu così che decisi di dedicarmi al gioco d’azzardo. Per diventare non un giocatore qualunque, ma un professionista di quelli seri, cercai di documentarmi. Per prima cosa mi gettai a capofitto ne Il giocatore di Dostoevskij, ma lo abbandonai quasi subito, preferendo un paio di manuali con le regole di tutti i giochi di carte conosciuti e così passai qualche pomeriggio a stazionare alle spalle dei vecchi nel bar del paese.
Oltre a varie imprecazioni fantasiose, sacre bestemmie assortite ed essere stato iniziato al rito de “il bianco”, l’unica cosa che capii veramente tra i fumi dell’alcool fu che i giocatori sono scaramantici.
Alla sera, dopo aver smaltito un paio di quei bianchi buttati giù come se fossero acqua, mi ritrovavo con le carte in mano e cercavo di vincere. Piatti miseri, cose come un paio di mille lire o il pacchetto di sigarette, ma tanto bastava per ravvivare l’ebrezza del gioco.
Mano dopo mano, perdevo sempre e fu così che iniziai a essere anche scaramantico. Ogni volta che giravo le carte, se mi trovavo un asso di picche (la morte) o un due di picche (il no di una ragazza che a quell’età è peggio della morte), la mano scivolava in basso alla ricerca di un po’ di fortuna.
Il fatto era che sembravo abbonato a quelle carte, a ogni mano almeno una arrivava. Il peggio accadde quando, per ben due volte fila, mi ritrovai con due assi e due otto (fiori e picche nero sventura), la mano del morto, e persi una fortuna in cinquecento lire e sigarette (al cambio valevano 200 lire).
Quella sera mi tirai fuori per sempre, avevo paura di morirci con quelle carte in mano come Wild Billy Hickok.
Ancora oggi se qualcuno mi propone una mano a carte, mi ritrovo nel saloon Nuttal & Mann’s di Deadwood seduto con le spalle alla porta e la cosa, di per sé, mi rende un po’ inquieto.
Eppure, dopo molti anni un titolo è riuscito a riappacificarmi con il mondo delle carte. Il Poker d’orrore ha il merito di non risvegliare qualche strana visione e darmi la sicurezza di giocare una mano vincente.
Si tratta di una pubblicazione di Dunwich Edizioni che raccoglie in formato ebook quattro assi del genere. Come in ogni partita che si rispetti c’è un croupier. In questo caso è il Costruttore, un personaggio inquietante capace di mescolare il mazzo e servire le carte migliori a Nicola Lombardi, Daniele Picciuti, Claudio Foti e Pietro Gandolfi.
Nomi che non hanno bisogno di una presentazione perché hanno già lasciato il segno o se preferite una ferita sanguinante nell’horror made in Italy.
Il primo volume, come se non bastasse, non è tutto qui; a dare una forma alle atmosfere ci sono anche le tavole di Marco Pagnotta, un artista che di orrore se ne intende.
Siete pronti per giocare questa partita?
Il gioco è appena iniziato ma non temete, non finisce in una mano soltanto. Ogni tre mesi l’appuntamento si rinnova e ogni poker passerà per i generi trattati dalla Dunwich Edizioni.
Avanti, cosa aspettate, fate il vostro gioco.
Poker d’orrore di A.A.V.V., Dunwich Edizioni. € 2,49. Disponibile in formato ebook in tutti i principali gli store digitali.
(Mirko Giacchetti)