L’ipnotista, di Lasse Halstrom

Tempo fa Nero Cafè aveva già recensito il libro da cui questo film è tratto, mettendone in luce pregi e difetti. Ora che la storia è approdata sul grande schermo, possiamo affermare che la trama presenta, effettivamente, alcune ingenuità, prima fra tutte la lettera che dà il via al mistero della strage di una tranquilla famiglia svedese. Lettera su cui vengono riportate parole che sarebbero illuminanti per chiunque, ma non per la Polizia Criminale, che arriva all’intuizione più ovvia soltanto verso la fine del film.

Ma sorvoliamo.

C’è da dire che il movente dietro gli omicidi appare molto “già visto” e, rispetto ad altri film del genere, meno convincente. Non aggiungiamo altro per non spoilerare, ci saprete dire voi se abbiamo ragione oppure no.

Quel che invece convince sono le atmosfere, che svariano dai grandi spazi aperti e innevati ad ambienti chiusi, cupi, opachi, a volte in bilico tra realtà e allucinazione, tra azione e ricordo; e la bravura degli attori, capaci di calamitare lo spettatore nelle loro vicende personali – molto più realistiche ed efficaci dell’intreccio – aggiungendo il giusto pathos all’intera vicenda.

I panni del detective Jonna Linna sono indossati da Tobias Zilliacus, che ci fa entrare nella vita tutto-lavoro-niente-divertimenti di un agente dedito alle indagini ventiquattr’ore su ventiquattro. Mikael Persbrandt è invece Erik Maria Bark, l’ipnotista, un uomo in crisi coniugale che ha accantonato le sue abilità mediche dopo un terribile scandalo e passa le sue giornate a litigare con la consorte, addormentandosi con dosi sempre più massicce di sonniferi. Lena Olin, infine, è Simone, la moglie di Erik, e – diciamolo – la performance che ci regala è a dir poco strepitosa. Convincente sotto ogni punto di vista quando scopre che suo figlio è stato rapito e non riesce a darsi pace nell’osservare come la polizia sembri non muovere un dito per ritrovarlo.

Il trio di attori regge in piedi un film altrimenti zoppo, a causa di quelle ingenuità nella trama accennate sopra. Certo, uno spettatore poco attento o poco avvezzo ai thriller potrebbe non accorgersene e, anzi, godere della sorpresa della “rivelazione” finale.

Il Terzo Occhio assegna tre coltelli perché, pur con tutti i suoi difetti, il film è godibile e merita di essere visto.

Uscita prevista nelle sale per il prossimo 11 aprile.

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(Daniele Picciuti)