Babbo Odino e l’Albero dei Mondi
Le radici sciamaniche di una leggenda
Un vecchio che di notte si aggira per i tetti a distribuire regali per i bambini. Se ci pensate, oggi un tipo così verrebbe subito arrestato, o quantomeno guardato con sospetto. Ma, se si chiama Babbo Natale, ecco che ogni sfumatura creepy si dissolve e nel nostro immaginario emerge il gioviale vecchietto vestito di rosso, protagonista della notte più magica dell’anno.
Ma quali sono le sue origini?
La figura del misterioso dispensatore di doni natalizi ha radici lontane, che si perdono nel mito e nella leggenda. Di certo a plasmarne l’immagine che ne abbiamo oggi sono state un insieme di leggende, culture e persino figure storiche, a partire da quella di San Nicola, vescovo turco e protettore dei bambini, da cui il “Santa Klaus” anglosassone prende il nome.
Persino la Coca Cola ha contribuito in qualche modo a diffondere la classica immagine del vecchio signore con barba e capelli bianchi con indosso un vestito rosso rifinito di una bianca pelliccia. Anticamente, infatti, il magico vecchio veniva rappresentato molto più spesso vestito di verde o di blu… e non sempre era benigno.
Ma se guardiamo al Babbo Natale più archetipale, che attraversa la notte della vigilia a bordo di una slitta volante trainata da otto magiche renne per distribuire doni ai bambini buoni e consegnare carbone ai bambini cattivi… è a Odino che dobbiamo guardare.
Per chi non lo sapesse, Odino è il padre degli dèi dell’antica religione scandinava, colui che secondo i miti donò la sapienza e le arti agli uomini, e che era solito percorrere i cieli in groppa a Sleipnir, il suo cavallo volante a otto zampe.
Odino viveva nel mistico regno di Asgard, un luogo remoto e raggiungibile solo tramite il Bifrost, il ponte dell’arcobaleno, quando non si travestiva da grigio viandante (vi ricorda qualcuno?) per saggiare la bontà del cuore degli uomini. Era inoltre privo dell’occhio destro, che si era cavato lui stesso in cambio della conoscenza, e aveva due corvi, Huginn e Muninn (pensiero e memoria) che lo informavano di tutto quello che succedeva nel mondo, compresa la condotta degli umani.
Ma facciamo un passo indietro. Prima di Natale nel nord Europa c’era Yule, la festa del solstizio d’inverno da cui derivano molte tradizioni natalizie, come quella di decorare la casa con sempreverdi, bruciare il ceppo natalizio (yule log) e appendere sull’uscio rami di vischio. Persino l’albero di Natale, con le sue palline e i suoi festoni, secondo alcuni simboleggia Yggdrasyl, il mistico albero dei mondi.
Tra le celebrazioni dell’antica festa pagana di Yule c’era la “Grande caccia” di Odino: si pensava che il dio, con il suo seguito di elfi, nani e dèi su carri trainati da animali magici (i gatti o i cinghiali della dea Freya, le capre del dio Thor), galoppasse il cavallo volante per una caccia notturna ai giganti del gelo.
Nelle dodici notti di Yule, Odino inoltre premiava i suoi favoriti e puniva chi aveva provocato le sue ire. I bambini allora ponevano i loro stivali vicino al camino, riempiendoli di biada per Sleipnir, e in cambio ricevevano dolci e regali.
Suona familiare?
Vediamo cos’altro hanno in comune i due “padri” dell’inverno: “Padre Natale”, come veniva un tempo chiamato Santa Klaus, e il nordico Yule Father.
Come Odino, nelle versioni più antiche, Babbo Natale attraversava il cielo in groppa a un cavallo volante, perché le renne vennero introdotte nella leggenda solo verso la fine dell’Ottocento. In alcune versioni, inoltre, Odino viaggiava su un carro inciso di rune magiche, carro che poi in Scandinavia si trasformò in una slitta. Entrambi vivono in un reame remoto: uno in un punto imprecisato del Polo Nord, un luogo praticamente irraggiungibile; l’altro nel mistico reame di Asgard, regno degli dei, raggiungibile soltanto dal ponte arcobaleno.
Il seguito di elfi e gnomi del dio nordico era composto da grandi artigiani e creatori di doni (come ad esempio il martello di Thor), e Odino stesso talvolta premiava gli uomini meritevoli con artefatti particolari, tanto che uno dei suoi epiteti era Óski (colui che realizza i desideri). Nell’Edda poetica, antichissima raccolta di poemi in lingua norrena, la stessa dea Freya dice di Odino: “dona oro a coloro che sono degni”.
E se Babbo Natale si infila a testa in giù nei camini per consegnare i suoi doni e riporli sotto l’albero, nel mito, Odino si appese per nove giorni e nove notti a testa in giù ad Yggdrasyl, l’albero dei mondi, per conoscere i segreti delle rune e farne dono all’umanità.
Ora che conoscete la vera natura di Babbo Natale, ricordatevi di lasciargli sempre una bella coppa colma di sidro e un mazzetto di biada, che non verrà di certo disdegnato dal suo fedele destriero!
(Flavia Imperi)