Back from the Dead, di J.F. Gonzalez
J.F. Gonzalez
Back From The Dead
Delirium Books , 2011
Back From The Dead si colloca di sicuro nell’ondata di romanzi a tema “zombesco” che ha invaso le librerie oltreoceano, arrivando lentamente anche qui. Mi è piaciuta sin da subito la scelta del protagonista, Tim Gaines: ragazzo di sedici anni e capro espiatorio della piccola comunità della Pennsylvania in cui vive, solo per il fatto di essere “diverso”. Può sembrare un cliché, ma il modo utilizzato da Gonzalez per tratteggiare il personaggio è molto efficace e mi ha ricordato in più punti quello di Brian Keene (con il quale, tra le altre cose, ha scritto la saga Clickers, di cui presto mi occuperò su queste pagine). Anche i tratti dei bulli che si sfogano con Gaines sono ben definiti e hanno una ragion d’essere.
E quando i giovani malviventi cominciano a rapire i senzatetto allo scopo di picchiarli a morte e poi trasformarli in morti viventi grazie a un incantesimo trovato in un libro dello stesso Gaines… be’, può sembrare strano, ma la cosa funziona. Romanzo di zombie, quindi, ma anche di crescita. Ho apprezzato il modo “rapido” con cui Gonzalez affronta la storia d’amore: rendendola sì importante, ma al tempo stesso ricordando il tema centrale della vicenda. Il risultato finale è che sono arrivato ad apprezzare il personaggio di Chelsea, nonostante all’inizio avessi temuto che il suo arrivo determinasse l’inizio del dramma sentimentale.
Horror sovrannaturale, ma al tempo stesso fin troppo umano: nelle prime pagine sono i viventi a mettere angoscia al lettore.
Non mancano comunque numerose scene sanguinolente e le descrizioni sono asciutte ma funzionali. L’abilità dell’autore nel focalizzare l’attenzione su un personaggio o l’altro non fa che aumentare la tensione, soprattutto quando i morti cominciano a prendere il sopravvento all’interno della cittadina. Molto ben riuscita anche la visione della forza sovrannaturale che agisce sui corpi: quasi una versione letteraria di Evil Dead.
Il finale mi ha abbastanza colto di sorpresa, in modo positivo devo dire, ricordandomi, in parte, Pet Sematary di Stephen King (autore letto dal protagonista all’interno del romanzo: che sia un caso?).
Se vogliamo proprio trovare un difetto, ammetto che avrei voluto qualche spiegazione extra sul funzionamento dell’incantesimo utilizzato da Gordon per creare gli zombie, ma fare questo significherebbe andare a cercare il pelo nell’uomo in un libro altrimenti molto scorrevole e avvincente. Mi sento quindi di consigliare il romanzo a tutti gli amanti dell’horror ben scritto… e soprattutto a quelli che aspettano gli zombie.
Quattro revolver.
(Mauro Saracino)