Mask Girl: e se la percezione che avete di voi stessi vi segnasse l’esistenza?
Quando ho iniziato a guardare questa serie tv di matrice coreana, non mi aspettavo ciò che ho trovato. Di norma, i coreani inseriscono nei loro prodotti sempre alcune scene tra l’ironico e il demenziale per alleggerire gli episodi, anche laddove il dramma è dietro l’angolo. Sono abbastanza bravi in questo, anche se è un’impostazione che non tutti apprezzano.
Mask Girl, invece, non presenta quasi nessuna scena di questo tipo. Non ricordo di aver mai riso, né sorriso. E come si potrebbe, quando il vortice in cui veniamo risucchiati è così triste e senza ritorno?
Ma andiamo con ordine. Kim Mo-Mi (interpretata nei primi episodi da Lee Han-Byeol) ha un ordinario lavoro d’ufficio, ma la notte si scatena: è infatti Mask Girl, una camgirl dal corpo perfetto che indossa una maschera per nascondere il proprio aspetto. Il volto di Mo-Mi, infatti, non rispecchia i tratti classici della bellezza. Nella vita reale, nessuno la considera, il suo capo – di cui è innamorata – presta attenzione solo alla segretaria carina, ignorando del tutto lei.
Una serie di eventi sfortunati, però, farà deragliare la vita di Mo-mi. Sopravvissuta a un tentato stupro, si lascerà dietro due cadaveri e si troverà costretta a far perdere le sue tracce. E quale modo migliore se non quello di cambiare aspetto tramite la chirurgia plastica?
Mo-Mi rinasce (e, di conseguenza, cambia anche l’attrice che la interpreta: il ruolo passa a Nana, già vista in Glitch) e inizia una vita come spogliarellista, un lavoro che valorizza la sua bellezza. Qui, incontra Kim Chun-Ae (Han Jae-Y), un’altra ragazza che si esibisce nel locale, che ha una storia di emarginazione molto simile alla sua.
Questa nuova vita, però, non durerà molto; Mo-Mi non sa, infatti, che sulle sue tracce si è messa Kim Kyung-Ja, interpretata da una spaventosa Yeom Hye-Ren (se avete visto The Uncanny Counter, faticherete a riconoscerla!), madre di uno dei due uomini uccisi. La donna inseguirà a lungo la sua vendetta, e quando dico “a lungo” non lo faccio a caso: la serie, infatti, copre un lasso di tempo di circa quindici anni (anzi di più, se consideriamo i flashback nel passato dei vari personaggi), ciò significa che la protagonista Mo-Mi, a un certo punto, cambierà di nuovo volto: stavolta a vestirne i panni è Ko Hyun-Jung.
Non andiamo oltre con la narrazione degli eventi, ciò che preme sottolineare è l’importanza dei temi trattati. Basata su un noto webtoon, Mask Girl tratta del ruolo della donna nella società contemporanea (trovo calzi sia con l’oriente che con l’occidente), di come sia trattata dagli uomini in base al proprio aspetto. La maschera a coprire il volto acquista un forte simbolismo nel momento in cui diviene fonte di curiosità negli uomini, alcuni dei quali si mettono letteralmente in caccia della vera identità della ragazza. Mask Girl, a differenza di Mo-Mi, ha migliaia di fans che la seguono, la amano, la idolatrano. Ma solo perché lei non ha volto, è solo un corpo su cui sfogare le perverse fantasie maschili.
Un altro tema che emerge è quello della famiglia, del ruolo che gioca su persone fragili. La non accettazione della nostra diversità da parte dei genitori può segnare la nostra vita? La serie ci mostra che, sì, può farlo, può incidere in vari modi: inducendoci alla fuga, alla rabbia incontrollata, al rifiuto degli altri, all’odio per se stessi.
Fa riflettere anche il variare del punto di vista. La storia guardata con gli occhi di Mo-Mi ha un senso, ma anche vista con gli occhi di Kyung-Ja ne ha. Possiamo biasimare la madre che insegue l’assassina di suo figlio? Cieca di fronte alle motivazioni di Mo-Mi, non vede altro che la propria vendetta, arrivando al punto da commettere azioni atroci ai danni di chi è innocente.
Nel complesso una serie tv che potrebbe essere definita generazionale, perché nel suo arco temporale tocca più vite in epoche diverse. Alla fine rimane un’unica domanda a farci riflettere: se la famiglia di Mo-Mi l’avesse accettata fin da subito per ciò che era, la sua vita e quella delle persone intorno a lei, sarebbe stata la stessa?
Probabilmente no.
Alla regia Kim Yong-Hoon (già noto per aver girato Nido di vipere), nel cast anche Ahn Jae-Hong, Shin Ye-Seo e Moon Sook (pure lei vista in The Uncanny counter).
Quattro coltelli.
(Daniele Picciuti)