Mosaico a tessere di sangue, di Stefano Di Marino
Controllare, con la sola forza della mente, l’altrui volontà. Condizionare, manipolare, addirittura soggiogare. Creando insicurezze, incuneandosi nelle altrui debolezze, allargandole. Squarciandole. Per arrivare all’onnipotenza data solo dal dominio e dal totale assoggettamento.
Moira Rachelli è una maestra della manipolazione mentale. Bellissima, carismatica, attirava uomini nel suo cerchio magnetico e li uccideva. Finchè uno di loro, per caso, si salva, e ne provoca la cattura. Moira finisce in un ospedale psichiatrico. Dove continua a condizionare gli altri al suo volere. Fugge, grazie a sconosciute complicità, ma appena evasa viene uccisa da un colpo di fucile al volto. Forse esploso dai suoi stessi complici. In una notte di fine estate. Pochi giorni dopo, in un albergo del litorale pontino, con reciproca sorpresa, si ritrovano i principali protagonisti delle ultime vicende di Moira. Il poliziotto che l’ha catturata, lo psicologo che l’ha periziata incapace, la sua ex infermiera personale, l’uomo che si è salvato dalla sua ferocia. Si scoprono tutti spinti li da un preciso disegno, uno all’insaputa dell’altro. Quando la violenza folle, devastante, esplode ai danni del gruppetto di ospiti, il mosaico prende forma. E colore. Rosso sangue. Ma chi è l’architetto di questo strano incastro?
Abilissimo Stefano Di Marino a creare pagine tesissime, avvincenti, piene di pathos. Ogni capitolo di questo romanzo è un nuovo colpo di scena. Con un ritmo moderato ma intenso, con un ottimo senso dello spazio, circoscritto in modo ideale. Le descrizioni degli eventi e delle umane reazioni, più che degli scenari, sono meticolosissime, maniacali. Lo scrittore fa cogliere al lettore tutte le più piccole emozioni dei personaggi, ogni muscolo che si muove in dissonanza viene evidenziato. Le tessere del puzzle di cui si compone la trama collimano perfettamente tra loro, tutto ha una logica ferrea. Certo, i protagonisti sono un po’ squadrati, etichettabili, troppo sempre uguali a se stessi. E certo, qua e la c’è qualche piccola imprecisione, qualche forzatura – rimane difficile pensare al Lido di Latina completamente isolato, seppur da piogge torrenziali, visto che vi si può accedere non solo dal lago di Fogliano ma anche da Nord, da Borgo Sabotino, o da Latina. Non siamo sperduti tra le montagne del Colorado in inverno…- però, nella sua costruzione apparentemente semplice, tiene decisamente inchiodati alle pagine. Fino al finale, sorprendente ma non avulso.
Si può definire Mosaico a tessere di sangue un piccolo manuale, compendio del giallo-horror. Senza genialità, quasi schematico, ma limpido ed efficacissimo. Un esempio.
(Giovanni Cattaneo)