Il mercante di libri maledetti, di Marcello Simoni
Anche tu sei stato abbattuto come noi, sei diventato come noi. Negli inferi è precipitato il tuo fasto.
(Isaia 14:4-22).
Alla fine, un diavolo non è altro che un angelo che ha voluto troppo, tentando di ergersi verso l’assoluto.
Anno Domini 1281. Epoca controversa, di fanatismo religioso, di crociate e di affaristi, di spiritualità estrema e di avidità furbesca. Ignazio da Toledo, trafficante di reliquie un po’ vere e molto no, ispano-arabo, viene indirizzato, quasi spinto, sulle tracce di un rarissimo e prezioso manoscritto, che parrebbe avere il potere di evocare gli angeli e carpirne le facoltà. Il recupero delle quattro parti in cui l’opera è stata divisa, diventa però un complicato enigma, un’avvincente caccia al tesoro che parte e si conclude a Venezia, attraverso la Linguadoca e la Spagna. Con lui, due aiutanti, il guerriero Willalme e il converso Uberto, e attorno tutta una serie di personaggi interessati alla riuscita o al fallimento dell’impresa. Ogni tappa del viaggio di Ignazio diventa un rompicapo, che viene puntualmente risolto, solo per svelare l’enigma successivo. Finché tutti si sveleranno per quel che davvero sono, angeli o demoni.
Ambizioso e complesso questo romanzo d’esordio di Marcello Simoni. Che si cimenta con una struttura e un’ambientazione davvero impegnative. Riuscendo piuttosto bene nell’intento. La trama risulta infatti molto coerente, pulita, dal finale sorprendente e pertinente. Ogni evento, ogni personaggio, ha una sua collocazione, spesso opposta, antitetica a quella apparente. Validissima, estremamente ricca e curata è poi la delicata incastonatura nel concitato periodo storico. La contestualizzazione descrittiva è meticolosa, curata, puntuale e precisa, ma manca un pizzico di fantasioso lirismo, tutto è piuttosto fotografato, più che dipinto. La stesura in capitoli brevissimi poi, aiuta lo scorrimento, snellendo la lettura. E contribuendo a costruire la sensazione di un “complicato comprensibile”, che alla fine risulta il punto forte dell’opera. Certo, intensa è l’impressione di essere davanti a qualcosa di già letto, di poco originale, un po’ Dan Brown, un po’ Il nome della rosa. Alcuni personaggi sembrano davvero traslati, ad esempio il fanatico seguace Slawnik ricorda terribilmente il monaco assassino Silas de Il Codice da Vinci. Alla fine però, nonostante questo difetto, la limpidezza della trama, l’agilità della scrittura, la quasi totale assenza di esagerazioni di azione, soprattutto la soluzione giallistica, dove ogni personaggio può essere il proprio opposto, angelo o diavolo, fanno decisamente pendere il piatto della bilancia a favore di quest’opera.
Romanzo davvero per tutte le stagioni, perfetto per essere la compagnia serale di una vacanza itinerante, magari nei luoghi mirabilmente descritti. Il prezzo di copertina contenuto poi, contribuisce senza dubbio a renderlo appetibile.
(Giovanni Cattaneo)