40 anni fa il Massacro del Circeo

29 settembre 1975: cade oggi il qurantesimo anniversario del Massacro del Circeo

Vi sono casi di cronaca che non si devono dimenticare e il loro anniversario non può passare sotto silenzio. È per questo che ricordiamo sempre con rinnovato orrore quello che accadde il 29 settembre del 1975, quando Giovanni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, tre “bravi ragazzi” della Roma Bene, sequestrarono 2 ragazzine di borgata, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, e per più di un giorno e una notte le sottoposero a violenze e torture di ogni genere. Credendo di averle uccise entrambe, la sera successiva le lasciarono dentro il portabagagli della macchina di uno di loro mentre, incuranti del dolore che avevano provocato, cercavano una pizzeria. Fu così che un metronotte trovò Donatella in fin di vita e la sua amica ormai morta da ore.

Torneremo nei prossimi giorni a parlare del massacro del Circeo e dei suoi protagonisti, preferiamo oggi riportare solo le parole della sopravvissuta, Donatella, stroncata da un tumore il 30 dicembre del 2005, che ci ha lasciato dopo aver visto uno dei suoi aguzzini, Angelo Izzo, rimesso in libertà per uccidere ancora.

Tutto è cominciato una settimana fa, con l’incontro di un ragazzo all’uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all’indomani insieme ad altri amici. Con Carlo, così, vengonoIl ritrovamento di Donatella Colasanti sopravvissuta al massacro del Circeo Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po’, poi si decide di fare qualcosa all’indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L’appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni. Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l’amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare.
La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari”. Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques.
La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l’inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi.
Prendono Rosaria e la portano in un’altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all’improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. A me mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po’, e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: “Questa non vuole proprio morire”, e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: “Guarda come dormono bene queste due”.

(Biancamaria Massaro)

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