Black Fridays, di Michael Sears

Micahel Sears
Black Fridays
Putnam Adult , 2012

È il debutto di Michael Sears questo romanzo che si presenta subito molto interessante dalle premesse. Un financial thriller di cui i media americani hanno parlato molto bene. Per questo motivo – e ovviamente per la quarta di copertina – mi ci sono avvicinato con grande curiosità.

Si tratta della storia di un ex broker di Wall Street che finisce in carcere per un crimine commesso proprio sul posto di lavoro. Una volta fuori di prigione dovrà fare i conti col rifarsi una vita, costruire un rapporto con il figlio autistico… e trovarsi nuovamente invischiato con un mondo che l’ha praticamente cacciato a pedate, diventando l’unico in grado di mettere insieme un puzzle che riguarda grandi somme di denaro e, di conseguenza, diverse perdite umane.

Il primo aspetto che colpisce di Black Fridays è la grandissima capacità dell’autore di scrivere in modo fluido, rendendo comprensibili anche le parti più tecniche che riguardano il mondo della borsa e che, devo ammetterlo, all’inizio rappresentavano il fulcro delle mie perplessità. Il paragone con John Grisham non è così azzardato come avevo pensato all’inizio, leggendo alcuni commenti a questo romanzo.

I dialoghi sono davvero realistici e alcune battute molto ben riuscite mi hanno strappato più di un sorriso. Fatta qualche eccezione – vedi la classica bonazza bionda che entra a sorpresa nel bar – i personaggi sono caratterizzati in modo divino, comprimari compresi.

Decidere di scrivere un thriller in prima persona, poi, non è cosa facile. E qui la faccenda si complica. Infatti da un lato abbiamo la descrizione bellissima del rapporto di Stafford con il figlio di cinque anni e la lotta per aiutarlo a crescere nonostante i problemi legati all’autismo. Davvero, non credevo di potermi appassionare così tanto a una situazione del genere e secondo me è proprio questo rapporto combattuto l’anima del romanzo. Dall’altro lato, però, abbiamo il thriller in sé che invece risulta debole dal punto di vista della tensione. Fino alla fine, sembra quasi fare da sfondo rispetto alla vita del protagonista, alle prese con un mondo dal quale è stato separato troppo a lungo per trovarcisi a suo agio. L’azione si concentra nella seconda metà del libro, ma comunque sempre con quella sensazione di scarsa convinzione, fatta eccezione per il mondo della finanza che lo scrittore dimostra di conoscere molto bene.

Se dovessi giudicare questo romanzo solo come thriller darei un tre scarso, ma devo riconoscere le grandi doti narrative di Sears e la capacità di descrivere un rapporto padre/figlio che raramente ho visto in un romanzo di genere.

Sono pronto a scommettere che lo vedremo molto presto in Italia.

Tre revolver e mezzo.

(Mauro Saracino)