Gli zombie a Roma: reportage e video-intervista a Luigi Pastore
«Ogni qualvolta il potere dichiara che la storia è finita, e che la natura fa esperienza di un ordine definitivo, cosicché felice può essere solo l’uomo che adeguandosi alla misura, obbedisce e crede, allora il mostro appare a sconfessare ogni normalità, a dire miserabile l’obbedienza e stolta la credenza». Così Giuliano Santoro cita Toni Negri nel libro L’Alba degli Zombie mettendo in evidenza la stretta connessione che intercorre tra individuo e società.
Ed ecco che la frizione sociale genera nuovamente mostri. E questa volta succede a Roma, a Piazza Bologna, dietro casa nostra. L’intuizione di Luigi Pastore, regista illuminato, materializza ancora una volta il mostro post-coloniale (vedi articolo di Nero Cafè su L’Alba degli zombie ) in un’operazione culturale che già aveva fatto Romero, portare lo zombie dalle società altre, tradizionali, alla nostra società.
Sì. Lo zombie rinasce di nuovo nelle nostre città, nelle nostre piazze, figlio del disagio, incarna l’ansia e il male di vivere della popolazione, rappresenta la crisi dell’individuo vessato dal malgoverno e dalle inesistenti politiche sociali. Il suo incedere lento e orrorifico è reale e, lungi dallo spaventare le persone, viene accolto con gioia, dalle persone presenti e dalla polizia che controlla la manifestazione. Il perché di tutto questo risiede nel fatto che la marcia claudicante dello zombie è foriera di Valore, è redenzione, rivalsa e ostinazione di un popolo vessato ma che è duro a morire, combatte ogni giorno trascinando la propria esistenza al limite delle possibilità di vita. È l’individuo che dopo essere stato ucciso dalla tirannia delle banche e dagli interessi del potere, dopo essere morto e sepolto nell’indifferenza delle grandi manovre economiche, scarnificato, vessato, ritorna a vivere, con grande dignità.
E con lo zombie ritorna preponderante anche la poetica della destrutturazione dell’ordine sociale costituito e si manifesta in modo semplice immediato soprattutto quando, mascherata da altro, tiene banco l’ingiustizia che costringe le persone alla fame e al suicidio. Luigi Pastore ci dà una lezione di vita, non con le parole, ma con l’esempio concreto; non è necessario essere in tanti, non è necessario muovere le moltitudini perché il simbolo scaturisca prepotente all’interno delle coscienze. Bastano pochi non morti per attivare il meccanismo culturale/sociale del contagio, per liberare il germe e diffondere la malattia dei diritti e la consapevolezza della propria identità sepolta.
Nero Cafè si augura che siate presto tutti contagiati, che veniate tutti morsi e infettati dal bisogno di riprendervi i vostri diritti, di liberare lo zombie che è in ognuno di voi. Noi lo abbiamo fatto grazie all’aiuto di Luigi Pastore.
Ed ecco che lo Zombie rinasce a Piazza Bologna, a Roma.
«Ah! Gli zombie!» Più di un passante impaurito l’ha urlato, vedendo l’orda di zombie venirgli incontro. Ma solo per scherzo. Altri, molti, ci hanno detto: «Sono zombie anche io, non sono mascherato, ma lo sono anch’io!»
Roma, 2 Giugno, ore 9,30, anziani signori leggono tranquilli il giornale, donne con passeggino, signori con i bambini quando, in tutto il suo fascino orrorifico, la Zombie Walk muove i suoi primi passi.
Nero Cafè ama gli zombie. Già Laura Platamone, la nostra zombie editor, che purtroppo, suo malgrado, non si è potuta unire a noi, aveva raccontato in modo esteso della marcia dei non morti in un articolo apparso su Nero Cafè all’interno dello Speciale Zombie.
È vero, Nero Cafè era in trepidante attesa di poter partecipare alla marcia. Ora, tutto questo è diventato realtà. Ringraziamo Luigi per l’opportunità che ci ha dato.
Luigi Pastore ha zombieficato i presenti e la redazione nerocafettiana conducendo tutti attraverso un incedere zoppo, malato e mostruoso verso i diritti negati. Lo zombie chiede che gli venga restituita la dignità d’individuo e il rispetto dei suoi diritti fondamentali sottratti dalle leggi del mercato e dalla tirannia dei governi che, lungi dal fare gli interessi della gente, assecondano il potere.
È un incedere lento e sofferto, una marcia nell’incertezza del futuro. A essere scarnificata, è la dignità delle persone, è l’urlo gutturale di un popolo stanco di essere umiliato. Lo stesso Kim Paffenroth, in Exilium – L’inferno di Dante (in uscita sabato prossimo con il marchio Nero Press), pone i suoi morti viventi in uno status di degradazione sociale: in Exilium, addirittura, il non morto diventa incarnazione dello sfruttamento indiscriminato da parte dell’autorità. E, ad accompagnare Dante in quel particolare inferno, risuona cupo il basso e costante lamento dei morti… così come è risuonato a Piazza Bologna, in Roma, lo scorso 2 giugno.
