Incontro con Manuela Malchiodi: studio e pazienza narrativa
Ciao e benvenuta nella rubrica Il gatto a nove code.
Pronta? Cominciamo.
1. Il concepimento.
D: Come è nato Acrilico?
R: Anni fa, mentre entravo a Milano in treno, ho visto in lontananza dei bellissimi murales. Era la metà degli anni 2000, allora mi divertivo a scrivere racconti gialli e così è nata l’idea di un romanzo ambientato tra gli artisti urbani. Ho cominciato a documentarmi: sono andata alle prime mostre che si organizzavano sulla street art, mi sono letta i cataloghi, ho scoperto le varie fanzine sul tema. Ma ci è voluto molto tempo prima che questo abbozzo di idea maturasse e si precisasse. All’inizio c’erano solo l’ambientazione, qualche personaggio, una vaga traccia di trama, ma non avevo ancora chiaro il movente criminoso che doveva guidare la storia. Quello è arrivato dopo: stimoli e interessi di tutt’altro genere mi hanno dato idee che si sono intrecciate con il nucleo originario e gli hanno fornito le motivazioni di fondo.
2. La scrittura.
D: In che modo sei arrivata a dare al romanzo la sua struttura definitiva?
R: Prima c’è stato un perfezionamento del meccanismo narrativo: nella prima versione la soluzione arrivava in blocco, assumendo un po’ troppo le sembianze dello “spiegone”, quindi ho diluito le rivelazioni, ho rivisto il meccanismo di semina e raccolta degli indizi, insomma ho cercato di avere più pazienza narrativa. C’è stato anche un lavoro sui personaggi, con l’aggiunta di parti specifiche per dare a ognuno di loro maggiore consistenza e profondità. Ho dato retta ai vari consigli ricevuti nel tempo, compresa una valutazione professionale richiesta a una scuola di scrittura. Dopo questi cambiamenti il romanzo è approdato a Nero Press attraverso una Black Window, e lì c’è stato il lavoro di fino della brava editor Simona Focetola, che ringrazio molto.
3. I personaggi.
D: Parlaci di come hai gestito i personaggi… o forse loro hanno gestito te?
R: I personaggi centrali erano nati prima ancora della storia: per esempio l’immagine di Gea, una donna rivestita di piume che si esibisce in una grande uccelliera, l’avevo già in mente prima di sviluppare l’idea di fondo del romanzo. Era un personaggio che volteggiava nella mia testa, in attesa di una storia. Anche Ambra e Alessandro, i due protagonisti, sono nati precocemente, ma su di loro ho dovuto lavorare parecchio. In particolare per Ambra ho seguito un utile consiglio: quello di concentrarmi soltanto sulle parti del romanzo in cui compariva lei, per fare in modo che il suo personaggio si arricchisse e si evolvesse nel corso della storia.
Comunque è vero che i personaggi gestiscono te almeno quanto tu fai con loro. Quando ho iniziato a scrivere, ho sperimentato questa curiosa dinamica: la loro autonomia, la tendenza a sganciarsi dai ruoli che tu avevi assegnato e a prendere iniziative non richieste. I miei personaggi sono stati piuttosto indisciplinati, alcuni mi sono proprio sfuggiti di mano. Qualche volta li ho riportati nei binari che avevo tracciato per loro. Altre volte, invece, mi hanno convinta a cambiare strada. In Acrilico ce n’è uno, in particolare – quello della svolta finale – che ha fatto tutto di testa sua.
4. Autocritica.
D: Se dovessi dare un giudizio al tuo romanzo da lettrice, che giudizio sarebbe?
R: Difficile questa domanda, mi costringe a essere immodesta! No, cercherò di essere obiettiva. Da un lato, lo leggerei con piacere e curiosità. Apprezzerei la sfida al lettore attraverso le immagini, i segni e i miti da interpretare. Direi che è un romanzo vivace, che trascina in una storia non banale e in un mondo poco conosciuto come quello degli street artist. Mi chiederei però se l’azione incessante non finisca per lasciare un po’ in ombra i problemi e gli scenari sociali che si è voluto raccontare (e che non rivelo per non spoilerare). Noterei anche una vena distopica che magari non accontenta quei lettori che cercano trame più classiche. Direi che è un romanzo molto ‘visivo’, costruito sulle immagini. E poi chiederei: ma quando esce il film?
5. Il pubblico.
D: Hai avuto un riscontro critico da parte del pubblico?
R: A parte i numerosi commenti privati di amici e conoscenti, sono uscite alcune recensioni positive e interviste su giornali locali e siti/blog. Il romanzo si è piazzato tra i finalisti nella Sezione Classico del Premio Garfagnana in Giallo 2022. Poi l’ho iscritto ad altri concorsi, vedremo come se la caverà.
6. L’orrore.
D: Cos’è per te l’orrore?
R: La prima cosa che mi viene in mente quando sento questa parola, purtroppo, non è un bel film o un bel romanzo horror, anche se devo dire che alcuni horror movie hanno turbato i miei sonni in gioventù: penso a Dario Argento o alla serie di film con Vincent Price, che la Tv trasmetteva di notte negli anni Ottanta. Ma in realtà il primo pensiero va alle storie di cronaca che regolarmente vengono a galla nei media con i loro dettagli agghiaccianti (e anche al modo che hanno certi media di raccontarle). La ferocia e la leggerezza con cui si uccide o si fa del male. Negli ultimi tempi c’è un altro orrore che ci è esploso sotto gli occhi, anche se appesta la storia umana da sempre: la guerra. Anche lì si vede la disumanizzazione delle persone. Ecco, questo è per me l’orrore: sapere che l’umanità è così facilmente incline a disumanizzarsi.
7. Le tue letture.
D: Quali sono i libri o gli autori che ti hanno formato come scrittrice?
R: Mi è difficile trovare un filo in mezzo a tutti i libri che ho letto, anche solo restando nel campo dei gialli e dei noir. In lontananza ci sono i grandi classici: Agatha Christie, Conan Doyle, George Simenon. Più tardi ho avuto una passione per scritture molto diverse come quelle di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Fred Vargas, Joe Lansdale e alcuni autori del giallo nordico. Poi ho cominciato a uscire dai confini europei e nordamericani e a girare il mondo con i giallisti africani, asiatici e sudamericani. Infine, dato che i protagonisti del mio romanzo sono antropologi, devo ricordare la mia passione per i testi di antropologia, che a volte sono appassionanti come romanzi.
8. Sconsigli da autore.
D: Hai capito bene. Quali sono i tuoi s-consigli per chi vorrebbe pubblicare per la prima volta?
R: Non credo di avere molto da insegnare, ma ci provo. Evitare le case editrici a pagamento. Non avere troppa fretta di pubblicare, perché si rischia di proporre agli editori un testo acerbo che non ha ancora speranze, e che poi sarà difficile riproporre. Non spaventarsi di fronte alle riscritture e ai cambiamenti anche strutturali del testo iniziale, ma accogliere tutti i suggerimenti utili a migliorarlo e arricchirlo. Non spaventarsi di fronte allo studio che certe storie impongono, in fondo questa è una delle parti più interessanti. Allo stesso tempo, non rimanere paralizzati dai dubbi. Insomma, trovare un giusto equilibrio tra audacia e coscienza dei propri limiti.
9. E poi.
D: Quali sono i tuoi progetti futuri?
R: Ho iniziato a lavorare su un noir (molto noir, forse troppo?) ambientato tra Italia e Africa. Potrebbe essere un prequel di Acrilico, con Ambra come protagonista.
Grazie per il tuo intervento e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a voi!
(Daniele Picciuti)