Non è un paese per vecchi: Recensione di “Martin Mystère – L’ultima legione di Atlantide” e intervista a Andrea Carlo Cappi

Scelgo di parafrasare il titolo del meraviglioso Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy per farvi notare una curiosa coincidenza. Il romanzo è ambientato nel Texas degli anni ’80 e vede come protagonista Llewelyn Moss. Durante una battuta di caccia trova un convoglio di jeep farcito di cadaveri, droga e soldi. Nel momento in cui decide di tenersi tutti i bigliettoni, viene inseguito da narcotrafficanti, uno sceriffo della vecchia guardia e Chigurh, uno psicopatico munito di una pistola da mattatoio.

Solo io vedo un parallelo tra il fuggiasco e il lettore di fumetti troppo cresciuto?

Dicono che ci sia un’età per tutto. Infatti, non c’è nulla di male se li leggi sino ai quattordici anni o giù di lì, poi ti decidi a crescere, lasci tutto da parte e inizi a capire come gira il mondo. Allora, via le t-shirt con i gruppi musicali per una bella camicia stirata, via il banco di scuola per un posto di lavoro, basta capelli troppo lunghi e discorsi semiseri sulla vita di personaggi di fantasia e rockstar.

Crescendo si parla di cose serie, da adulti, e bisogna lasciarsi alle spalle certe “sciocchezze”.

Così, senza tanti scrupoli, ci fermiamo nella piazzola di sosta del nostro cammino verso la maturità e, senza nemmeno due parole di circostanza, scarichiamo il bambino che eravamo e partiamo a tavoletta, verso il futuro.

Smettere di usare la fantasia non ci rende persone adulte, ma soltanto più tristi e noiosi.

Ora, provate a immaginarvi un ragazzo che non abbandoni il fanciullino che è in lui e tenti di crescere nonostante tutto. Non pensate possa venire braccato dagli adulti, ne più e ne meno, come Llewelyn Moss?

Qualcosa sta cambiando, è vero; sul grande schermo abbondano i supereroi e alcune esistono sit-com, con molta ironia, stanno sdoganando in parte la figura del “nerd”.

Forse, siamo sulla buona strada e un giorno riusciremo a crescere restando bambini.

Per la cronaca, io ho smesso di divorare fumetti e, se non ricordo male, era domenica scorsa, ma solo perché non ci saranno altre nuove uscite sino al mese prossimo!

Per riuscire a compensare la mancanza di materia prima, in questi giorni ho avuto il piacere di leggere Martin Mystère L’ultima legione di Atlantide scritto da Andrea Carlo Cappi e pubblicato da Edizioni CentoAutori.

Giusto per fare un ripasso, Martin Mystère è un personaggio inventato da Alfredo Castelli e pubblicato da Sergio Bonelli Editore. Archeologo, professore universitario e conduttore di un programma televisivo, guida una Ferrari Mondial, vive a New York con la gelosissima Diana, sua moglie sposata in gran segreto, e l’assistente Java, un uomo di Neanderthal. È soprannominato il detective dell’impossibile e talvolta, grazie alla sua amicizia con il Commissario Travis, collabora con il dipartimento di polizia per risolvere casi insoliti. Le sue avventure lo portano in giro per il mondo, nel tentativo di risolvere i misteri intorno agli UFO, la parapsicologia, la storia e luoghi mitici e leggendari come Mu e Atlantide.

Andrea Carlo Cappi scrive storie noir con matrici spionistiche, ma non è tutto; ci sono state diverse sue incursioni nell’horror, nel fantasy e nella fantascienza e a volte ha adottato toni umoristici. Spesso tiene conferenze sulla scrittura di genere ed è capace di improvvisare veri e propri racconti su richiesta del pubblico. La sua creatività, talvolta celata sotto gli pseudonimi François Torrent, Alex Montecchi e Andrew Cherry, ha dato vita e alimentato moltissimi universi narrativi.

Riassumere in poche righe la sua attività di scrittore, sceneggiatore di fumetti, saggista, editore e traduttore è un’impresa eccezionale. Ci ho provato e spero di non aver dimenticato nulla!

Per quanto sia sempre ironico nei confronti di Wikipedia, questa volta vi devo indirizzare nei verdi pascoli del sapere telematico.

Consultate la pagina dedicata alla sua poliedrica carriera e rimarrete stupiti.

L’ultima legione di Atlantide è il nuovo romanzo scritto da Andrea Carlo Cappi con protagonista Martin Mystère. Precedentemente ha già pubblicato L’ultima risposta (1998), una storia breve con il Martin Mystère robotico conosciuto nei Crossover con Nathan Never,  Martin Mystère – Il codice dell’Apocalisse (con Alfredo Castelli, 2000), Martin Mystère – L’occhio sinistro di Rama (2002), Aeterna (2005).

