Il suggeritore, di Donato Carrisi
Titolo: Il suggeritore
Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
Anno: 2009
“Dio è silenzioso, il diavolo sussurra.”
Trama. Cinque bambine dagli otto ai tredici anni spariscono nel nulla, prese da Albert, nome che gli inquirenti hanno dato al rapitore, che si rivela presto un killer seriale. Il braccio sinistro di ogni bambina viene ritrovato in un cimitero circolare in mezzo a un bosco: cinque braccia, più una.
La sesta bambina è ancora senza identità, ma, a differenza delle altre, le analisi rivelano che le sono stati somministrati antiemorragici: Albert la tiene in vita e sfida gli inquirenti, guidati dal criminologo Goran Gavila, a ritrovarla prima che sia troppo tardi. Quando alla squadra di Goran si aggiunge Mila, specializzata nel ritrovare bambini scomparsi, la discesa all’inferno ha inizio ed è Albert a guidarli, un passo sempre avanti a loro. Perché lui li conosce e sembra conoscere il male che c’è in ognuno di noi.
Un romanzo d’esordio sorprendente, che non ha nulla da invidiare ai thriller di scrittori ben più navigati, soprattutto stranieri.
Carrisi usa l’immaginazione non solo per costruire una trama complessa, ma anche per arricchire la prosa di immagini che incantano con la loro bellezza sinistra e di un’intensità non comune. Ne deriva una scrittura incisiva e d’atmosfera allo stesso tempo, che fa calare pagina dopo pagina in un romanzo sensoriale.
L’autore non perde mai tempo nella descrizione dei personaggi, che il lettore ha – appunto – tempo e occasioni per conoscere durante lo scorrere degli eventi; e i personaggi, dal canto loro, non si soffermano mai in dialoghi superflui o ragionamenti infiniti. Questa economia bilancia la corposità della trama – non sempre semplice da seguire per la complessità del gioco di incastri – e rende più scorrevole la lettura, che altrimenti sarebbe compromessa.
In questo romanzo è l’orrore umano a parlare, tanto che in alcuni punti la lettura è inquietante e la palpabilità delle sensazioni – per quanto angosciante – è un chiaro segno della bravura dell’autore.
L’unica sbavatura nella solidità della trama si ha con l’intervento – un po’ troppo risolutivo e di stampo deus ex machina – della medium: vista la meticolosità adoperata nella costruzione dell’impianto narrativo, non ci si sarebbe aspettati una via di fuga così semplicistica.
Leggendo le note finali dell’autore e scoprendo che molti dei casi citati sono veri, non si può che sentire il malessere per quanto letto. Vere e molto interessanti sono anche lo nozioni di criminologia contenute nel testo, che lo impreziosiscono di orrore e veridicità.
Vera, infine, è la figura del suggeritore, della quale la criminologia ha iniziato a occuparsi con l’evolversi del fenomeno delle sette e che spesso, per le caratteristiche del suo agire, è di difficile imputabilità e punibilità.
Un ottimo romanzo, sotto tutti i punti di vista.
(Ilaria Tuti)