Credimi, sto mentendo, di Mary E. Summer

Titolo: Credimi, sto mentendo
Autore: Mary E. Summer
Editore: Newton Compton
Anno: 2015
Pagine: 285
Prezzo: 1,99 euro (ebook) 9,90 euro (cartaceo)

Sinossi

Julep Dupree dice un sacco di bugie e conosce bene l’arte del raggiro. Suo padre, anche lui un esperto truffatore, l’ha mandata all’esclusivo St Agatha High, a Chicago, proprio per farla socializzare con i figli dell’alta società. E Julep non perde tempo: riesce perfino a guadagnare un po’ di soldi organizzando piccole truffe per far ottenere ai suoi compagni di classe il massimo dei voti. Il suo obiettivo è riuscire ad arrivare fino alla prestigiosa università di Yale. Ma quando un giorno torna a casa, ad attenderla c’è una brutta sorpresa: l’appartamento è stato svaligiato e suo padre è scomparso. Con l’aiuto del suo migliore amico, Sam, e del ragazzo più ambito della scuola, Tyler, Julep cercherà di seguire le tracce che l’uomo ha lasciato dietro di sé: e non sarà facile tra criminali che le danno la caccia e torbidi segreti di famiglia. Ora per lei non c’è più tempo da perdere, è giunto il momento di mettere in pratica tutti i trucchi che il padre le ha insegnato.

La recensione di Nero Cafè

Questo libro mi è stato regalato e io, per educazione, l’ho letto. E pure finito. Come ho fatto non lo so, ma l’ho fatto.

Parto col dire che è un romanzo d’esordio. Esordire non è mai semplice, né a livello tecnico né a livello psicologico, ed è facile che l’opera prima di un autore sia imperfetta sotto alcuni aspetti. Quindi, per carità, non vorrei mai mancare di rispetto alla Summer che, a differenza mia, il coraggio di fare il grande passo l’ha avuto… però, diamine, qui non c’è proprio niente. Non c’è stile (la scrittura è ridotta all’osso, la sintassi misera, il vocabolario limitato), non c’è caratterizzazione dei personaggi (tutti sanno fare tutto, pur avendo ancora il latte alla bocca), non c’è una vera e propria ambientazione; addirittura, ci sono passaggi che risultano monotoni, seppur narrati con linguaggio fin troppo semplice.
La cosa che però proprio non regge è la trama e il comportamento dei personaggi.

[SPOILER] Ci troviamo, infatti, davanti a dei liceali, quindi a degli adolescenti, costretti a fronteggiare la mafia. Non il senzatetto alticcio sotto casa, eh. La mafia. E loro, invece di essere terrorizzati, studiare un piano per salvarsi la pelle e magari non mettere naso fuori di casa, che cosa fanno? Si divertono. Ridono, scherzano, hanno addirittura tempo di organizzare un ballo scolastico e scegliere il vestito più figo, concentrando tutte le loro energie in questioni sentimentali. [/SPOILER]

Ho trovato davvero di cattivo gusto il modo in cui l’autrice affronta il tema della mafia, una delle piaghe sociali più gravi di sempre. Inoltre, questione morale a parte, non ha davvero senso. Nessuno con un po’ di sale in zucca prenderebbe la mafia sottogamba, specialmente chi bazzica l’ambiente della malavita.
Per concludere, non è nemmeno un thriller, ma uno young adult travestito da thriller di basso livello.
Ah, no. Ancora una cosa: in chiusura, due orrori grammaticali da far rabbrividire (un “si” al posto di “sì” e un “ha” al posto di “a”). In questo caso l’autrice, poveraccia, non ne ha colpa, ma certi errori non possono non pesare sul giudizio complessivo (già molto basso).

Uno dei libri più brutti mai letti in tutta la mia vita.
Stavolta, no secco.

Estratto

Sono Ms Jena Scott, l’avvocato più giovane dello studio Lewis, Duncan and Chase. O almeno lo sarò per i prossimi trenta minuti. Dopo di che tornerò Julep Dupree, studentessa del secondo anno presso la St Agatha’s Preparatory School e versatile traffichina. (Anche Julep non è il mio vero nome, ma ne parleremo più tardi).
[…]
Il mio talento è l’unica cosa su cui posso speculare. Sono un’imbrogliona, un genio della truffa, un’artista del travestimento. Sono la migliore, davvero, perché ho imparato dal migliore: mio padre Joe. Mai sentito parlare di lui? Be’, non avreste potuto, perché non è mai stato beccato. E nemmeno io. I migliori imbroglioni sono come i fantasmi.

Valutazione: un coltello.

(Tatiana Sabina Meloni)

terzo occhio un coltello