Le lacrime del drago, di Dean R. Koontz
Il Terzo Occhio è andato a spulciare nella sua biblioteca impolverata, alla ricerca di un vecchio libro da recensire. Molti i titoli esposti tra gli scaffali, ma nessuno ha attirato la sua attenzione. Fino a quando la pupilla non si è dilatata, mettendo a fuoco questo titolo: Le lacrime del drago, di Dean R. Koontz.
Il romanzo risale agli anni Novanta ma, lasciatemelo dire, è scritto dannatamente bene. La storia “acchiappa” nel vero senso della parola, la follia dilagante e il pathos visionario di Koontz strappano il lettore dalla sedia e lo teletrasportano sulle strade devastate dalla criminalità californiana. E poi, ancora più in profondità, nella mente malata di un serial killer dotato di poteri paranormali.
Un enorme abitatore delle strade, un buon metro e novanta, ripugnante e vestito di stracci, stava davanti a lui, a non più di un passo. La sua faccia era sfigurata da cicatrici e piaghe purulente. Gli occhi erano stretti, poco più che due fessure, incrostati agli angoli da una biancastra cistosità gommosa. L’alito che usciva tra i denti marci del barbone, tra le labbra putrescenti, era così fetido che Harry ebbe un conato di vomito.
“Tic tac, tic tac” ripeté il vagabondo.
Harry è un poliziotto, di quelli che quando addentano un osso, non lo mollano. Connie, la sua collega, se possibile è ancora più dura. Istintiva. Sono loro a trovarsi sulle tracce del pericoloso assassino e, una pagina dopo l’altra, gli stanno col fiato sul collo fino al pirotecnico sscontro finale.
Ma non sono i soli a dare la caccia al criminale dagli oscuri poteri. Un cane, un randagio che annusa nell’aria l’odore del cambiamento, gironzola per le strade in cerca del predatore. In verità lo rifugge, per sottrarsi a quell’anelito di morte, ma allo stesso tempo lo insegue per fermarlo e cercare di annusare nell’aria ancora una volta, se possibile, un mondo vivo.
Ma fermare il folle Tic Tac non sarà semplice. Quando la pazzia e la crudeltà sono unite al sovrannaturale, l’orrore assume forme ancor più spaventose. Perché, come dice Harry, con la magia non si sa mai, non si sa mai in questo “festino di fine millennio”, in questi feroci anni Novanta.
(Daniele Picciuti)