Tempo atmosferico e forze dell’ordine non hanno ostacolato la marcia. Al contrario, più di una volta i poliziotti hanno fatto domande e si sono interessati all’iniziativa. Anche loro, che rappresentano l’autorità, seguono la verità del cuore che li identifica idealmente in tanti zombie. Non sono diversi da noi, hanno le nostre stesse difficoltà, combattono il crimine ma combattono anche la precarietà della loro condizione sociale. L’urlo gutturale, quello del non morto, reclama solo un posto dignitoso nel mondo e una società migliore, per tutti.
Per questo, la Zombie Walk inizia tra lo scherno e lo spavento dei presenti e finisce guadagnandosi il rispetto e la stima delle persone, perché quello che fanno Pastore e i suoi ragazzi non lo fanno solo per loro. Il potere ci riduce tutti in zombie. Noi di Nero Cafè lasciamo a voi la risposta a questa affermazione.
Ringraziamo di cuore Luigi per averci dato la possibilità di poter camminare, grondanti del sangue metaforico del nostro popolo, il sangue della gente, trascinandoci verso la rivendicazione della nostra libertà. Vi invitiamo a guardare il video della Zombie Walk con l’intervista all’organizzatore e vi lasciamo con un interessantissimo passo di Franco La Polla e Giuliano Santoro, sempre tratto dal libro L’alba degli Zombie, che chiarisce esattamente le dinamiche in campo:
«Il potere ha inventato il terrore e il sovrannaturale è la conseguenza di una radicata tradizione di paura che il potere ha coltivato e instillato nel corso dei secoli. Certo, oggi nel 2011, ci sentiamo di aggiungere che il sovrannaturale è anche qualcos’altro che investe soprattutto una dispercezione del Reale provocata ad arte attraverso un diabolico matrimonio tra tecnologia e tecniche invasive di persuasione, ma non c’è dubbio che Haiti sia stata per anni la Casa—in assoluto—del Terrore nei confronti della morte (e nel particolare, il terrore di non riacquistare la libertà neppure da morti…) e dei “Demoni dei Mondi di Fianco” usati come strumento politico».
Dunque, lo spettro della crisi si configura quasi come un sortilegio scientifico operato dalla tecnocrazia, gli “stregoni” bancari con i loro indici e i loro grafici con le linee di tendenza… e la gente dov’è finita?
Lo zombie è la risposta sociale delle persone a questo sistema, l’unica risposta possibile al terrore del Reale provocato ad arte attraverso un diabolico matrimonio tra tecnologia e tecniche invasive di persuasione.
Quanto alla Zombie Walk, non mancano l’attacco all’auto ferma al semaforo e all’uscita dalla metropolitana, piccoli omaggi a famose scene di film sugli zombie. Quello che tuttavia è difficile esprimere a parole e non documentabile, è il calore che si è creato tra le persone, l’unico valore veramente importante. Nero Cafè ha la passione per la letteratura, per il cinema e, soprattutto, ha la passione per le persone. Ed è proprio quello che abbiamo trovato in un solo giorno, sotto il sole di Roma grazie a Luigi. C’erano giornalisti, blogger, semplici appassionati di cinema e letteratura, tutti insieme, a Luigi, agli anziani indigeni locali, giornale e mani tremanti, che, lungi dall’essere terrorizzati, ci hanno incoraggiato e ci hanno chiesto di sistemargli le panchine per potersi sedere.
Tutte le foto della Zombie Walk sono visibili sulla nostra pagina facebook e sulla bacheca dell’evento.
Ci auguriamo di poter ancora collaborare con il regista di Come Una Crisalide e con gli altri ragazzi che erano lì (tra cui gli amici di Interiora). A tutte queste persone non morte, sopravvissute alla sepoltura sociale, diciamo grazie sperando che non perdano l’entusiasmo che abbiamo percepito. Si vocifera che si replicherà l’anno prossimo, sempre per la Festa della Repubblica, ma a Montecitorio. Fosse tutti i giorni il 2 Giugno!
(Luigi Bonaro e Alberto Cattaneo)
Ringrazio sentitamente Luigi Bonaro, Alberto Cattaneo e tutto il gruppo di Nero Cafè, per il grande sostegno che hanno dato a questa iniziativa e per l’ottimo lavoro di informazione. Ringrazio anche gli amici di Interiora, di Witchstory e tutti coloro che hanno partecipato. Grazie di cuore, non lo dimenticherò mai!