Il villaggio dei dannati, di Elisabeth Herrmann

Titolo: Il villaggio dei dannati
Autore: Elisabeth Herrmann
Editore: Booksalad
Anno: 2014
Prezzo: 15,00 euro

Sinossi:
Un crudele omicidio è commesso allo zoo di Berlino. Tutti gli indizi conducono a Charlie Rubin, ambigua allevatrice di ratti, taciturna e schiva. Ma la giovane e ambiziosa Sanela Beara e Jeremy Saaler, lo psicologo incaricato di redigere la perizia sulla capacità d’intendere e di volere della presunta assassina, nutrono dubbi. Indagando sull’infanzia di Charlie si ritroveranno a condurre pericolose ricerche presso Wendisch Bruch, uno sperduto paesino nella regione del Brandeburgo. Gli oscuri segreti del villaggio sono sempre stati protetti dall’omertà dei pochi abitanti rimasti. E gli ululati dei lupi e le agghiaccianti grida dei neonati sembrano dire: guai a disturbare il silenzio dei morti.

La recensione di Nero Cafè

“Ogni follia è logica in sé.”

Unite una scolaresca, una bella giornata e uno zoo. Ne verrà fuori un’allegra e gioiosa gita fatta di bellissimi animali da ammirare, della frescura degli alberi, del suono degli uccellini e… dal cadavere di un uomo.
Anzi, nemmeno il cadavere, ma pezzi di un cadavere.
Sul bucolico luogo del delitto, una giovane poliziotta, una di quelle che dirige il traffico ma che vorrebbe fare tutt’altro; vorrebbe fare carriera, vorrebbe sfondare, vorrebbe diventare qualcuno.
È l’occasione che aspettava e Sanela non ha nessuna intenzione di farsela scappare: il caso è suo, e poco importa se il suo burbero e affascinante superiore (che però, a parer mio, non riesce a “bucare la pagina”, a essere una figura centrale e a destare l’attenzione) cerca in tutti i modi di allontanarla.
Charlie, che nella vita lavora allo zoo come allevatrice di ratti (li alleva per poi ucciderli e darli in pasto agli animali più grossi, un lavoro di per sé atipico), non può essere l’unica colpevole.
Charlie, probabilmente, non è nemmeno la colpevole.
Ne è convinta Sanela e ne è convinto anche Jeremy, giovane e promettente psicologo che si occupa del caso.
Affascinante la figura del capo di Jeremy, il professor Brock; fossimo in un film, mi piace pensare che sarebbe un maturo, autorevole e rassicurante Anthony Hopkins.
Affascinante ancora di più il personaggio di Cara, sorella di Charlie, che si troverà a condurre Jeremy nei luoghi d’infanzia suoi e della sorella maggiore per far luce sul loro passato e provare a spiegare ciò che ha dato la stura a una serie di eventi tremendi, violenti e terribili nella loro crudeltà.
Cara leggera con i suoi abitini fruscianti, Cara bella ma oscura, Cara con un passato che non vuole ricordare. Cara che ama ma che allo stesso tempo ha paura di abbandonarsi all’amore.
Un sensuale Virgilio che accompagnerà Jeremy in un luogo abbandonato e infernale che la scrittrice tedesca tratteggia in modo davvero molto suggestivo ed evocativo: Wendisch Bruck.
Le immagini del villaggio che ha dipinto a beneficio del lettore sono in assoluto ciò che mi ha colpito di più di questo romanzo.
A Wendisch Bruck ci sono solo donne, nessun uomo, perché quelli che c’erano sono scomparsi o morti. Le poche donne che ci sono, poi, mettono i brividi. Schive, brusche, silenziose. Il latrato dei cani e le vecchie case abbandonate non mettono di certo buonumore o serenità. Il lettore percepisce chiaramente e senza ombra di dubbio la pesante coltre di morte che, negli anni, è caduta sul villaggio.
Un romanzo piuttosto lungo (troppo? Forse sì) che svela i suoi trucchi solo all’ultimo minuto (anche se il lettore scafato annusa la soluzione ben prima), dopo una dettagliata narrazione durante la quale a volte si inciampa a causa di qualche imperfezione nel testo.
Arriva in Italia per la prima volta, grazie alla giovane casa editrice Booksalad, una scrittrice che nel suo Paese ha venduto 300.000 copie e che merita comunque, credo, di essere letta e conosciuta anche dai lettori italiani.

(Caterina Bovoli)

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