Nyctophobia, di Carlo Vicenzi
Immaginate se il nostro mondo sprofondasse, da un giorno all’altro, nell’oscurità. Se quel Buio, però, fosse qualcosa di vivo, in grado di cambiare gli esseri viventi, una malattia capace di corrompere il corpo e la mente, trasformando i nostri organi, le nostre percezioni, e inducendo la follia. Poi, ritornare a uno stato selvatico, non più uomini ma bestie feroci. Immaginate questo effetto applicato non solo sugli uomini, ma su piante e animali. Su ogni cosa.
Le città trasformate in angoli di luce, fortificate, governate con polso di ferro in un mondo che è ormai una sorta di Medioevo post–nucleare. Le poche stazioni di posta rimaste sul territorio divenute fondamentali per gli scambi commerciali, i rifornimenti, la sopravvivenza stessa di chi ogni giorno affronta quel Buio.
E poi scoprire che, in quelle tenebre, esiste la bellezza di una vita diversa, colorata, dalle tinte fosforescenti, che ammutolisce e affascina anche la mente più acerba e ostile.
Tutto questo è Nyctophobia.
Ma veniamo alla storia.
Eliana è una ragazzina esiliata dalla città di Bologna solo per essersi difesa da una violenza, ma la sua sfortuna è stata farlo con la persona sbagliata. Ora, da sola, nel Buio, dovrà imparare a sopravvivere e, ve lo diciamo subito, questa è la sua storia, una vicenda ricca di incontri indimenticabili, luoghi suggestivi, mostri indescrivibili, eroi improbabili. C’è davvero molto in questo romanzo di Carlo Vicenzi edito da Dunwich Edizioni, l’autore ci trasporta in una Italia irriconoscibile, tanto bella quanto terrificante. Eliana è un personaggio che non scorderemo, in lei rivediamo noi stessi, la nostra vulnerabilità di fronte all’orrore. Così come non cancelleremo facilmente dalla memoria Glauco, Diego, Manno e le altre innumerevoli figure che accompagnano il viaggio di Eliana, un viaggio che ha inizio nel Buio e ha termine dentro se stessa.
Un romanzo che merita, uno in fila all’altro, quattro coltelli. Da leggere.
(Daniele Picciuti)