Come i precedenti, si inserisce nella continuity espandendola oltre le vignette, ma è fruibile anche da chi non conosce Martin Mystère. È autoconclusivo e, per la precisione, gli eventi narrati si collocano nel numero 24 tra le avventure Tunguska e Viaggio nel tempo.

L’ultima legione di Atlantide inizia dieci millenni prima del 1984, anno in cui è ambientato, quando Yucan, un guerriero di Mu, sfugge a un attacco alla base aerea da parte dell’esercito di Atlantide. Assieme ad altri sei compagni cerca di portare al sicuro  l’Astra, un’arma potentissima, per impedire che finisca nelle mani del nemico, ma la missione è sabotata da alcuni personaggi nell’ombra. Inizia così il lungo viaggio che lo condurrà sui monti del nord nella speranza di ricongiungersi con l’amata Xeira.

Nel 1984 a Clermont il cadavere di Sara Haversham, un’archeologa intenta a scrivere un libro sulle sue scoperte sull’antica civiltà di Mu, viene rinvenuto nella sua abitazione. Sembra un caso di morte naturale, se non fosse che sul luogo del delitto viene trovata una murchdana, una particolare pistola a raggi costruita molto tempo prima di ogni civiltà conosciuta e molto simile a quelle possedute da Martin Mystère e Sergej Orlof. A causa della coincidenza, il commissario Travis coinvolge il detective dell’impossibile nell’indagine. I primi indizi conducono sulle tracce di un gruppo intento a eliminare delle persone sparse per il mondo e al misterioso Salvo Alibrandi, collezionista di reperti archeologici.

Nonostante Mu e Atlantide siano ormai distrutte da millenni c’è ancora chi cerca di vincere una guerra ormai dimenticata.

L’ultima legione di Atlantide è scritto con un stile essenziale e tende a stimolare la voracità del lettore. Nella trama vengono intrecciati diversi piani temporali, creando forti legami tra personaggi e avvenimenti, accorciando di molto i millenni che li separano. La scelta dell’ambientazione temporale ricostruisce, attraverso il conflitto tra Mu e Atlantide, le tensioni che hanno segnato quegli anni e stimola qualche riflessione sulla reale utilità della guerra. Sono presenti i principali protagonisti conosciuti nella serie regolare pubblicata mensilmente ed è adatto sia a chi conosce bene “il buon vecchio zio Marty”, sia a tutti coloro che vogliono conoscerlo e avere l’opportunità di scoprire come Martin Mystère sia l’antesignano di moltissimi detective dell’impossibile visti negli ultimi anni.

Dopo aver detto quanto necessario per due ospiti di riguardo, diamo il benvenuto a Nero Cafè ad Andrea Carlo Cappi.

Domanda: Il tuo legame con il mondo dei fumetti non si limita a Martin Mystère, hai scritto altri romanzi con protagonisti Diabolik ed Eva Kant. Quando è nata la tua passione per questi personaggi e, in qualche modo, hanno influenzato le tue opere “parallele”?

Risposta: La mia passione per il mondo di Diabolik risale ai sei anni (quindi è databile al 1970) ed è uno dei tanti elementi – come i film di 007, gli spaghetti western, i romanzi di Salgari – che hanno costituito la base di quello che avrei scritto in seguito. Quindi scrivere i nuovi romanzi di Diabolik & Eva kant è stato un modo di restituire alle sorelle Giussani ciò che avevo incosciamente rubato loro sotto forma di ispirazione Martin Mystère è stato una scoperta tardiva rispetto alla sua uscita nel 1982, anche se poi ho recuperato anche i primi episodi (ero da anni avido lettore dei fumetti di Alfredo Castelli) ma si conciliava così bene con i miei interessi che lo stesso Castelli mi ha proposto di scrivere un racconto in cui Martin e un mio personaggio – il Cacciatore di Libri – si incontrassero. È da lì che è nata l’idea di scrivere romanzi originali sul BVZM.

D: Osservando l’elenco delle tue pubblicazioni vengono, come minimo, le vertigini. Nella tua produzione letteraria spiccano tre componenti: il mistero, il noir e le spy story. Come nascono le tue storie e per quale motivo sei più attratto dalle tinte noir?

