Entombed, di Linda Fairstein
Linda Fairstein
Entombed
Pocket Star, 2005
La Fairstein è una di quelle autrici la cui vita privata si lega con il suo lavoro di romanziera. È infatti stata per molto tempo procuratrice a New York per crimini a sfondo sessuale e l’eroina dei suoi libri, Alexandra Cooper si occupa dello stesso tipo di reati. Due avventure della Cooper sono arrivate in Italia, pubblicate da Rizzoli, prima che la scrittrice finisse – ingiustamente – nel dimenticatoio.
Non ho letto altro della Fairstein, ma devo dire che questo Entombed – settimo capitolo della saga di Alex Cooper – mi ha convinto. È stato diverso da quello che mi aspettavo all’inizio, lo ammetto, ma non vuol dire che non sia stato una bella sorpresa.
La prima cosa che colpisce è il realismo con cui gli eventi si svolgono. Sono numerosi i casi che la Cooper si trova ad affrontare e non tutti sono legati. Lo stesso vale per i personaggi: sono tantissimi e nella prima parte si fa fatica a distinguere i protagonisti dalle comparse. L’effetto benefico è che ci si ritrovava a vivere l’esistenza dell’investigatrice, quello negativo è che potrebbe generare un senso di confusione nel lettore. A onor del vero, lo stile dell’autrice è così rapido che, dopo l’iniziale smarrimento, ci si trova a riflettere su tutti i casi seguiti dall’eroina. L’elemento centrale della vicenda poi, difficilmente può non essere apprezzato da qualunque amante del macabro: ci troviamo infatti di fronte a un assassino che emula gli omicidi descritti da Edgar Allan Poe nei suoi racconti e il cui primo delitto risale a vent’anni prima. Devo dire che mi sono appassionato molto, anche perché la ricostruzione della vita di Poe lo rende uno dei protagonisti assenti del romanzo. Senza fare troppo spoiler, basta dire che la Cooper si troverà a indagare su una misteriosa Raven Society, il cui nome dice tutto.
Il romanzo è di tipo investigativo, spesso gestito attraverso i pensieri della protagonista (e la narrazione in prima persona si rivela vincente) e i dialoghi, molto verosimili, che bene rendono l’idea delle situazioni descritte. Se proprio devo trovare un difetto, direi che si trova nella mancanza d’azione che in un libro di più di cinquecento pagine può farsi sentire. In ogni caso non mancano alcuni punti di tensione, uno dei quali particolarmente ben riusciti e in cui, ancora una volta, è Poe a essere omaggiato.
Sono molte le persone che potrebbero apprezzare questo romanzo, tanto per cominciare chi ha adorato i romanzi della Reichs, ma anche gli appassionati di serie tv come Cold Case o CSI. In questo caso troverebbero di sicuro pane per i loro denti, con in più una buona dose di realismo che, secondo il parere di chi scrive, non guasta mai.
Quattro revolver.
(Mauro Saracino)