Al di là della cornice, di Giovanna Evangelista

Titolo: Al di là della cornice
Autore: Giovanna Evangelista
Editore: Panesi Edizioni
Anno: 2016
Pagine: 76
Prezzo: 0,99 euro (ebook) 10,00 euro (cartaceo)

Sinossi

Quando Daniele e Linda mettono piede nella loro nuova casa in un antico palazzo di via Posillipo non si aspettano certo di trovare il ritratto di una bambina appeso in camera da letto… soprattutto perché, quando avevano visitato la casa prima di acquistarla, quel ritratto non c’era. Proprio quella notte inizia l’incubo che li trascinerà in una spirale di terrore e follia, fino a scoprire il terrificante segreto che si cela al di là della cornice…

La recensione di Nero Cafè

Il primo particolare che colpisce dell’opera è la copertina: essenziale, scura, in bianco e nero. Una cornice, un titolo e un nome. Il secondo particolare interessante è, invece, l’età dell’autrice, ventenne all’epoca della stesura. Per chi non conosce la sua mente diabolica, la giovane età indurrebbe a pensare a uno stile acerbo, ma non è così: questa ragazza ha l’anima più nera di una seppia.
Andiamo a scoprire perché…

La narrazione è scorrevole e traina il lettore passo dopo passo nella non così quieta esistenza della giovane coppia protagonista della storia. Pagina dopo pagina, infatti, il ritmo narrativo diviene più serrato: come la maggior parte degli horror di stampo classico, parte in punta di piedi, per poi trovare il picco massimo nella rivelazione finale. L’intreccio è grosso modo lineare, spezzato solo dal flashback di chiusura, utile a chiarire le dinamiche degli eventi. Ciò rende la lettura veloce e piacevole, complice anche uno stile ben strutturato che profuma di freschezza e classicità: la prima è riscontrabile nell’ambientazione e nelle gestualità dei protagonisti (comportamenti, dialoghi, aspirazioni); la seconda, invece, sia nella tematica trattata sia nella sintassi proposta, che rispecchia i canoni dell’horror più tradizionale (aggettivazione, disposizione dei complementi, ecc…).
L’ambientazione è ben delineata sebbene le descrizioni, tranne rari casi, siano piuttosto asciutte. Il lettore riesce a immaginare i luoghi e il contesto cittadino grazie a piccoli elementi (la cultura del caffè, la vista oltre la finestra) che, purtroppo, rischiano di passare inosservati ai lettori meno attenti. A questo proposito, la Evangelista avrebbe potuto calcare un pochino la mano sulla caratterizzazione dialettale dei dialoghi, così da far trasudare di echi partenopei l’intero romanzo, ma rende comunque le conversazioni differenziate e concrete, così come i personaggi: ognuno è un attore a sé, incarna il proprio ruolo e lo fa maledettamente bene. I personaggi hanno caratteri, aspirazioni e atteggiamenti diversi, hanno reazioni uguali e/o opposte in base all’evento che li vede protagonisti e ciò rende lo svolgimento delle azioni credibile.
Mi sono avvicinata alla lettura dell’opera perché conoscevo già l’autrice grazie al suo romanzo d’esordio e mi attendevo un lavoro di qualità. Non sono stata delusa. Ebbene sì, l’ammetto: dopo le prime pagine ho pensato che la Evangelista avesse voluto proporre una propria versione della “solita” storia di fantasmi ma, capitolo dopo capitolo, mi sono ricreduta. L’epilogo arriva come un cazzotto in pieno stomaco, inaspettato e doloroso; impieghi qualche minuto a metabolizzare, poi ci riesci e pensi che sì, diavolo, l’autrice ha fatto davvero centro. Unica critica, se così possiamo chiamarla, è la brevità: con uno stile, una capacità espressiva e delle idee del genere è un peccato non proporre al pubblico un elaborato più corposo. Ciò permetterebbe al lettore di entrare in maggior sintonia coi personaggi e all’autrice di sviluppare con più profondità il lato psicologico degli stessi.
A mio avviso, comunque, la Evangelista è un’autrice dalle potenzialità infinite. Spero di poter leggere presto una sua nuova opera.

Lettura consigliata agli amanti dell’horror classico e moderno, nonché a chiunque voglia avvicinarsi al genere.

Estratto

Poi, all’improvviso, la percepii.
Era alle mie spalle.
Non è lì. Non c’è nulla, lì. Non ti sta guardando.
Ti sta guardando!
Un brivido mi scosse violentemente. Un altro. Forse era il milionesimo dal giorno prima: ormai avevo smesso di contarli. Non lo sapevo. Non sapevo più niente. Tutti i miei sforzi erano concentrati nell’ignorarla, dovevo ignorarla, ci provavo con tutto me stesso, ma non c’era verso di far finta che non fosse lì.
C’è. C’è senza alcun’ombra di dubbio.

Valutazione: quattro coltelli.

(Tatiana Sabina Meloni)

terzo occhio 4 coltelli