R: Il mio imprinting è il mistero, il thriller, l’avventura. Le mie storie possono partire da un’idea o da una scena, a volte da fatti reali o possibili; questo vale soprattutto per i romanzi di spionaggio, come “Medina_ Persecutor”, uscito in edicola (e in ebook) ai primi di settembre 2014. Di solito ho un’idea generale di quello che deve accadere nella storia, raccolgo la documentazione necessaria, ma evito di farmi una scaletta vera e propria. Voglio scoprire la storia mentre la scrivo e, se appassiona me, di solito appassiona anche i lettori. Per questo di solito scrivo in tempi relativamente brevi, lavorando giorno e notte, vivendo le vicende dei personaggi quasi in tempo reale.

D: François Torrent, Alex Montecchi, Andrew Cherry. Tre pseudonimi con cui hai firmato diversi lavori. Tra di voi c’è conflitto oppure armonia? Vuoi parlarci del rapporto che ti lega a loro e cosa hai realizzato negli anni grazie alle loro identità?

R: Andrew Cherry e Alex Montecchi sono nati quando collaboravo a una rivista su cui mi capitava di scrivere due, tre o più articoli ogni numero. Il primo – che poi è diventato anche un personaggio in due albi a fumetti di Martin Mystère – firmava articoli su casi storici di spionaggio, genesi del mio libro “Le grandi spie” (firmato nel 2010 con il mio nome); il secondo trattava soprattutto di questioni di terrorismo e lo usavo per articoli scottanti; poi l’ho riutilizzato per tre libri di saggistica e satira editi da Cuore Addictions nei primi anni 2000. François Torrent è nato invece quando ho cominciato per Segretissimo Mondadori la serie di spionaggio “Nightshade”: in redazione mi hanno chiesto uno pseudonimo francese, dato che i maggiori successi all’epoca venivano da Oltralpe. In realtà ho barato: Torrent è un cognome catalano ed è anche il nome di uno dei personaggi secondari della serie. In realtà “Nightshade” fa parte di un universo più esteso che comprende anche la serie “Medina”, che da vent’anni (il primo racconto uscì su SuperGiallo Mondadori n.1 nel 1994) firmo con il mio vero nome. Ora romanzi e racconti di entrambe le serie escono su Segretissimo Mondadori, una come Torrent, l’altra come Cappi, anche se la doppia identità è stata ormai svelata e le vicende dei protagonisti spesso si intersecano. Più armonia di così!

D: E vogliamo parlare dei tuoi personaggi ricorrenti Carlo Medina, Nightshade, Sickrose, Cacciatore di libri e Antonio Stanislawsky? C’è qualcosa di te in loro e come sono i vostri rapporti? Andate tutti d’accordo oppure siete sempre in conflitto?

R: In ordine di apparizione… il Cacciatore di Libri, la cui prima storia è uscita nella primavera del 1994, è nato quando facevo io stesso il cacciatore di libri ed è decisamente il mio alter ego narrativo più somigliante, con gli stessi principi etici. Forse è per questo che negli ultimi anni l’ho un po’ trascurato: credo di aver bisogno di personaggi più estremi. Medina, concepito prima ma apparso qualche mese dopo, è anche lui mio alter ego, ma è una versione più cinica e spietata: non dimentichiamo che per vivere uccide su commissione; è anche vero che i sui avversari spesso incarnano i mali dei nostri tempi. Qualcosa di simile vale per Mercy “Nightshade” Contreras, contractor dello spionaggio, apparsa nel 2003, che è in fondo la sua versione femminile (non per niente al momento tra loro due c’è una relazione). Rosa “Sickrose” Kerr, rivale di Nightshade, rappresenta il suo lato oscuro ed è la più inquietante dei tre; è nata come avversaria in un lbro del 2004, ma ho già scritto un suo racconto “a solo” e probabilmente apparirà come protagonista in altre storie. Padre Antonio Stanislawsky è un caso a parte: è una sorta di agente segreto del Vaticano del futuro e le sue storie uniscono fantascienza, thriller, horror, mystery, viaggio nello spazio e nel tempo: è un Medina ancora più paradossale, dato che è un sacerdote ma anche all’occorrenza un killer e un peccatore. Sto finendo di scrivere un nuovo romanzo breve con lui protagonista. Le sue storie sono apparse soprattutto in antologie di fantascienza (altra passione mai sopita).

D: Progetti per il futuro?

R: Ho idee per continuare le serie di Martin Mystère, di Diabolik & Eva Kant, di Stanislawsky e di Nightshade, Medina & Sickrose, nel cui universo sta per entrare un nuovo personaggio noir, protagonista del romanzo “Black and Blue” che dovrebbe uscire all’inizio del 2015. Non riesco a stare troppo tempo senza scrivere!

Ringraziamo Andrea Carlo Cappi per la disponibilità e gli auguriamo una buona scrittura.

(Mirko Giacchetti)