Exilium recensito su Horror.it

Ci fa piacere segnalare questa recensione a Exilium – L’Inferno di Dante (di Kim Paffenroth) uscita qualche tempo fa su Horror.it. Di seguito un breve estratto dell’ottimo articolo di Selene Pascarella:

È un inferno dantesco! Forse la più abusata delle similitudini, riscontrabile in una lunga lista di storie dell’orrore e/o apocalittiche, quasi obbligata nei racconti incentrati sugli zombie. I morti viventi come trasposizione moderna degli spirti dannati di Dante, incarnazione degli orrori allegorici della sua intramontabile opera. Kim Paffenroth con Exilium – L’inferno di Dante tenta di rovesciare i termini dell’allegoria. Trasformando i 34 canti dell’Inferno nella rivisitazione simbolica di un’epidemia zombie di cui il poeta fiorentino sarebbe stato testimone oculare.

L’idea dell’ispirazione a luoghi realmente esistenti per la stesura del primo libro della Divina Commedia di Dante Alighieri non è inedita, ma Paffenroth ne offe una versione assai intrigante.
Europa dell’est, prima decade del milletrecento. Una terribile e antica pestilenza flagella una regione aspra e selvaggia, popolata da genti coraggiose quanto ferine. Un male oscuro riporta i morti fuori dalla terra. Sfuggiti all’eterno riposo i cadaveri attaccano e divorano i vivi. Il loro morso condanna alla morte vivente. Tra le montagne e le valli contaminate li chiamano strigoi (un termine borderline per zombie e vampiri, usato recentemente da Guiilermo Del Toro e Chuck Hogan per la loro Trilogia della notte eterna), e, sebbene la loro presenza sia attestata dalle più antiche generazioni, la piaga che trasmettono non ha mai varcato i confini del mondo “civilizzato”.

Un uomo proveniente dal cuore, altrettanto appestato e malato, di quella civiltà, attraversa le terre del contagio. E’ un esiliato, spogliato dei sogni e dell’onore. Un politico fallito e un poeta con aspirazioni grandi quanto la loro eterna frustrazione. Il suo nome è Dante Alighieri. La sua Commedia diventerà il cardine per la costruzione dell’evo moderno eppure i suoi versi si sprecano al macero della piaggeria cortigiana. Saranno i morti viventi a segnare un bivio cruciale nella sua vita e nel suo destino d’intellettuale. Gli strigoi moduleranno, attraverso la sua penna, l’immaginario dei secoli a venire.

Potete leggere l’articolo per intero qui.